Domenica
di Pentecoste - Anno B
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 26«Quando verrà
il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede
dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
16,12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non
siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo
Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se
stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo
annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per
questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Cinquanta giorni dopo Pasqua, la discesa dello Spirito santo,
raccontata dagli Atti degli Apostoli con la mediazione dei simboli.
La casa, prima di tutto. Un gruppo di uomini e donne nella stanza al piano
superiore (Atti 1, 13), dentro una casa, simbolo di interiorità e di
accoglienza; nella stanza al piano alto, da dove lo sguardo può spaziare più
lontano e più in alto; in una casa qualunque, affermazione della libertà dello
Spirito, che non ha luoghi autorizzati o riservati, e ogni casa è suo tempio.
Il vento, poi: all'improvviso un vento impetuoso riempì tutta la casa (Atti
2, 2), che conduce pollini di primavera e disperde la polvere, che porta
fecondità e smuove le cose immobili. Che non sai da dove viene e dove va,
folate di dinamismo e di futuro. «Lo Spirito è il vento che fa nascere i
cercatori d'oro» (Vannucci), che apre respiri e orizzonti e ti fa pensare in
grande. Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini di casa tua, lui spalanca
finestre, dilata lo sguardo. Ti fa comprendere che dove tu finisci inizia il
mondo, che la fine dell'isola corrisponde all'inizio dell'oceano, che dove
questa tua vita termina comincia la vita infinita. Tu confini con Dio.
Poi il simbolo del fuoco. Lo Spirito tiene acceso qualcosa in noi anche nei
giorni spenti, accende fiammelle d'amore, sorrisi, capacità di perdonare; e la
cosa più semplice: la voglia di amare la vita, la voglia di vivere. Noi nasciamo
accesi, i bambini sono accesi, poi i colpi duri della vita possono spegnerci. Ma
noi possiamo attingere ad un fuoco che non viene mai meno, allo Spirito,
accensione del cuore lungo la strada e sua giovinezza.
Giorno di Pentecoste e ci domandiamo: come agisce lo Spirito santo, che cosa fa
in noi e per noi? Dice l'angelo a Maria: Verrà lo Spirito e porterà dentro di
te il Verbo (Luca 1, 35). Dice Gesù ai discepoli: Verrà lo Spirito
e vi riporterà al cuore tutte le mie parole. Da duemila anni lo Spirito
ripete incessantemente nei cristiani la stessa azione che ha compiuto in santa
Maria: incarnare il Verbo, dare vita alla Parola. Lo fa ad esempio quando leggo
il Vangelo: per anni mi accade che le parole scivolino via, come cose che so da
sempre, senza presa sul cuore. Poi un giorno succede che una di queste parole
all'improvviso si accende, mi pare di sentirla per la prima volta, la pagina del
Vangelo palpita, come una lettera indirizzata a me, scritta per me,
contemporanea ai miei sogni, alle mie pene, ai miei dubbi. È lo Spirito che mi
ri-corda (letteralmente: mi riporta al cuore) le parole di Gesù.
Al cuore, non alla mente. Le fa germe vitale, non elaborato mentale: e ti tocca
quel Dio «sensibile al cuore» sognato da Pascal.