Domenica di Pasqua Risurrezione del Signore Anno C
Dal
buio della notte all’alba della vita
(Audio)
Dal vangelo secondo
Luca
Il primo giorno della settimana, al mattino
presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano
preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate,
non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse
tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne,
impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro:
"Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna
che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e
risorga il terzo giorno"". Ed esse si ricordarono delle sue parole e,
tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che
erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a
loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò,
corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno
di stupore per l'accaduto.
È
ancora buio e le donne si recano al sepolcro di Gesù, le mani cariche di aromi.
Vanno a prendersi cura del corpo di lui, con ciò che hanno, come solo le donne
sanno. Al buio, seguendo la bussola del cuore.
Gesù non ha nemici fra le donne. Solo fra di loro non ha nemici.
Come il sole, Cristo ha preso il proprio slancio nel cuore di una notte:
quella di Natale – piena di stelle, di angeli, di canti – e lo riprende in
un’altra notte, quella di Pasqua: notte di naufragio, di terribile silenzio,
di buio ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne totalmente
disorientati.
Notte dell’Incarnazione, in cui il Verbo si fa carne. Notte della
Risurrezione in cui la carne indossa l’eternità, in cui si apre il sepolcro,
vuoto e risplendente nel fresco dell’alba. E nel giardino è primavera. Così
respira la fede, da una notte all’altra.
Pasqua ci invita a mettere il nostro respiro in sintonia con
quell’immenso soffio che unisce incessantemente il visibile e l’invisibile,
la terra e il cielo, il Verbo e la carne, il presente e l’oltre.
Il racconto di Luca è di estrema sobrietà: entrarono e non trovarono
il corpo di Gesù.
Il primo segno di Pasqua è la tomba vuota. Nella storia umana manca un
corpo al bilancio della violenza; i suoi conti sono in perdita. Manca un corpo
alla contabilità della morte, il suo bilancio è negativo. La storia cambia: il
violento non avrà in eterno ragione della sua vittima.
Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Il bellissimo nome che
gli danno gli angeli: Colui che è vivo! Io sento che qui è la scommessa della
mia fede: se Cristo è vivo, adesso, qui. Non tanto se vive il suo insegnamento
o le sue idee, ma se la sua persona, se lui è vivo, mi chiama, mi tocca,
respira con me, semina gioia, e ama. Non simbolicamente, non apparentemente, non
idealmente, ma realmente vivo.
Perché Cristo è risorto? Dio l’ha risuscitato perché fosse chiaro
che un amore così è più forte della morte, che una vita come la sua non può
andare perduta.
« Forte come la morte è l’amore »! dice il Cantico. Il vero
nemico della morte non è la vita, ma l’amore. Nell’alba di Pasqua non a
caso chi si reca alla tomba sono quelli che hanno fatto l’esperienza
dell’amore di Gesù: le donne, la Maddalena, il discepolo amato, sono loro i
primi a capire che l’amore vince la morte.
Noi tutti siamo qui sulla terra per fare cose che meritano di non
morire. Tutto ciò che vivremo nell’amore non andrà perduto.