Dal
Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose
a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a
parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il
regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa
mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Io amo molto questa festa.
Festa della comunione, dei santi e dei peccatori che si tengono per mano,
nell’immenso pellegrinaggio verso la vita. Festa dentro il cui nome trovo tutti
i nomi, dentro la cui cornice trovo i volti di tanti che ho amato: i miei santi,
parte buona e forte della mia vita. Amo molto questa festa, perché mi assicura
che il paradiso non è pieno di puri dalle eroiche virtù, ma di peccatori
perdonati, di gente come me.
— I santi ripetono: destino straordinario dell’essere umano è incontrare
seduttori non umani; seguire un amore straniero alla terra, una parola da
altrove, capace ancora di rubarti il cuore: porgi l’altra guancia, dona tutto
ciò che hai, perdona settanta volte sette, ama i tuoi nemici.
— I santi sono uomini moltiplicati; hanno lasciato tutto, ma per trovare tutto.
Vi darò cento fratelli, ha detto Gesù. Vi darò un supplemento di umanità e di
cuore, vivrete di relazioni e non di cose, di persone e non di possessi, uomini
finalmente promossi a uomini (P. Mazzolari). I santi: nuove ipotesi di umanità.
— Santo è l’uomo meravigliato. In principio della santità c’è la meraviglia,
quella stessa di Dio nella Genesi, che guarda e grida a ognuna delle sue
creature: che bello! (Genesi 1,31). E la meraviglia, riserva di gioia, resta
viva se abbiamo con Dio e con la vita un incontro disarmato, come quello dei
bambini. Disarmato e innamorato.
— Santo è l’uomo dall’amore plurale. Ama Dio, ama il prossimo e ama se stesso
come frammento del sogno di Dio.
È
l’uomo che vive la polifonia del cuore, con le mani
impigliate nel folto della vita, capace di amare con la stessa intensità il
cielo e la terra.
— Santo è l’uomo che conosce il suo nome profondo e che scopre e venera tutte le
forze positive, tutto il buon grano sepolto in lui e lo porta a maturazione,
senza l’ansia per la zizzania. Non puoi diventare l’opposto di te stesso per
diventare santo. Non devi spegnere le passioni, ma convertirle, altrimenti sarai
solo un eunuco o un deviato.
— Santo non è il contrario di peccatore. L’alternativa non vale: siamo tutti e
santi e peccatori, lo è la stessa Chiesa. Il giusto pecca sette volte al giorno,
ma settanta volte sette compie opere di vita. La tua santità non si misura
sull’assenza o sul numero dei peccati, ma sul bene da te seminato nei lunghi
solchi dei giorni.
— Santo è l’uomo esagerato, che non si arrende alla mediocrità. Ama la vita, ma
è innamorato dell’impossibile. Per questo finirà espropriato della sua vita
normale: non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me. O almeno a dire: Io
non sono ancora, il Cristo! ma io sono questa, infinita possibilità (Turoldo).
Santo è allora l’uomo dalla vita bella. Perché bellezza secondo gli antichi è
mescolare in giuste proporzioni finito e infinito.
Amo molto questa festa: i santi anonimi sono i legislatori segreti della storia
e, dopo di loro, è più facile e più bello essere uomini.