AUDIO FILES   l° GENNAIO - SANTA MARIA MADRE DI DIO
(Letture: Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21)
Commento di Ermes Ronchi

CUSTODIRE LO STUPORE
(Audio)

Dal Vangelo secondo Luca

I pastori 16 andarono senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo.

 

Otto giorni dopo il Natale, la liturgia ne ripropone il messaggio suggerendoci due vie per viverlo in pienezza: lo stile di santa Maria e la via dei pastori.

Maria, maestra di fede e di stupore, ferma le cose, le rallenta, le fa parlare, medita su tutto ciò che stava accadendo e interroga in silenzio il volto di Gesù: meditava e conservava nel cuore, dice Luca.

Nel cuore, perché la storia di un figlio è scritta prima di tutto nel cuore di sua madre. Conservare è il verbo che salva il passato, che preserva la gratitudine, che fa della memoria un albero vivo di frutti, del cuore un archivio di grazia.

Meditare salva il presente e il domani, è scoprire per oggi e per domani le strade che conducono verso la pace, la grande pace promessa dalla benedizione di Mosè. Forse il nostro difetto supremo è quello di essere superficiali. Allora anche noi ci prepariamo ad accogliere il presente e il futuro di Dio, oggi primo giorno dell'anno, il giorno più aperto del nostro calendario, conservando e meditando le nostre annunciazioni, le nostre verginità riconquistate, il bene germinato in noi, le tenerezze ricevute, le oasi scoperte all'improvviso quando ci pareva di morire di sete nel deserto. Conserviamo e meditiamo, imparando a dire per il passato: grazie, e per il futuro: sì.

La seconda via è quella dei pastori, che se ne tornano lodando e ringraziando e testimoniando. Non basta vedere e meditare, è necessario celebrare e farlo insieme, testimoni gli uni per gli altri, profeti gli uni per gli altri.

I pastori, gli ultimi della regione, andarono, videro e riferirono. E la gente si stupiva. Di fronte all'annuncio del Natale bisogna allora celebrare, come fanno i pastori, dimenticare tutta la liturgia profana di alberi e luminarie e regali, per conservare ciò che vale, con la capacità di lasciarci stupire. La nostra capacità di essere felici è proporzionale alla nostra capacità di provare meraviglia.

La capacità di cantare e di esultare nasce in Maria perché conserva in cuore lo stupore «per Colui che opera meraviglie», e che ha fatto dei suoi giorni un tempo di stupore e della sua vita un luogo di prodigi. Se custodiamo una fede che sa ancora stupirsi, potremo incontrare la capacità, il dono, il miracolo di riuscire a stupire qualcuno, imparando a raccontare una storia che è il racconto del cielo che si è fatto vicino.

Oggi è anche il giorno della benedizione. Lo comanda il Signore ad Aronne: benedici i figli di Israele. Una benedizione e un imperativo giungono fino a noi: benedire a nostra volta. Tocca a me, benedetto, imparare a benedire. Benedire e non lamentarmi. Benedire e mai maledire. Dire bene di Dio, dell'uomo, della terra, degli alberi, delle creature.

Dio ci benedice, cioè indica, scova tutto il bene che è in noi e lo fa brillare e venire alla luce. E ci chiede di farci a nostra volta benedizione, a somiglianza di lui, di conquistare il suo cuore di luce.