Commemorazione di
Tutti i Santi - Anno C
VOLTI ABITATI DA DIO
(Audio)
Dal vangelo secondo Matteo
Festa dei santi e dei peccatori che si tengono per mano nell'immenso
pellegrinaggio verso la vita, confortati da una parola dolce e forte: santità
è uguale a felicità.
Il vangelo delle beatitudini traccia il ritratto dei santi. Il loro volto non è
severo, arcigno, ostile, ma è il volto sereno, lieto, felice di un'umanità
riuscita, realizzata, bella.
Le beatitudini non sono mai riferite direttamente a un atteggiamento
religioso. La prima parte di ogni enunciato, quella che compete a noi uomini,
non nomina mai Dio o il nostro rapporto con Lui. Dice: Beati i poveri, gli
afflitti, i miti, beati i misericordiosi, gli affamati, i puri...
Sembrano doti umane, atteggiamenti umani. È la santità delle strade, delle
case, della vita quotidiana. Eppure il Dio che sembra escluso emerge invece
nella seconda parte di ogni beatitudine, come il garante, il premio, colui che
su questi atteggiamenti del cuore e della vita, sulla mitezza, sull'umiltà,
sullo spirito di pace, ha posto il suo sigillo e il suo futuro. Ha messo la sua
presenza e la sua eternità.
Una vita così, che cerca di incarnare questi atteggiamenti, ha un futuro. È una vita indistruttibile, garanzia non solo di un paradiso individuale ma di un futuro per il mondo.
È significativa la terza beatitudine: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». La santità è scesa, abita fra gli uomini, mette le sue radici sulla terra, parla il linguaggio degli uomini, è la santità delle strade.
Le beatitudini raccontano la vicenda di Gesù Cristo. Il santo allora non è un cristiano sempre oltre il limite, un uomo che esagera, duro e puro, ma semplicemente un cristiano in cui traspare il Signore, colui che, quando ha dettato le beatitudini, parlava di se stesso, dipingeva il proprio autoritratto.
I santi hanno certamente un segreto, ma non sta in misteriose profondità,
non risiede nella loro forza di volontà. I santi sono gli amici di Dio. Si
possono riconoscere se si è un poco attenti. Sì, ci sono volti abitati da Dio.
Tutti siamo chiamati a essere beati. È la sola grandezza che sia alla portata
di tutti. Tutti chiamati a essere felici. Non è nemmeno questione di volere.
Non è questione di essere virtuosi. La virtù ha sempre qualcosa di arido, di
forzato, esige una bravura che non ci sentiamo addosso (A. Casati).
Ma non si diventa santi per merito nostro. Si tratta, invece, di accogliere e
di acconsentire. Di accogliere la vita di Dio e consentire che la vita che urge
dentro si espanda all'esterno.
Santità è sintonia con la spinta interiore, con l'istinto purificato del
cuore, con quel sussurro di felicità, quel mormorio di felicità che risuona
dentro (cfr. 1Re 19,20) non appena acconsentiamo al Signore.