Dal Vangelo secondo Giovanni
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al
sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata
tolta dal sepolcro.
2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo,
quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro
e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì
insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano
insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse
per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma
non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva,
ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il
sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in
un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che
era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti
non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai
morti.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
È ancora buio e le
donne si recano al sepolcro di Gesù, le mani cariche di aromi. Vanno a prendersi
cura del suo corpo, con ciò che hanno, come solo loro sanno. Sono quelle donne
che l'avevano seguito dalla Galilea, sostenendolo con i loro beni in ciò che era
necessario. Con lui avevano assaporato la ricchezza del «più che necessario»,
giorni di libertà felice, germogli di un mondo nuovo. Sono quelle che stavano
sotto la croce. L'avevano guardato morire. E nessuno a soccorrerlo. Ora vanno al
sepolcro: ciò che le muove non è un atto di fede nella divinità di Gesù, non una
speranza segreta, ma un atto d'amore. Lo amano ancora, semplicemente, ma è ciò
che rimette in marcia la vita: «non è possibile amare la divinità di Cristo se
non amando prima la sua umanità» (Heidewick di Anversa).
Il racconto di Luca è di estrema sobrietà: «entrarono e non trovarono il corpo
del Signore». Tutto si blocca, l'assenza del corpo di Gesù entra dolorosamente
in loro come uno smarrimento, un vuoto pieno solo di domande. E alla desolazione
si aggiunge paura: due uomini vestiti di lampi. Come è contrastata la fede di
Pasqua! Quasi fossero doglie di parto. Si innesta su di una ferita, su di una
assenza patita dolorosamente, su di una perdita.
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Voi state cercando il vostro tesoro perduto, avete fame di colui che vi ha
riempito di senso le vite.
Perché cercate colui che è vivo? Bellissimo nome di Gesù: Lui è il
vivente. Non solo è vivo adesso, come uno che non è più un morto, ma è il
vivente, colui che continuamente vive, cui appartiene il vivere, l'autore della
vita: la sua missione, la sua azione è germinare vita, fiorire vita.
Non è qui, è risuscitato, si è alzato. I Vangeli raccontano la
risurrezione di Gesù con i due verbi del mattino dell'uomo, svegliarsi e
alzarsi. Come se i nostri giorni fossero una piccola risurrezione quotidiana, e
la Pasqua un giorno senza più tramonto. Ma la tomba vuota non basta, gli angeli
non bastano perché la fede venga alla luce: Ricordatevi come vi parlò:
bisogna che io sia crocifisso e risorga... ed esse ricordarono le sue parole.
Adesso tutto esplode. Le donne ricordano, credono perché ricordano, credono non
per le parole degli angeli, ma per la parola di Gesù. Credono prima di vedere.
Non sono le apparizioni che fanno credere, né le vesti sfolgoranti, ciò che fa
credere è sempre la sua Parola, Vangelo custodito anche nei giorni della perdita
e dell'assenza. Le donne hanno conservato quelle parole perché le amano, perché
nell'uomo si imprime e persiste solo ciò che ci sta davvero a cuore. Principio
di ogni incontro con il Vivente è, anche per noi, la custodia amorosa della sua
Parola.