Domenica
della SS. Trinità - Anno C
(Letture: Proverbi 8, 22-31; Salmo 8; Romani 5, 1-5; Giovanni 16,
12-15)
Commento di Ermes Ronchi
Dal Vangelo
secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12«Molte cose ho
ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta
la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e
vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché
prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello
che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio
e ve lo annuncerà».
Parola del Signore.
Lode a te o Cristo.
Verrà lo
Spirito e vi annuncerà le cose future. Lo Spirito permette ai miei occhi, chini
sul presente, di vedere lontano, di anticipare la rosa che oggi è in boccio, di
intuire
già colore e profumo là dove ora non c'è che un germoglio.
Lo Spirito è la vedetta sulla prua della mia nave. Annuncia terre che io ancora
non vedo. Io gli do ascolto e punto verso di esse il timone, e posso agire certo
che ciò che tarda verrà, comportarmi come se la rosa fosse già fiorita, come se
il Regno fosse già venuto.
Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre
possiede è mio. In questa scambio di doni cominciamo a intravedere il segreto
della Trinità: non un circuito chiuso, ma un flusso aperto che riversa amore,
verità, intelligenza oltre sé, effusione ardente di vita divina.
Nel dogma della Trinità c'è racchiuso il sogno per noi. Se Dio è Dio solo in
questa comunione, allora anche l'uomo sarà uomo solo in una analoga relazione
d'amore.
Quando in principio il Creatore dice: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e
somiglianza» (Gen 1,26), se guardiamo bene, vediamo che Adamo non è fatto a
immagine del Dio che crea; non a immagine dello Spirito che si librava sulle
acque degli abissi, non a immagine del Verbo che era da principio presso Dio.
Molto di più, Adamo ed Eva sono fatti a immagine della Trinità, a somiglianza
quindi di quella comunione, del loro legame d'amore, della condivisione. Qui sta
la nostra identità più profonda, il cromosoma divino in noi. In principio, è
posta la relazione. In principio a tutto, il legame.
Al termine di una giornata puoi anche non aver mai pensato a Dio, mai
pronunciato il suo nome. Ma se hai creato legami, se hai procurato gioia a
qualcuno, se hai portato il tuo mattone di comunione, tu hai fatto la più bella
professione di fede nella Trinità.
Il vero ateo è chi non lavora a creare legami, comunione, accoglienza. Chi
diffonde gelo attorno a sé. Chi non entra nella danza delle relazioni non è
ancora entrato in Dio, il Dio che è Trinità, che non è una complicata formula
matematica in cui l'uno e il tre dovrebbero coincidere: «Se vedi l'amore, vedi
la Trinità» (sant'Agostino).
Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro
la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, quando
accolgo e sono accolto da qualcuno, sto così bene: perché realizzo la mia
vocazione.
Tutto circola nell'universo: pianeti, astri, sangue, fiumi, vento e uccelli
migratori... È la legge della vita, che si ammala se si ferma, che si spegne se
non si dona. La legge della chiesa che, se si chiude, si ammala (papa
Francesco).