IMMACOLATA CONCEZIONE
della beata
vergine Maria
Commento di Ermes Ronchi
(Audio)
Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te. (Lc 1,26-28)
Verrà una Donna
e sarà lo splendore
della vera alba del mondo
come da te ideata, Signore!
Riviera e stanza
ove si abbracciano
l'uomo e il suo Dio.
(D. M. Turoldo)
In questo tempo di preparazione al Natale, la chiesa propone l'immagine di santa Maria, aurora del Natale, proprio per meglio prepararci all'incontro.
Questa festa ci ricorda che Maria non ha conosciuto quello stato da noi chiamato peccato originale. Qualunque interpretazione si dia a questo misterioso peccato detto "originale", anche noi con il battesimo ne siamo stati liberati, ma ne portiamo le ferite, il morso, l'insidia al calcagno, come dice simbolicamente il libro delle origini (cf. Gn 3, 15); ne sentiamo ancora la seduzione. È scritto nel libro della Genesi: «Il male sta accovacciato alla tua porta» (4, 7), sempre. Ma io l'ho fatto entrare, gli ho fatto posto nella mia casa; non riesco a pensarmi senza le mie debolezze dolci.
Io convivo con il male e questa convivenza è posta oggi sotto l'occhio, anzi, sotto la lama della parola di Dio. E mi ricorda che io sono intollerante con tutti e tollerante solo con il mio peccato. Mi ricorda l'abitudine al male, cioè l'abito, la veste, "il vestirsi" non già "di luce", come diceva Paolo (Rm 13, 12), ma il vestirsi tranquillamente di "macchie e rughe", di meschinità e bassezze, di viltà e pigrizia, di resa, di mediocrità.
Ma oggi io non voglio abituarmi a tutto. Eppure, so che non ce la farò. Vorrei cambiare, essere nuovo, ma non ce la faccio. Per me allora viene un angelo a dire: «Il Signore è con te. Tu sei pieno di grazia». E ti cambierà la sua forza, «ti farà nuovo» la sua mano di creatore, la sua mano inchiodata.
Ricordiamo Paolo che non riusciva a liberarsi da quella spina nella carne e una voce gli dice: «Ti basti la mia grazia» (2Cor 12, 8-9). Anche per me è quella parola e un angelo che mi ripete: «Tu sei riempito di grazia, il Signore è con te». Allora Natale è più vicino e mi incammino non puro ma purificato, non innocente ma riconciliato. E mi basta la sua grazia.
Immacolata la chiama il popolo cristiano. «Piena di grazia» la dice l'angelo: ed è la stessa cosa. In santa Maria finalmente è stato possibile estrarre dalla creazione uno sguardo che non perde l'innocenza del suo brillare. È emerso nel mondo un essere che è solo bontà, una mano incapace di colpire, una innocenza minacciata eppure vittoriosa, un gesto che non racchiude alcuna ambiguità. È apparso nella storia un cuore senza divisioni, un servizio che non teme d'essere strumentalizzato, una verginità senza rimpianti, un frutto non avvelenato dal serpente, una bellezza e una tenerezza non più in frammenti.
«Porrò inimicizia tra te e la donna» dice il Signore al serpente «tra la tua stirpe e la sua.» Perché nemico dell'uomo è il peccato e nemico della storia. Riscopriamo quest'inimicizia originaria, opponendoci ad ogni connivenza con il male. «Tu le insidierai il calcagno.» Il male può ferire l'umanità, ma può solo ferirla. «Il male ti colpirà alle spalle»: è l'inganno di ieri che si contrappone al progetto, al cammino, al futuro. L'uomo ha un anticipo, un vantaggio sul male. Ha in sé l'immagine di Dio e non quella del serpente. Ha davanti un Eden e non un baratro avvelenato. «Solo dietro di te è il male e insidia il tuo calcagno.» E questo ritardo del male, per grazia di Dio, sarà un ritardo eterno. «Essa ti schiaccerà il capo.» Il male sarà sconfitto perché il bene è più forte.
La grazia è più forte. Non ha verità il male, è l'antilogica, l'antistoria. Allora il paradiso terrestre non è stato completamente perduto; il giardino dell'Eden non è solo nel passato; non è solo nostalgia, ma attesa, non è rimpianto, ma progetto. E non solamente in un futuro lontano: c'è un presente dove i sogni non muoiono a ogni risveglio, ma si realizzano: è Maria, il nostro presente, la prima dei redenti, la prima degli amanti.
In lei la creazione tutta è vergine di nuovo, in lei ogni inizio fiorisce per grazia, da quando non era che una perla di sangue e di luce, per grazia di un Dio che privilegia non lo sforzo, ma il dono. Ciò che è avvenuto in Maria, prima cellula dell'umanità finalmente riuscita, avverrà in ciascuno. La festa dell'Immacolata concezione è la festa di tutta la bellezza sepolta in noi, dell'immagine di Dio impressa in ciascuno. E tutta la nostra esistenza altro non è che la fatica tenace e gioiosa di liberare la luce racchiusa in noi dalla mano viva del creatore, quando guardò «e vide che l'uomo era cosa molto bella» (Gn 1, 31).
Festa del dono della grazia, delle nostre radici e del nostro futuro: le radici dell'umanità sono sante e il nostro futuro è una terra senza veleno di morte. E noi in mezzo, a misurarci con la banalità e la bellezza, con la vita e la morte, attratti dalla santità e dal peccato. In questa festa, la lode a Maria, prima amica di Dio, è reinserirsi nell' armonia degli universi, in un abbandono più dolce. Sulla traccia di lei.
L'Immacolata concezione è la festa di santa Maria, ma al contempo è la festa del nostro destino, del destino della chiesa; celebrazione non di un privilegio unico, ma di un progetto per «ogni uomo chiamato ad essere santo e immacolato al cospetto di Dio» (Ef 1,4). Per l'incontro con Dio, come richiama il tempo d'avvento, grammatica per capire la nostra umanità, linguaggio che dice il desiderio di Dio su ciascuno di noi, che siamo, cioè, «santi e immacolati» per l'incontro.
Allora questa festa è memoria degli inizi e profezia di futuro. E ogni giorno dall'infinito un angelo viene e ripete ciò che ha detto allora: «Sii felice, Maria», Dio ti riempie la vita. E a me l'angelo ripete: «Ave, uomo! Ave, o donna! Tutta la vita di Dio dilaga dentro di te. Ave, o uomo e donna, che sei gloria, sorriso, gioia di Dio. Ave, o uomo, che sei mistero, amato mistero di peccato e di bellezza, dove ancora avviene il miracolo della salvezza. E Dio donerà eternità a tutto ciò che di più bello porti nel cuore».