ARCHIVIO PIME   ARCHIVIO PIME   IL NOSTRO PROGETTO DI VITA

P. PIETRO MARTINELLI

P.Pietro è nato a Palazzago (BG) e battezzato a Pontida (BG) nel settembre 1921. Scuola: Dopo 5 anni al mio paese e 2 dal parroco, frequentai 2 anni a Celana (collegio), 5 anni nel seminario di Bergamo e 4 anni di teologia del Pime.
Ordinato sacerdote il 29 giugno 1945 a Pagnano (vicino a Villa Grugana).
Prima Messa 1 luglio 1945
Partenza per Hanchung 18 agosto 1947.

Il mio primo viaggio per la Cina

Nota: Mentre oggi, con l’aereo, sembra un viaggio molto semplice, che si può realizzare in poco più di un giorno, dormendo o guardando la televisione, allora (nel 1947) non era tanto semplice; ma fu piuttosto lungo, e anche tanto interessante: io non lo dimenticherò mai più. Penso meglio dividere questo viaggio in due parti:

da Genova a Shangai

da Shangai a Hanchung

 

Parte prima: da Genova a Shangai

Il 18 agosto 1947 a Genova ci aspettava la Marine Lynxe, una nave americana, che in precedenza era una nave militare, adattata poi a nave passeggeri. Quella nave dopo un viaggio piuttosto lungo, sarebbe arrivata anche a Shangai (Cina), la nostra meta. Così, dopo avere messo a posto i bagagli, le valigie, salutai i miei parenti e amici, convinto che non ci saremmo mai più visti in questo mondo. Con tre o quattro compagni (tra cui anche p.Bolis), si partì da Genova, diretti a Napoli. A Napoli ci fermammo un giorno, è allora che ebbi anche occasione di visitare le rovine di Pompei, poco lontano. Intanto il nostro gruppo di missionari partenti per la Cina si completava: ormai eravamo 18 giovani missionari, 6 per Hanchung, 6 per Kaifeng, 6 per Nayang. E arrivò anche il padre Liberatore di Hong Kong incaricato di accompagnarci fino a Shangai.

Partiti da Napoli, passammo poi per Palermo; dopo poche ore riprendemmo verso lo stretto di Gibilterra, passato il quale, eravamo nell’oceano Atlantico diretti a New York (America). La prima volta che per una settimana non vedemmo la terra. In quei giorni noi tutti facemmo l’esperienza del mal di mare (capogiro, inappetenza) per tre o quattro giorni, finché non ci abituammo. In quei giorni vedevamo come il sole ogni giorno sembrava essere in ritardo di circa mezz’ora infatti viaggiavamo verso sera.

Dopo una settimana arrivammo a New York. Siccome la nostra nave doveva essere pulita, riparata, anche noi ci fermammo dieci giorni, ospiti dei Maryknoll fathers.

Ricordo come in quei giorni tutti, più o meno, desideravamo uscire in città, per curiosare l’America: peccato che, essendo quasi tutti in veste talare, con la barba e il cappello rotondo (come in uso in Italia) sembravamo persone strane, e i bambini ci indicavano come Giudei (Jews).

Ricordo anche come alcuni di noi, giravano da soli in clergyman: e poi alla sera tornavano a casa con tanti spiccioli in tasca: avevano comprato qualche oggetto, ma non sapendo l’inglese, usavano sempre denaro in carta, ricevendo il resto in moneta, che poi non sapevano usare… eravamo giovani, allegri e felici!

Finalmente partimmo da New York diretti a Havana (Cuba). Dopo poche ore, partimmo verso il canale di Panama, poco lontano, là è molto interessante vedere come la nave ferma, si alza pian piano di trenta metri da livello del mare; poi, viaggia sul lago di Panama per otto ore, per poi ridiscendere piano piano, fino al livello del mare. Con grandi dighe l’acqua viene chiusa davanti e di dietro della nave per tre volte, permettendo alla nave di alzarsi, e poi ridiscendere al livello del mare.

Passato il canale di Panama entrammo nell’oceano Pacifico, di fronte a Shangai. Però, la nave doveva prima passare per Los Angeles, al Nord-Ovest dell’America. Dopo tre giorni eravamo a Los Angeles: là un buon italiano volle offrirci un pranzo all’italiana… con vino italiano.

Partiti da Los Angeles, diretti ormai a Shangai: una tirata di 22 giorni senza vedere terra ferma. Però il mare era calmo.

Ogni giorno p. Liberatore ci parlava delle sue esperienze in Cina, spiegandoci gli usi e i costumi Cinesi diversi da quelli italiani… Ricordo soprattutto la sua frase: se volete stare a lungo in Cina, non dovete andare in cucina… Noi ascoltammo un po’ incantati, e sognavamo…

Finalmente il 13 ottobre 1947 arrivammo a Shangai. Tutti sani, pieni di gioia e fiducia cantavamo, lodando e ringraziando la provvidenza e misericordia di Dio: eravamo finalmente in Cina.

 

Parte Seconda: da Shangai ad Hanchung

A Shangai andammo tutti ad alloggiare nella scuola St.Francis (maestri francesi). Quando arrivarono anche i missionari anziani incaricati di portarci alla nostra rispettiva missione (Kaifeng, Nayang e Hanchung), p.Libearatore ci salutava, per ripartire con la stessa nave, per Hong Kong. Dopo due giorni i nostri compagni di viaggio si separarono: col treno sei verso Kaifeng e sei verso Nayang. Ma Hanchung è un po’ lontano, e per di più senza ferrovia. Allora p.Bonelli decise di farci partire per aereo fino a Sian; e da là sarebbe venuto qualcuno ad accompagnarci a Hanchung. Ma e tutti i bagagli? P.Bonelli fece a me la proposta di accompagnare lui, con i bagagli di tutti e sei; e io accettai. Così i miei cinque compagni Abballe, Bano, Busato, Bolis e Santinon, partivano in aereo per Sian, e io mi fermavo, per accompagnare il p.Bonelli fino a Chunking, nel Szechuan, la provincia confinante con Shensi. Così verso la fine di ottobre partimmo da Shangai, viaggiando sul fiume Azzurro. Nei primi giorni mi sembrava di viaggiare ancora sul mare, tanto le sponde del fiume sono lontane, invisibili.

Ricordo com eil p.Bonelli chiacchierava allegramente con tutti, mangiava il riso e beveva la grappa, mentre io ero incantato, cercando di capire come fanno i Cinesi a mangiare con due bastoncini. Ricordo anche come un buon frate Cinese voleva insegnarmi il Cinese parlando in latino; e anche il risultato fu ben scarso.

Dopo otto giorni arrivammo ad Hankow (bocca del fiume Han) una grande città e centro commerciale. Dato che il barcone si fermava un giorno, Bonelli e io andammo a visitare la procura del Pime: là conobbi il buon fratel Raffaele Comotti. Poi proseguendo il viaggio verso Chungking, nel Szechuan. Passato Hankow, il fiume Azzurro si restringe di molto: e allora si possono vedere anche dei panorami meravigliosi dovuti ai monti altissimi, che scendono a picco sulla sponda del fiume.

Dopo ancora una settimana arrivammo a Chungking: lasciato il barcone, andammo ad alloggiare con i bagagli in quella cattedrale, dove allora lavoravano i missionari di Parigi. P.Bonelli dopo due giorni, riuscì a trovare un camion militare che era disposto a portarci fino a Chengtu, un po’ più vicino a Hanchung. Arrivati a Chengtu dopo 6 ore, andammo ancora ad alloggiare in cattedrale (ancora dei francesi). Ma Bonelli era indaffarato a cercare un mezzo di trasporto per Hanchung. Allora apparve una donna americana alta e grossa, con l’abito di Generale dell’esercito Cinese, che per due o tre giorni, andava e veniva con p.Bonelli, mentre io non capivo l’inglese. Però ella ci trovò un altro camion militare, che ci avrebbe portati fino a Hanchung: eravamo ancora a 100 kilometri. Allora con i nostri bagagli, seduti tra due soldati armati, per paura dei briganti, viaggiammo per diverse ore in mezzo ai monti; e alla sera arrivammo a Yanshien. Alloggiammo in un ristorante. Al mattino Bonelli mi portò a visitare il missionario (francese) che lavorava a Yanshiou. Quel missionario era noto a Bonelli, perchè si erano incontrati, essendo Yanshiou confinante con Yan Tse Pilu, dove lavorava p.Bonelli. Ricordo come mentre si beveva il tè, i due scoppiarono a ridere, e io non capivo. Bonelli poi mi spiegò che avendo il francese detto: "chissà quanti fastidi tutti quei bagagli", Bonelli aveva risposto: il massimo fastidio ero stato io: ………………..??????

E finalmente, con un carro trascinato da due vacche, dopo cinque o sei ore, arrivammo sulla sera a Hanchung, con tutte le valigie e le casse.

Era il 22 dicembre 1947.

Mi sentivo imbambolato: ma tanto contento e felice, vedendo che il Signore mi voleva bene… ero proprio arrivato alla mia missione!

Hanchung= in mezzo al fiume Han: è nella parte meridionale dello Shansi, una provincia al centro della Cina. E’ una bella pianura, ma circondata da tanti monti, anche molto alti, per cui non facile arrivarci. Anche S.Alberico Crescitelli lavorò e morì in quella missione.

 

Alcuni ricordi dei primi due anni di Cina

Arrivato a Hanchung rividi i miei compagni di viaggio e conobbi i nostri anziani della Cattedrale e Seminario di Hanchung: mons.Maggi, p.Nordio, p.Albarello, Corbella, Calanchi e il fratel Marcello Mercandalli. Mi viene fissato un seminarista che sarebbe venuto un’ora ogni giorno a insegnarmi a scrivere e parlare Cinese. Ogni tanto andavo anche in bicicletta, con un anziano a visitare gli altri missionari residenti in vari distretti o Chiese: così conobbi p. Belotti, Mazzoleni, Brevi, Rimoldi, Fraccaro, Moschini, Cintoli, Cancig, Corti e fratel Saleri.

Ricordo una volta nella festa del S.Cuore, p.Mazzoleni invitò tre di noi giovani (Abballe, Bano e io) a cantare la Messa nella sua Chiesa (allora era ancora in latino) e voleva che dicessimo due parole… P. Bano accettò l’invito. Sotto la dettatura di p. Mazzoleni egli scrisse la romanizzazione della predica! Poi la lesse e rilesse volendo recitarla a memoria. E infatti tutto andò bene. Poi, alla fine della Messa, Mazzoleni chiedeva a quei cristiani: "Cosa ve ne pare della predica?" "Bellissima: capito tutto" risposero tutti. "Ma ricordate quello che ha detto?" Ed essi: "ma noi non sappiamo il latino!"

Il buon p.Eugenio Busato trovò subito tanto difficile la lingua Cinese. Ricordo come un primo venerdì del mese p.Brevi ci invitò in tre al Kulupa (vecchia residenza dei padri italiani dove ora vi era un orfanotrofio, tenuto dalle suore Canossiane), a provare a confessare due bambine dell’orfanotrofio per esercitare il Cinese, uno di essi era proprio il p. Busato. Se non che, la prima a confessarsi da p. Busato fu una suora Cinese. Da allora, p. Busato si persuase che il Cinese non era per lui. Poco dopo, arrivato il superiore p. Risso, in visita a Hanchung, portò con sé in Italia anche Busato. Egli poi andò in Brasile dove lavorò tanti anni e morì.

Verso la fine del 1948, anche se non sapevamo ancora il Cinese, e nonostante il futuro della Cina sembrava oscurarsi sempre più, il nostro Vescovo, Maggi, ci mandava nei vari distretti per acquistare un po’ di esperienza pastorale. Così, mentre p. Bolis andava a Yin Tse Pien (Ovest) con p.Bonelli io andavo a Sisiang con p.Cattaneo Antonio, cioè lui all’estremo Ovest di Hanchung e io all’estremo Est.

Sisiang dista da Hanchung circa 60 Km, però tutta la strada piana. Andavo e venivo in bicicletta: ero giovane e tanto contento. A Sisiang c’era una bella Chiesetta, che all’esterno sembrava un po’ una pagoda Cinese: cioè, entrando, davanti si vede un cortiletto con piante e fiori, mentre ai due lati ci sono due stanze. Passato il portico, si entra in un secondo cortiletto, con altre due stanze a destra e a sinistra: e di fronte c’è la cappella, più larga che lunga. P.Cattaneo e io eravamo nelle stanze, uno di fronte all’altro. Il distretto (parrocchia) di Sisiang includeva anche la piccola cristianità di Sha Ho Kan, dove pure c’era una Chiesetta, con una trentina di cristiani: era sulla strada di Cheng Ku a 20 Km da Sisiang. Anch’io ci andai per la Messa due o tre volte in bicicletta. Inoltre Sisiang includeva anche la provincia di Cheng Pa, molto più lontana, e in mezzo ai monti. Anche là c’era una cappella con una trentina di cristiani. Io non ci sono mai stato, ma p.Cattaneo ci andava ogni anno, spendendo due giorni per il viaggio a piedi andando, e altrettanto ritornando; e fermandosi là per una settimana. A Sisiang, dietro la Chiesa, abitavano anche tre suore Cinesi (Buon Consiglio di Hanchung): esse aiutavano per il catechismo ai bambini e catecumeni, curavano la Chiesa e preparavano il cibo anche per noi due, passandocelo per la ruota girevole al lato della Chiesa. Anzi, una di loro, Sr.Chiara Yu, si era specializzata nella cura degli occhi, all’ospedale Canossiano di Hanchung. Ricordo come in quei luoghi, allora, molti, specialmente bambini, avevano spesso problemi agli occhi e la suora con un piccolo taglio alla palpebra superiore, riusciva a guarirne parecchi. Inoltre con l’aiuto della suora, riuscimmo anche ad aprire un piccolo dispensario nelle stanze della residenza, e in poco tempo il nostro dispensario era molto frequentato e si ottenevano anche miracoli. Il nostro fratel Comotti da Hankow ci procurava diverse medicine più comuni: sembrava che tutto cominciasse a rifiorire. Mah?! Mentre mi ricordo vorrei notare ancora due cosette capitate allora:

Non essendoci l’elettricità, anche a Sisiang si usavano le lampade a olio per la luce, e il braciere con carboni accesi per riscaldare d’inverno. Ora, nel gennaio 1949, capitò che una sera, io e Cattaneo, chiacchierammo più a lungo del solito, bevendo e fumando la sigaretta o il toscano. Poi andammo a dormire. Verso le due di notte, sentii p. Cattaneo che gridava: "fuoco, fuoco". Così andai a vedere; p. Cattaneo cercava di spegnere il fuoco col catino d’acqua, perché già lo scaffale dei libri cominciava a bruciare. Dopo un momento il fuoco era spento, ma diversi libri erano rovinati e p. Cattaneo aveva le mani bruciacchiate, per fortuna non gravemente. Con alcuni unguenti dopo due settimane era guarito. Però io avevo il dubbio che tutto era stato causato dalla mia distrazione nel gettare via il mozzicone di sigaretta.

A metà strada da Sisiang a Hanchung c’era Chengku, un bel paese, dove lavorava p. Belotti. Egli amava ogni tanto andare a caccia di anitre selvatiche, che numerose arrivavano là e si fermavano sulla sabbia del fiume. Io andavo spesso a trovarlo in bicicletta: anzi, talvolta andavo anche a caccia con lui: e alla sera tornavo a casa con otto o dieci anitre uccise. Avendo io una volta detto a lui che io non avevo mai sparato con il fucile, egli mi diede il suo fucile, dicendomi: "prova a sparare in mezzo a tutti quei passeri qui sulle piante: vediamo quanti ne prendi." Io sparai: conclusione, un momento di silenzio, e poi quei passeri ripresero il loro cinguettio, senza nemmeno muoversi… Speriamo di essere più fortunati nel convertire i poveri Cinesi.

Preoccupante situazione della Cina

Nonostante che la Cina allora avesse vinto la guerra contro il Giappone, in realtà la Cina, sia per la sua vastità e sia per il suo popolo numeroso, ma chiuso nelle sue tradizioni millenarie, era ancora un popolo tanto diviso, arretrato e rassegnato. Per esempio ricordo:

Il sistema che il governo nazionalista usava per arruolare i soldati: quando un generale voleva, incaricava e pagava qualche individuo di cercare tanti uomini quanti essi volevano. Vidi anch’io almeno due volte, un giorno di mercato: all’improvviso due o tre armati apparivano e, senza dir nulla, in pochi minuti prendevano quelli che capitavano sottomano, giovani o vecchi, sposati o no; li legavano buttandoli per terra. Quando il numero era completo, li slegavano, li mettevano in fila e li portavano a piedi in caserma. Da allora in poi, i famigliari non sapevano più nulla di loro: sapevano solo che erano soldati, per il bene della patria… dove erano? Sarebbero tornati? Nessuno lo sapeva.

La Cina allora era piena di "shang-ping" = soldati feriti. Gente costretta a fare il soldato per tanti anni, portati lontano dalle famiglie e privi di loro notizie. Molti di essi avevano anche combattuto in guerra con i Giapponesi; più o meno erano stati anche feriti e curati: ma ora più nessuno si interessava di loro. Perciò molti di essi si riunivano in gruppi di "soldati feriti" e si arrangiavano come potevano, saccheggiando e rubando ai contadini delle campagne. A parole, erano rispettati dal governo come soldati della patria; in realtà erano diventati una piaga del popolo Cinese.

Il valore della moneta Cinese che in poco tempo crollava. In pochi mesi la moneta era scomparsa; perciò usavano biglietti da cento, mille dollari per acquistare il vitto necessario. Allora apparve anche la nuova moneta: un dollaro corrispondeva a 1000 dollari di carta ma dopo due o tre mesi la moneta era tornata al valore di prima. Molti benestanti, per fuggire i Comunisti che sembrava arrivassero, cercavano rifugio fuori dalla Cina, specialmente a Taiwan. Nell’estate 1949 correva voce che i Comunisti erano già ovunque, pronti a prendere il sopravvento sul governo nazionalista.

Anche il nostro Vescovo mons. Maggi, prevedendo l’avvenire della Chiesa piuttosto oscuro, volle ordinare sacerdoti due giovani chierici. Così Bartolomeo Yu e Louis Yu furono ordinati preti il 23 ottobre 1949. Questi due sono quelli che sarebbero divenuti poi Vescovi di Hanchung più tardi: Louis Yu Vescovo della Chiesa patriottica e Bartolomeo Yu Vescovo della Chiesa sotterranea, fedele al Papa.

Liberazione?

Ai primi del dicembre 1949, tutti i feriti, i poliziotti di prima erano spariti: nella gente vi era un grande silenzio insieme a preoccupazione. Alcuni dicevano che i Comunisti stavano arrivando: ma quando? Come? Ci sarebbe stato qualche scontro dei Comunisti coi vecchi soldati? Eravamo tutti senza notizie, senza radio, senza telefono… Finalmente il 9 dicembre, al mattino arrivarono anche nella nostra residenza una decina di giovani soldati con divisa verdognola con la stella rossa sul berretto, col fucile spianato, cercando se vi fossero dei soldati nascosti… In due giorni, senza colpo ferire, essi erano i padroni di Sisiang, di Hanchung, della Cina. Voci di popolo dicevano che i vecchi soldati stavano raggruppandosi sui monti preparando la rivincita… poveri soldati!… I nuovi soldati si mostrarono subito molto educati gentili con tutti, dando subito l’impressione di essere davvero i liberatori della Cina. Questo durò per oltre un anno, cioè tutto il 1950. Nel frattempo, essi invitavano tutti a ritornare liberamente alle loro famiglie e cominciare una nuova vita. Nello stesso tempo i Comunisti si informavano e ascoltavano le esperienze di tutti e notavano per scritto le lamentele, per ingiustizie subite in passato, specialmente se dai ricchi o padroni o collaboratori del governo precedente. E senza farlo apparire, ritenevano vere tutte le chiacchiere che sentivano, preparando così la grande purga degli anni seguenti. Infatti ai primi del 1951, uscì la legge che proibiva a tutti di lasciare il proprio paese, senza il permesso della polizia… Per cui da allora, anche noi non potemmo più lasciare Sisiang! Per fortuna le suore erano già tornate alle loro famiglie. I malati del dispensario erano spariti, i cristiani pure, non osavano venire per paura di essere visti e avere fastidi. Ricordo come allora anche i cristiani che si radunavano in Chiesa per cantare le loro preghiere si trovavano davanti al quadro di Mao Tse Tung esposto sull’altare sotto la guida di un ex-seminarista. Ricordo anche come allora la Corea del Sud litigava con quella del Nord. Perciò, anche a Sisiang si fecero dimostrazioni contro la Corea del Sud. Anzi anche Cattaneo e io fummo invitati a parteciparvi, girando in corteo per la città, con in mano la bandiera e gridando: abbasso Truman, viva Stalin… Ricordo come nel frattempo ci fu regalato un cagnolino; e io mi divertivo a chiamarlo Stalin e lui era tanto contento, mentre Cattaneo mi ripeteva: non fare lo stupidino: se ti sentono! Ma io ero giovane e scherzavo. Finalmente ricordo, come nella metà del 1951 incominciarono i famosi "giudizi popolari". Da allora tanti ex-padroni, ex-maestri, ex-ricchi, ecc., o impiegati del vecchio governo, venivano arrestati all’improvviso, portati sulla spiaggia del fiume e condannati per azioni fatte, non si sa quando, e giustiziati cioè fucilati subito. Anche io l’ho visto almeno due volte quei poveri cadaveri, con la testa a brandelli, essere portati alla sepoltura, così come i Cinesi usano portare i maiali.

Tutti gli stranieri devono lasciare la Cina

Prima il più anziano. Nei primi del 1952 cominciammo a vedere cristiano (maestro) che ogni tanto veniva alla sera in Chiesa: poi cominciò a venire tutte le sere: non solo ma dopo la visita in Chiesa, cominciò anche a visitare il p. Cattaneo. Chiacchierando del più e del meno sul Vangelo, egli scivolava volentieri in questioni politiche, a riguardo di Russia e America… Finché ricordo come il 22 agosto 1952, verso le 10:00 a.m. all’improvviso arrivarono due soldati armati, che dissero a Cattaneo: compagno Cattaneo, vieni con noi subito: e a me dissero di seguirlo. Attraversata la città, dopo cinque minuti, arrivammo a una scuola governativa. Nel cortile erano già presenti almeno trecento studenti: di fronte sul palco, vi erano una decina di uomini e donne che bevevano il tè e fumavano. Fermarono Cattaneo in piedi tra due soldati, e io appena dietro a lui. Allora apparvero davanti due o tre persone che accusarono Cattaneo per questioni passate, a riguardo di un pezzo di terreno a Sha Ho Kau. Poi apparve il famoso cristiano della visita in Chiesa tutte le sere. Egli teneva sotto il braccio quattro volumi scritti da lui stesso col pennello e cominciò a leggerli. Contnuò per una buon ora, e ogni tanto, asciugava il sudore (era il 22 agosto) accusando p. Cattaneo. Io ricordo le due accuse principali:

p. Cattaneo aveva ucciso una sua bambina (in realtà la bambina, nata informe, dopo tante insistenze del padre, era stata portata all’orfanotrofio Canossiano del Ku-lu-pa: là poco dopo era morta).

p. Cattaneo aveva chiamato un cagnetto col nome di Stalin. Per fortuna p. Cattaneo non disse una parola… Allora uno del palco disse: "se non parli, vuol dire che riconosci i tuoi sbagli". Poi volgendosi al pubblico disse: "che ve ne pare?" Giù in fondo una gridò: "a morte", un altro "in carcere a vita", un terzo "ai lavori forzati di Siberia". E quello del palco pronunciò la sentenza: "ciò che hai fatto merita la morte; ma il popolo Cinese è sempre generoso: "ti condanniamo a lasciare subito la Cina". Allora mi accompagnarono in Chiesa, a prendere un po’ di denaro e vestiario per il viaggio di p. Cattaneo. Poi sempre con i poliziotti tornai là dove p. Cattaneo mi aspettava: mi dissero: "metti tutto in terra, e se volete parlare, potete parlare solo in Cinese". Io lo salutai. Poi insieme ai poliziotti tornai in Chiesa, mentre essi mi dicevano: "Cattaneo era un imperialista: tu no, il popolo ti vuole bene". Ora riposa qualche giorno, e poi riprenderai il tuo dispensario. Così restai solo senza alcuna notizia di nessuno, preoccupato per la reale situazione di p. Cattaneo. Che il Signore faccia sì che questi poveri Cinesi lo conoscano, credano e si salvino. Finalmente dopo 10 giorni, ricevetti un biglietto di fratel Comotti che mi diceva come p. Cattaneo insieme a mons. Maggi e diversi altri padri e suore italiane missionari a Hanchung erano passati da Hankou diretti a Hong Kong. Allora capii che in realtà il giudizio e la condanna di p. Cattaneo, era stata una farsa: in realtà mentre a Sisiang condannavano p. Cattaneo, anche a Hanchung e in altre residenze, condannavano sia il Vescovo come diversi altri preti italiani, a uscire dalla Cina. Allora, visto uno che vendeva crapette, io ne acquistai sei; e da allora, per cinque o sei mesi io andavo ogni giorno a pascolare le mie caprette… che mi ascoltavano.

Poi anche il più giovane. Verso la metà febbraio 1953,un figlio di U-Kia-fa (una buona famiglia cristiana) cominciò a farmi visita alla sera per chiacchierare. Tra l’altro egli mi domandava il perché non ritorno a casa mia in Italia. Cominciai a capire che egli era stato mandato per tentarmi; e cercavo di essere prudente nel parlare. Però gli ripetevo di essere venuto in Cina per restare tutta la vita: solo quando il popolo Cinese mi manda via, io potrò andarmene. Sennonché dopo una settimana, una sera, quel giovane mi portò una lettera già scritta in Cinese, dove si diceva che siccome io venni in Cina per predicare il Vangelo, e far conoscere l’unico Salvatore di tutti, ma adesso i Cinesi non hanno tempo di ascoltare queste cose, perché devono lavorare per mangiare, perciò io chiedevo al governo del popolo il permesso di lasciarmi partire dalla Cina. Quel giovane mi pregava di mettere la firma. Allora ci pensai un momento: se mi ostino a non firmare, non ottengo nulla, né per i Cinesi né per me. Così misi la firma. Appena firmato, entravano due poliziotti a stringermi la mano per ringraziarmi della mia cooperazione. Così realizzai come, anche quella, era stata una bella farsa, mentre la realtà era che con le buone o con le cattive, tutti gli stranieri dovevano lasciare la Cina. I due poliziotti mi dissero: "preparati, domani mattina alle 4 partiamo insieme". Allora regalai le caprette a quel giovane e preparai un pacco dei miei ricordi personali: ricordi di prima Messa, calice, crocefisso, foto, ecc. Poi al mattino i due poliziotti aprirono il pacco e ripetevano: "no, questo lascialo qui ai Cinesi che sono poveri, mentre tu in Italia ne hai in quantità". E dovetti lasciare tutto. Col camion militare arrivammo a Hanchung, io dissi: "vorrei andare in cattedrale per salutare fratel Marcello Marcandalli: "méi sìu sh" ed essi: "oh, benissimo, chiamiamo qui il méi sìu sh". E quando il fratello arrivò mi fece tanta impressione, sia per il vestito che portava (come un soldato), sia per il suo modo di esaltare i Comunisti "veri liberatori della Cina". Poi, più tardi, nel 1959, quando lo vidi a Roma, egli mi spiegò come il suo piano era quello di trattare bene i Comunisti, sperando di poter vedere tutti i padri italiani uscire dalla Cina in pace poi avrebbe chiesto il permesso di uscirne. Così partimmo da Hanchung per Sian; poi col treno da Sian a ChengCho, da ChengCho a Hankow, da Hankow a Canton, tutto in treno, sempre accompagnato da un poliziotto, che ad ogni stazione veniva sostituito da un altro: e tutto gratis… Da Canton fino al confine di Hong Kong, su un camion militare. Finalmente il 5 marzo 1953 passavo il ponticello, che separava la Cina dalla colonia inglese di Hong Kong. Passato quel ponticello, incontrai p. Ambrogio Poletti, che allora andava tutti i giorni alla frontiera per ricevere i missionari e suore stranieri espulsi dalla Cina. P.Poletti mi abbracciò, e mi portò alla stazione del treno, che portava a Hong Kong. Alla stazione incontrai alcuni italiani tra cui p. Bolis: essi mi portarono in cattedrale, dove incontrai anzitutto p. Grampa e poi gli altri… allora avevo 32 anni e sognavo…

Nel 1952-53 lavoravano a Hanchung i seguenti membri del Pime:

(ora già andati al premio)

P.Erminio Corbella morto 28 dicembre 1962 P.Eugenio Busato morto 11 marzo 1982
Mons.Giuseppe Maggi morto 17 agosto 1963 P.Carmelo Cintolo morto 4 agosto 1982
P.Pietro Albarello morto 29 aprile 1965 P.Giacomo Saleri morto 22 novembre 1985
P.G.Battista Mazzoleni morto 14 maggio 1970 P.Luigi Maggioni morto 18 ottobre 1986
P.Antonio Belotti morto 14 maggio 1971 P.Giuseppe Rimoldi morto 11 febbraio 1988
P.Santo Brevi morto 26 marzo 1972 P.Luigi Bolis morto 30 luglio 1991
P.Valeriano Fraccaro morto 28 settembre 1974 P.Celso Cangig morto 10 ottobre 1991
Fratel Marcello Mercandalli morto 26 ottobre 1978 P.Francesco Corti morto 9 marzo 1972
P.G.B.Nordio morto 8 marzo 1980 P.Aliprando Bonelli morto 22 febbraio 1993
P.Giuseppe Calanchi morto 4 agosto 1980 P.Antonio Cattaneo morto 2000
E inoltre vi erano anche:
P.Luigi Moschini nato il 12 aprile 1909 tuttora in Italia
P.Cesare Bano nato il 16 novembre 1918 tuttora in Brasile
P.Pietro Martinelli nato il 11 settembre 1921 tuttora in Hong Kong

 

 

Parte seconda Hong Kong

 

Prime esperienze.

Alla fine di marzo 1953 il Vescovo mons.Bianchi mi mandò a Shaukeiwan per aiutare il p. Calzini nell’assistenza ai rifugiati della Cina, molti dei quali venivano dal Nord della Cina, e perciò parlavano il mandarino. Ma dopo pochi mesi p. Calzini veniva nominato parroco a Wanchai e io ero chiamato in Cattedrale per studiare il Cantonese, cioè il dialetto di Hong Kong. In realtà, nella scrittura il Cantonese è molto simile al mandarino però la pronuncia e i modi di parlare sono spesso diversi. Così ogni giorno avevo un uomo che per un’ora mi insegnava il Cantonese in Cattedrale. Ricordo come ai primi del 1954 il Vescovo mi chiese di predicare in Cantonese gli esercizi spirituali alle ciechine di Honeyville, tenute dalle suore Canossiane. Io non volevo accettare, ma il Vescovo mi disse: "è un comando". Allora sotto la guida del mio maestro, scrissi tutta la romanizzazione delle mie dodici o tredici prediche, che poi lessi… Non so cosa abbiano capito, ricordo però che fratel Mario diceva di avere visto qualche ciechina a schiacciarmi d’occhio… Finalmente ai primi del 1955 anch’io fui incardinato nella diocesi di Hong Kong. Allora il Vescovo mi mandò a prendere cura del Centro di rifugiati a Cheung Sha Wan.

Da notare come negli anni 1950-52 arrivarono a Hong Kong molti rifugiati della Cina, fuggiti per timore dei Comunisti. Essi provenivano non solo dalla provincia del Kwan tung, ma anche da ogni parte della Cina; perciò molti di essi parlavano il mandarino, e non conoscevano il Cantonese. In pochi anni avevano riempito con le loro case di legno, tutte le colline, specialmente vicino alle abitazioni. Alcuni di essi pian piano trovarono un lavoro; ma la maggior parte cominciarono presto a trovarsi in una situazione piuttosto povera: senza parenti, senza lavoro; e perciò cominciava anche la fame. Allora anche la chiesa Cattolica cominciò a interessarsi dei rifugiati. Ricordo come in particolare p. Romaniello M.M. e mons. Wath cercrono aiuti anche dall’estero e soprattutto da America e Germania arrivarono anche aiuti di cibarie e vestiti ecc. Inoltre la Diocesi di Hong Kong apriva diversi centri per rifugiati. Tra questi centri sorse anche il centro di Cheung Sha Wan. Fu allora che p.Crotti (di Kaifeng) aprì quel centro, proprio sotto il cimitero cattolico di Kowloon dove allora tutta la collina era occupata dalle case di legno dei rifugiati. Là p.Crotti aprì una chiesetta "La mediatrice delle grazie" insieme ad una scuola primaria "Mother of Mercy". E subito cominciò a funzionare molto bene. P. Crotti aveva invitato anche le suore della Manifestazione (ora a Tak Ngah) ad aiutare nella parrocchia e nella scuola. Inoltre nel luglio 1953 venne fondata la Charitas di Hong Kong con lo scopo di invitare tutta la Diocesi di Hong Kong a interessarsi, conoscere e aprire per aiutare ogni bisognoso a trovare la sua strada di rendersi di nuovo uomo responsabile. Dunque ai primi del 1955 il Vescovo mi mandò a prendere cura del Centro Rifugiati di Cheung Sha Wan. Nei primi mesi, ricordo come tutti i giorni distribuivamo riso, farina, olio a tante famiglie povere, che avevano davvero fame. Le suore, maestri della scuola…..???? cristiani aiutavano. C’era con me anche un sacerdote cinese p.Seung, del Nord della Cina, e perciò parlava mandarino. Trovavo la gente molto educata, gentile, facile da ascoltare. Perciò in pochi anni potemmo organizzare anche diverse associazioni laiche, per gli uomini, le donne, i giovani e i bambini per cui per alcuni si mostravano disposti ad ascoltare e cooperare. Così anche tra i pagani trovammo due gruppi di catecumeni che poi ricevettero il battesimo. Ero contento e pieno di speranze… anche perchè ero giovane. Ricordo come quei giovani riuscirono a realizzare il melodramma "Marco il pescatore" con dialoghi in Cantonese e i canti in italiano… Proprio in mezzo a tanta gioia ricevetti anche la notizia che la mia mamma era morta il 15 novembre 1957 per collasso cardiaco. Da dieci anni l’avevo lasciata dopo tanto soffrire anche per la guerra, oltre che per me, era stata chiamata al premio eterno. Che il Signore nella sua misericordia infinita, l’accolga nel regno della pace e felicità eterna. Poi nel 1959 pensai di andare in vacanza in Italia: era la prima volta dopo che lasciai l’Italia. Tutti quei gruppi di case di legno per i rifugiati con l’andar del tempo divennero luoghi di confusione, oltre che pericolo di incendio. Ricordo per esempio, l’incendio di ShekKipmei (case di rifugiati proprio la notte di Natale, quando migliaia di persone all’improvviso furono senza tetto…). Per cui il governo di Hong Kong cominciò a costruire alcuni Resettlement Estate, gruppi di case in cemento di sette piani… Anche nella zona di Cheung Sha Wan nel 1958, sorgeva il Resettlement Estate di Li Cheng Uk, comprendente oltre venti blocks. Nello stesso tempo, anche la Diocesi di Hong Kong completava la costruzione di diverse nuove Chiese. Anche vicino a Li Cheng Uk Estate sorgeva una nuova Chiesa = St. Lawrence e la nuova scuola Sin To. E io dopo il ritorno dalle vacanze ero mandato a prendere cura della nuova parrocchia di S. Lorenzo. Una parrocchia che comprendeva Li Cheng Uk, tutta la zona di Cheung Sha Wan fino a Lai Chi Kok. Insieme a me c’era anche p. Giov.B.Lam, molto attivo, buono e generoso. Anche a S. Lorenzo passai almeno cinque anni d’oro. Avevo lavoro, vedevo la cooperazione di tanti cristiani, e molti catecumeni che frequentavano la Chiesa. Mi sembrava di sognare. Ma è proprio vero che i disegni di Dio spesso sono diversi dai nostri. Verso il 1966 cominciai a capire che qualcosa stava cambiando. Ricordo come un giorno p. Meneghetti, arrivato da poco a S. Lorenzo, mi diceva chiaro: "è ora di svegliarsi, non ti accorgi che il mondo gira e cambia?" In realtà non riuscivo a capire tante cose che succedevano. Però si vedeva anche come tra i preti, compresi quelli del Pime, stavano bollendo, e c’era grande confusione. Fu così che nel 1967 andai ancora in vacanza in Italia, mentre p. Negri mi sostituiva a S. Lorenzo. Quando tornai dalle vacanze in Ottobre 1967, il Vescovo mi mandava a Tsuen Wan perchè p. D’Ayala era andato ad Aberdeen. Come p. D’Ayala, anche io andai a vivere nella vecchia chiesetta del Sacro Cuore, vicino alla scuola di Tak Seng. Quella chiesa e scuola vennero poi distrutte per dar luogo al capolinea della metropolitana. A Tsuen Wan ogni domenica andavo a celebrare la Messa nella Hall di St.Francis School, tenuta dai Maristi francesi. Però a Tsuen Wan allora si stava costruendo la nuova Chiesa di S.Cosma e Damiano, perchè la popolazione andava aumentando sempre più, anche grazie alle tante fabbriche sorte a Tsuen Wan. Oltre alla Chiesa di Sacred Heart e alla scuola Tak Seng, avevamo anche una scuola primaria nella frazione di Tai Wo Hau, la Tak Seng Pui: un po’ più lontano da Tsuen Wan, pian piano con l’aiuto di Dio riuscì ad aprire là la scuola. Sek Lei Catholic School. Più tardi poi arrivarono anche le suore del Pime, che aprirono la scuola secondaria di Shek Lei. Ma alla fine del 1968 Mons.Bianchi dava le dimissioni; allora Mons.Shu di Shangai, veniva creato primo Vescovo cinese di Hong Kong. Fu così che una sera dopo Pasqua Mons. Shui mi telefonava dicendomi che io potrei andara a Cheung Chao: pensaci su, e dopo due giorni mi risponderai. Ricordo che io risposi: "non occorre che io ci pensi; dimmi solo cosa tu vuoi da me". E lui: "desidero che tu vada a Cheung Chao." Però la verità è che io non me la sarei mai aspettata. Infatti, proprio quando mi sembrava di poter lavorare tranquillamente a Tsuen Wan, e inoltre la nuova Chiesa era quasi ultimata… dover sospendere tutto e andare a Cheung Chao! E’ proprio vero che i disegni di Dio spesso sono diversi dai nostri… però umanamente parlando, capivo che il mio periodo più bello di Cina, (facile) stava terminando.

Cheung Chao è un’isola distante da Hong Kong un’ora di ferry. Allora il distretto di Cheung Chao includeva anche l’isola di Peng Chao, distante da Cheung Chao 40 minuti di ferry. Ricordo come arrivato a Cheung Chao, sentivo tutti (cristiani e non cristiani) ricordavano con gioia p.Ruggiero, che aveva formato la Comunità cristiana dell’isola, e aveva costruito una bella Chiesa (O.L. of Fatima Church) e anche la scuola cattolica: Sacred Heart School. A Cheung Chao, poco lontano dalla Chiesa, esiste anche la Casa di Ritiro tenuta dai Gesuiti. Poi sulla collina allora vi era anche il grande Seminario filosofico dei Salesiani, con una sessantina di alunni provenienti da nazioni diverse: e quei sacerdoti venivano anche ad aiutare per la Messa e confessioni. Questo seminario venne poi chiuso per mancanza di vocazioni. Arrivato a Cheung Chao, io cominciai la visita alle famiglie cristiane, come il vicino ricovero degli anziani (tenuto dai protestanti) e il St.John hospital. Inoltre ricordo che andai parecchie volte con p. Brookes a visitare i lebbrosi a Hai Ling Chao. Alla domenica celebravo una Messa a Cheung Chao, e nel pomeriggio un’altra Messa a Peng Chao, dove mons. Joseph Fung era il catechista. Però la mia attività in Cheung Chao mi sembrò subito non tanto semplice, ma piuttosto sospettosa. Ricordo per esempio, una sera verso le 9, mi arrivò una telefonata: una donna cristiana di Cheung Chao mi chiedeva dove ero stato nel pomeriggio: e io "sul Peak a trovare una malata". E lei: "che malata è?" e io: "glielo chiederò la prossima volta". E ancora: i maestri della scuola si lamentavano del loro capo. E io rimandavo. Ma, dopo un mese, ricevetti una busta con tanti biglietti della Banca dell’inferno (che i Cinesi usano bruciare davanti ai morti) con un biglietto dove si diceva: questo è il dono per il tuo compleanno. Poi un gruppo di giovani cristiani cominciarono a contestare tutti i miei piani, finché un giorno mi regalarono un grande confessionale che non poteva starci nella Chiesa. Finché la Provvidenza mandò un buon cristiano adulto, Mr.Chu, dicendomi che lui si offriva a fare da intermediario tra me e i giovani. E sembrava che le cose migliorassero. Ma dopo circa un anno, Mr.Chu moriva proprio in Chiesa, durante la Messa. Nel 1970 ricorreva anche il venticinquesimo della mia Ordinazione Sacerdotale: e ricordo come anche il Vescovo Hsu volle venire a Cheung Chao, anche per dare le Cresime a una trentina di ragazzi. Ai primi del 1970 ebbi la notizia della morte del mio primo parroco, d. Lorenzo Riva (22 dicembre 1969), della morte di mio padre (27 febbraio 1970) e anche della mia benefattrice Scanzi Maria (12 febbraio 1970). Che il Signore nella sua misericordia infinita, conceda loro la pace e la felicità eterna. Ricordo come il 4 dicembre 1970 arrivò a Hong Kong anche il Papa, Paolo VI. Il 3 marzo 1971 fu eletto Peter Lee Wan Kei, come secondo vescovo di Hong Kong e il 5 aprile 1975 fu eletto Vescovo di Hong Kong mons.J.B.Wu. Ma in prmavera del 1977, io tornavo in vacanza in Italia. Mentre a Cheung Chao c’era la Charitas-Hong Kong, che con tante sue attività portava avanti la Comunità Cristiana, particolarmente con i giovani. Quando tornai a Hong Kong verso la fine del 1977 fui mandato a curare la Comunità di Nativity of Our Lady, in Tung Tao Chum, Kowloon city. Anche là, la gente in maggioranza erano ex-rifugiati della Cina: molti di essi vivevano nei Resettlements estates di Tung Tao Chuen, e Lok Fu Chuen; altri vivevano ancora nelle loro case di legno. I Maryknoll Fathers avevano lavorato in quelle zone per oltre venti anni; in particolare Fr.Trube, che aveva iniziato il Bishop Ford Centre sopra una collinetta, aprendo anche due scuole:

sulla collina Bishop Ford school

e in pianura Bishop Walsh.

Io andai a vivere al Bishop Ford Centre: però alla domenica andavo a celebrare nella Hall del Bishop Walsh school. Allora alla Bishop Walsh school viveva p.Mc Loughlin M.M., ma era piuttosto malandato in salute. Nel 1980 ebbi anche una visita di quattro miei parenti: mio fratello, mio cugino d. Giuseppe, suo fratello e un amico: essi alloggiarono con me alla Bishop Ford School. Ricordo che una notte d. Giuseppe fu assalito, rubato e ferito per fortuna solo leggermente. Dopo questa notte, sentii un rumore: andai a vedere, e trovai solo lui, che dal naso e dalle mani grondava sangue. Nel 1981 quando Fr.Mc Loughlin morì, io andai a vivere alla Bishop Walsh, per comodità mia e anche dei cristiani. Ma, arrivato da poco alla Bishop Walsh, all’improvviso un forte dolore al ventre, e accompagnato dal Superiore p. Ruggiero, dovetti ricoverarmi a St.Teresa Hospital, e là subire l’operazione alla prostata. Grazie a Dio andò tutto bene. Nell’estate 1983 ebbi la notizia che il 8 giugno 1983 era morto in poco tempo mio fratello Rinaldo, per disturbi agli occhi e poi al cervello. Anche a Tung Tao Chuen, secondo il mio sistema vecchio, cercavo di visitare le famiglie, e spesso anche il vicino Ospedale Buddhista. Ma, spesso sentivo lo scoraggiamento: cosa si può fare per interessare la gente nel desiderio di conoscere la verità e trovare la pace? Andavo convincendomi che il mondo cambia, e che noi dobbiamo cambiare: ma come? I catecumeni scomparivano: i cristiani sempre più vecchi; i giovani ormai pensavano tutti e solo a trovare un bel mestiere per guadagnare… Ecco il denaro è sempre il primo nemico della fede. Siamo stati mandati a predicare il Vangelo: ma forse non preghiamo abbastanza e non ci sforziamo testimoniarlo con la nostra vita? Così nel 1985 anche se non scoraggiato mi sentivo però stanco e perciò andai ancora in vacanza in Italia. E poi dall’Italia volli provare a visitare alcuni Cristiani che conoscevo, ma ora emigrati in America: fui a Los Angeles, San Francisco e Toronto (Canada) e li trovai tutti bene e contenti, ma forse dispersi in quella marea di gente come è in America.

Tornai a Hong Kong ai primi del 1986, sapendo che il Superiore Generale p. Fernando Galbiati, aveva in programma di mandarmi a lavorare a Taiwan (Formosa).

Taiwan è una grande isola a Nord-Est di Hong Kong, distante un’ora di aereo da Hong Kong. La maggior parte del popolo attuale di Taiwan proviene dalla Cina. Infatti, già nel 1949, sia il vecchio governo (nazionalista) come tanti benestanti cinesi, si erano rifugiati a Taiwan per fuggire ai Comunisti. Essi continuarono a ritenersi il governo legittimo della Cina, sperando sempre che il Comunismo crollasse, per tornare loro al governo. La capitale di Taiwan è Taipei, al Nord dell’isola. Ora il nostro Superiore Generale, sperando di poter aprire un nuovo campo di lavoro in Cina, accolse l’invito del Vescovo di Kaoshiung, al Sud dell’isola, e mandava me, con p.Sergianni, a vedere come fare. Il Vescovo mons.Cheng, ci accolse con festa, dicendo che egli sperava che il Pime facesse a Kaoshiung quelo che aveva fatto a Hong Kong. Così, dopo due mesi a Kaoshiung per rinfrescare il mandarino (la lingua ufficiale a Taiwan, anche se il popolo spesso parla il suo dialetto = Taiwanese), noi due andammo a ChiShan, circa 50 Km da Kaoshiung. Là vi era già una grande Chiesa (St.Joseph) perchè vi avevano lavorato tanti anni i Domenicani spagnoli. Dopo qualche giorno per pulire e riparare la casa, cominciammo a pensare come iniziare il nostro lavoro. Mentre io pensavo ancora di iniziare la visita alle famiglie, vidi come p. Sergianni era tutto e solo interessato del suo movimento neo-catecumenale (che io non conoscevo assolutamente). Ero sorpreso nel sentire Sergianni che ripeteva: "ma sì, lo dice anche Kiko…?!" Io cascavo dalle nuvole. Poco dopo arrivarono a ChiShan anche due giovani italiani, e dopo due mesi arrivarono anche due famiglie italiane (Stefano e Marco) unicamente per cercare un mestiere e impiantare un gruppo di neo-catecumenali… In parrocchia vi era un Catechista: con lei, io visitai diverse famiglie di cristiani e catecumeni, sia a Chishan come nelle frazioni di MeiNung, Shau Ti Men, Kia Shien, ecc. Arrivò anche p. Orioli, che però si fermò a Kaoshiung a studiare la lingua. In ottobre 1987 ebbi anche la notizia che mio fratello Giacomo era morto di tumore il 5 ottobre. Nel 1988, sentendo ormai che in Cina vi era libertà di movimento tentai di andare a Hanchung e forse anche a Sisiang, con p.Bolis e p.Politi. Ma Hanchung sì, Sisiang no… e così, basta almeno per ora di Cina… Tornando a Kaoshiung, cominciai a pensare anche a Taiwan, io ero un pesce fuori d’acqua. Dopo oltre due anni, nessun catecumeno e i Cristiani sempre quei trenta anziani… Un po’ la mentalità politica (sperando solo che il Comunismo sarebbe crollato per poter tornare in Cina a comandare) un po’ la libertà di Taiwan e soprattutto il denaro, che a Taiwan facilmente facevano tutto il complesso, mi convinceva che per il momento i Cinesi di Taiwan non erano disposti al messaggio del Vangelo… Presi l’occasione che il Vicario Generale, p. Cagnasso, era in visita a Taiwan, per dirgli che, per il momento, forse era meglio che io tornassi a Hong Kong. Ed egli acconsentì di parlarne al Superiore. Nel frattempo era arrivato a Taiwan anche p.Matera, giovane e conoscente la lingua mandarina e il dialetto Taiwanese… Egli veniva incaricato di curare la parrocchia Meng Chun a Sud di Kaoshiung. E io ero libero. Il 29 maggio 1989 tornavo in vacanza. In Italia, trovai un nuovo parroco, d. Giacomo Borsotti, malato grave di tumore. Lo aiutai in parrocchia. Poi, mentre ero a Roma in viaggio di ritorno a Hong Kong, seppi che il mio parroco era morto il 10 novembre 1989… Quando tornai a Hong Kong (novembre 1989) il Vescovo mi mandò ad aiutare p. Kong a St.Francis of Assisi in Shum Sui Po. Ma dopo pochi mesi, ai primi del 1990 io fui ricoverato al Canossa Hospital per mal di schiena. E col parere del dr.Yao accettai di subire l’operazione alla spina: l’ultima vertebra venne sostituita con cartilagine. Mentre io ero al Canossa Hospital, p.Famiglietti di Kam Tin, ebbe un infarto, che lo rese mezzo paralitico. Anch’egli venne ricoverato al Canossa Hospital: dopo pochi mesi dovette tornare in Italia. Ricordo come poco dopo, mentre io ero al Pime in convalescenza, giunse la notizia che p. Giovanni Viganò, parroco a Tai O, Lantao, era morto all’improvviso in Italia il 25 luglio. Così nel settembre 1990 il Vescovo mi mandava a curare il distretto, o parrocchia di Lantau island. Però, mentre prima il centro di quel distretto era Tai O (dove esiste la Chiesa e una scuola) e dove p. Viganò aveva speso 14 anni, ora invece, sembrando che Mui Wo andasse sviluppandosi, il Vescovo aveva acquistato un ambiente a Mui Wo: perciò d’ora in avanti Mui Wo diventava il Centro della nuova parrocchia the Epiphany Church: e questa nuova parrocchia includeva Mui Wo, Tai O, Tung Chung, Discovery Bay e anche l’isola di Peng Chao. Poco lontano dalla nuova Chiesa erano arrivate anche alcune Suore (cinesi) della Società degli Angeli (Canada) che aiutavano per il catechismo, e visitavano gli ammalati, gli anziani e i poveri. Io ero solo, e mi arrangiavo a fare qualche cosa per conoscere e aiutare i pochi Cristiani di Mui Wo. Ogni domenica, oltre alla Messa in Cinese e anche in inglese (perché cominciavano ad arrivare le Filippine) al mattino, al pomeriggio andavo a Peng Chao per la Messa, mentre ogni sabato pomeriggio andavo a Tai O. Anche a Discovery Bay il Vescovo aveva acquistato un locale, dove quei Cristiani (che andavano sempre aumentando) si radunavano spesso pregando e discutendo. Anch’io andai quella volta alle loro riunioni e ricordo che essi accettarono subito il mio parere di chiamare la loro comunità "Holy Trinity Community". Alla domenica essi partecipavano alla Messa nella Hall, della scuola governativa di Discovery Bay, dove ogni domenica un gesuita celebrava (in inglese). Ai primi del 1993 il Vescovo mandò anche p. Ferrarese ad aiutarmi, e sembrava di andare d’accordo. Pensai di andare ancora in vacanza in Italia. Da là nell’ottobre 1993 volli fare ancora una visita agli amici di Hong Kong che erano andati in America. Fui a Boston, Los Angeles e San Francisco. Tornando a Hong Kong il 6 novembre (cioè a Mui Wo) Allora un po’ per l’età e un po’ anche per la salute, pensai di provare a scrivere una lettera al Cardinale chiedendo se possibile, dare la responsabilità di parroco a p. Ferrarese, mentre io sarei stato suo coadiutore. E consegnai la lettera al nostro Superiore, pregandolo di portarla al Cardinale. Povero merlo, io credevo di essere ancora nel secolo scorso, quando il Vescovo comandava e noi obbedivamo. Il fatto è che ancora oggi io aspetto la risposta a quella mia lettera… Ma poco dopo, p. Ferrarese era destinato a Fanling e io a Rosary Church, mentre per il momento, le Suore erano incaricate di curare la parrocchia di Mui Wo. E un bel giorno il Vicario Generale mi telefonò dicendo: ormai tutto è deciso, e se tu hai dei problemi, rivolgiti al tuo Superiore del Pime, il quale pensava che avendo io vissuto a Hong Kong per oltre quaranta anni, non era possibile che io non sapessi l’inglese: se io capivo il giornale inglese, naturalmente potevo capire e parlare l’inglese. D’altra parte il parroco di Rosary Church mi telefonò, invitandomi ad andare, perché io avrei solo celebrato la Messa e ascoltato le Confessioni… Così dopo qualche notte insonne, per paura di dover parlare inglese, io decisi di telefonare al Superiore che ci sarei andato. E il 31 dicembre 1993 andai col Superiore a Rosary Church. Là mi fu indicata la stanza del p.De Ascanis. E dopo un’oretta il Cardinale mi telefonò per augurarmi Buon Anno. Allora comprai il messalino inglese e cominciai subito a celebrare in inglese dalle Suore (St.Mary) sebbene spesso io non sapevo quello che leggevo.

 

 

Rosary Church (1 gennaio 1994 – 15 giugno 2000)

 

Una bella chiesetta, ma una parrocchia molto complessa. Oltre alla Messa presso le suore, ogni giorno due Messe al mattino e una alla sera in Chiesa, alla domenica due Messe in inglese e quattro in Cinese. Oltre ai turisti numerosi, il popolo è fatto di tutte le razze: l’unica divisione possibile è: English speaking e Chinese speaking people. Parroco era p. Francis Lau (Cinese); poi con me c`è p. Casey M.M. il quale però essendo in carica del Sunday Examiner, a Rosary Church celebra la Messa e poi è assente. Alla domenica veniva fr. Joice (salesiano) per aiutare a celebrare la Messa e per le Confessioni. Inoltre abbiamo vicino il Queen Elizabeth Hospital: e i primi anni dovevo andarci quasi ogni giorno a visitare gli ammalati dell’ospedale. Finchè nel 1997 arrivò p. Morlacchi, che prese a cuore questo lavoro. A Rosary Church capii meglio come i Cristiani e Catecumeni ora non sono solo i residenti di quella zona, ma in massima parte provengono da ogni località di Kowloon, N.T. (Nuovi Territori) e Hong Kong proprio come è per la scuola e il lavoro… Oltre alla vita e al lavoro ordinario di questi anni, meritano di essere ricordati l’anno 1995, 1997, 2000.

1995: Ricorreva il novantesimo Anniversario della Chiesa del Rosario e insieme ricorreva il cinquantesimo Anniversario della mia ordinazione sacerdotale. Avendo sentito che in parrocchia avrebbero festeggiato in ottobre il novantesimo Anniversario, io pensai di andare prima in Italia per il mio cinquantesimo di sacerdozio. P. Pinos (mio compagno ora in Bangladesh) volle organizzare questa festa e coinvolgere tutti i nostri compagni di scuola per ritrovarci ancora insieme a celebrare la messa del cinquantesimo, proprio a Pagnano, nella chiesa dove ricevemmo l’ordinazione 50 anni fa. E il Signore ci concesse anche questa Grazia. Il 19 giugno 1995 potemmo tutti insieme (undici) ringraziare e lodare il Signore, nella chiesa di Pagnano, vicino alla Grugana. Giornata davvero indimenticabile: quanto è buono il Signore (eravamo ancora in undici). E naturalmente, anche i miei parenti compaesani non dimenticarono di esprimere la loro gioia. Il parroco del mio paese nativo volle invitarmi a celebrare la Messa solenne a Gromlongo, proprio nella festa patronale di S.Rocco il 16 agosto. Tornavo a Hong Kong il 19 settenmbre 1995, in tempo per partecipare alla festa del novantesimo Anniversario di Rosary Church, a cui fu presente anche il Cardinale.

1997: Nel 1996 cominciai a capire di essere più un peso che un aiuto a Rosary Church. Anche il parroco mi ripeteva che non era necessario che io andassi al Queen Elizabeth tutti i giorni, perché ora là c’è il nuovo Centro Pastorale, con una suora in carica: e quando ci sarà qualche caso urgente andrà lui con la macchina. E poi mi ripeteva: d’ora in avanti posso anche io prendere qualche giorno di vacanza alla Pime House, ogni tanto, come ora fanno tutti i preti… Nel settembre 1996 feci l’operazione anche alle cateratte degli occhi. Il 16 marzo 1997 moriva di tumore anche il p. Gambaro, nostro Superiore. Però nel maggio 1997 arrivava a Rosary Church anche p. Morlacchi il quale cominciò subito con entusiasmo il suo lavoro, soprattutto per le Confessioni in Chiesa e per la visita quotidiana all’Ospedale. Una cosa che ci preoccupava un po’ era il cambiamento di governo a Hong Kong, fissato per il primo luglio 1997. Ma grazie a Dio, tutto andò liscio: da allora Hong Kong non è più Colonia Inglese, ma una provincia speciale della Cina. E finora a Hong Kong la vita procede abbastanza quieta e libera: tutti possono trovare lavoro e guadagnare: questo è utile anche alla Cina. Così io tornai in Italia il 7 agosto 1997 a festeggiare il mio cinquantesimo anniversario della prima partenza dall’Italia nel 1947. Ai primi del 1998, da poco tornato a HK, cominciai a sentire dei disturbi di sangue, con frequenti capogiri. In ottobre, un mattino, svenni in camera: fui portato al St.Teresa Hospital e allora mi fu applicato un pace-keeper, (peace-maker). Era il 28 ottobre 1998. Alla fine del 1999 feci l’operazione di ernia lasciando rovinato l’ano.

2000: L’anno del Giubileo; e anche l’anno dei nostri movimenti. P.Morlacchi in Italia (15-28 Maggio). P.Lao Malaisia (12-17 giugno). Casey andrebbe in America per un mese. E io? Già allora correvano voci che io non sarei più tornato a Rosary Church, e probabilmente anche P.Lao (il parroco) sarebbe stato trasferito altrove. Ne parlai al Superiore p.Doimo: egli mi suggerì di ritirarmi alla Pime House, dove avrei sempre potuto aiutare in altre parrocchie quando in bisogno: e io accettai la proposta. E partii per l’Italia il 16 giugno. Arrivato in Italia, mi fece impressione il vedere come anche in Italia la società era tanto cambiata: case nuove, strade nuove, macchine ovunque, nessuno cammina a piedi, nemmeno nei paesi di campagna. Inoltre il vedere la gente che tratta senza gentilezza, nè rispetto… anche tra i preti o i membri del Pime: se non sei amico, nessuno ti conosce. Cominciai a capire non solo di essere vecchio, ma di dare spesso fastidio agli altri… e questa è la verità anche se non piacevole. Anche i miei fratelli e sorelle ormai malandati in salute, e piuttosto giù di morale, sfiduciati… Che impressione!

Come sono fortunato io, che mio padre mi lasciò l’uso di due stanze nella casa di mio fratello….???, su al Grumello, in mezzo alle vigne e ai boschi. Mio fratello e mia cognata, che si fecero in quattro per aiutarmi e servirmi. Anche se non feci lunghi viaggi (nemmeno a Roma), grazie ai miei disturbi alla schiena, occhi, ecc., però feci diversi viaggi con la macchina di mio fratello e nipote Rocco a Sotto il Monte e Rancio di Lecco; e vidi spesso quei confratelli in particolare p.Ruggiero a Rancio: fui anche a Bergamo e altri paesi per visitare i miei parenti.

Alcuni ricordi:

mio cugino Vittorio, compaesano, moriva quasi all’improvviso il 29 giugno 2000 e dopo pochi mesi moriva anche sua moglie Luisa.

A metà luglio una coppia di sposi cinesi furono nostri ospiti una settimana.

Ai primi di Agosto incontrai a Sotto il Monte p. Comissari di Hong Kong con un centinaio di focolarini: con loro celebrai la Messa a Terno d’Isola.

Nel frattempo ricevetti la notizia della morte di p.Aletta.

A metà agosto incontrai anche d.Pino Rossini ex-parroco di Gromlongo, era molto depresso e non parlava, l’otto settembre partecipai ai suoi funerali a Bergamo…

Il chierico di Hanchung (Piero Zhou) che studia a Roma mi mandò le foto prese a Hanchung lo scorso Natale, e mi telefonò che sperava di incontrarmi in Settembre.

Il 16 agosto, patronale di Gromlongo il mio parroco d. Mario volle ricordare insieme al suo quindicesimo anniversario di ordinazione anche il mio cinquantacinquesimo Anniversario.

Ricevetti da Andrew Wu la notizia di Bartolomeo Yu (Hanchung) aveva ottenuto il permesso di venire a Hong Kong e sperava che anche io potessi incontrarlo in novembre o dicembre.

Intanto da Hong Kong arrivò la notizia che il parroco di Rosary Church sarebbe andato come parroco a Shatin il primo settembre 2000.

E io tornavo a Hong Kong il 24 ottobre. Comissari mi aspettava all’aeroporto per portarmi alla Pime House. P.Doimo mi disse chiaro che già un Maryknoll stava arrivando a Rosary al mio posto e perciò io dovevo sbrigarmi a ritirare le mie cose. E difatti dopo tre giorni io ero libero cittadino, della Pime House, prendendo il posto di p.Aletta. Il 26 novembre venne a visitarmi Andrew Wu (che era in viaggio per gli USA a visitare sua sorella). Egli mi disse come, dopo la Canonizzazione dei 120 Martiri Cinesi, il permesso di venire a Hong Kong per Bartolomeo Yu era sospeso. Però, Bartolomeo Yu aveva già incaricato un suo prete giovane di rappresentare lui, e venire a visitarmi in questi giorni. Infatti l’otto dicembre 2000 all’improvviso arrivò alla Pime House un giovanotto con l’indirizzo datogli da Andrew Wu. Il giovanotto aveva una lettera di Bartolomeo Yu che appunto diceva di incaricare questo Stephen Lu a rappresentare lui e mi offrì anche una bella pianeta bianca. Stephen Lu ha 35 anni, è sacerdote da 10 anni, lavorò in parrocchia sotto la guida di Bartolomeo. Recentemente fu mandato a Sian a studiare l’inglese. A Hong Kong parlava solo mandarino, ma scrivendo cinese, potè andare dove volle. Vide i Vescovi e anche i pezzi grossi… Per una settimana fu ospite al Pime: partì col treno verso Sian il 14 dicembre 2000. E io in dicembre, ebbi anche occasione di andare con p.Doimo e p.Comissari ad aiutare per le Confessioni (Tai Po, Sek Lei, Sai Kung, Ching Yi) e così finì anche il 2000… Amen Alleluia. (T.P.)

 

In pensione alla Pime House

 

Concludendo: quasi senza accorgermi, sono passati già 54 anni di Cina. Quando arrivai in Cina la prima volta, ero un giovane di 26 anni, pieno di vita, di entusiasmo, di fiducia. Però, allora era il Superiore o il Vescovo che dava le direttive; andavo dove mi chiedevano di andare, facevo ciò che mi dicevano di fare e basta. Anche se davanti a problemi, difficoltà ritrovavo presto la forza e la fiducia. Così fu a Hanchung, e poi a Cheng Sha Wan, Li Cheng Uk e Tsuen Wan. Ma poi a Cheung Chao cominciai a scricchiolare un po’. Mentre qualcosa stava cambiando anche nella società, si vede che anche io stavo maturando… (50 anni).Io cercavo di usare il vecchio metodo della visita alle famiglie, ma capivo che pian piano, quello che aveva valore per la gente era ormai solo il successo o il guadagno materiale.

E da ultimo, quando a 72 anni io pensavo di riprendere il mio lavoro solo come aiutante del responsabile, vidi come i piani della Provvidenza spesso sono diversi dai nostri, e pur non avendo nè parlato nè imparato l’inglese, accettai di andare a Rosary Church, sapendo che spesso sarebbe stata la conclusione del mio lavoro in Cina. Oggi, pensionato alla Pime House, pensando di essere arrivato alla mia età, nonostante tutto, non mi sembra neanche vero: ma è così, presto!… Cosa posso fare all’infuori di ringraziare il Signore di tutto, e sforzarmi per convertirmi, perchè è ora… Ringrazio i miei Confratelli che mi aiutano e mi aiuteranno… I tempi sono cambiati e continuano a cambiare anche a Hong Kong e in Cina. Perciò anche i problemi cambiano e si complicano. Perciò anche il lavoro missionario deve cambiare e rinnovarsi continuamente, il che non è facile. I Cinesi sono ancora Cinesi, con i loro difetti e le loro buone qualità. Ma oggi anche i Cinesi sono più maturi e attivi, pratici, capaci di affrontare ogni realtà, facile o no, disposti anche ad aiutare i bisognosi. Secondo me, i Cinesi ricordano molto più di noi europei, sia il bene come il male ricevuto. Per questo, molti Cinesi ricordano anche come in passato, forse alcuni missionari anche senza volerlo, in realtà usarono della religione per portare a loro la propria civiltà europea, per dominare e usarli a propria utilità. Perciò, ora, occorre che noi riconosciamo anche i nostri sbagli: e per questo occorre pazienza, rispetto e sforzo di rinnovare noi stessi, praticare quello che diciamo. Dobbiamo convincerci che non potremo portare ai Cinesi qualche cosa che essi sanno di avere già (beni, ricchezza, capacità, ecc.) ma che in realtà noi possiamo solo portare a loro l’amore (= Cristo) non a parole, ma con la vita. Quindi, a riguardo della Cina, penso che più che preoccuparci del personale disposto ad andare in Cina,o anche di mandare loro aiuti finanziari, è necessario soprattutto ascoltare, pazientare, rispettare e pregare di più. E a riguardo di Hong Kong, penso che dovremmo usare meglio delle nostre scuole e altre comunità: più che pensare allo standard o bella riuscita, dovremmo con le parole e la nostra vita, dimostrare che crediamo davvero quello che predichiamo (che offriamo la vita per realizzare l’amore).

E la casa del Pime?

Lo scopo di questa casa sarebbe quello di dare a tutti i membri del Pime un luogo salubre, quieto dove incontrarsi qualche volta, non solo, ma anche scambiarsi le gioie, le preoccupazioni e anche le croci per incoraggiarci a vicenda a riprendere con fede e gioia. Talvolta io mi chiedo: "come mai alcuni membri del Pime non sentono l’utilità di incontrarsi qualche volta? Come mai alcuni anziani preferiscono vivere al loro posto? Ci deve essere una ragione. Naturalmente anche io parlo da anziano, pensionato, che non trova facile capire i giovani. Infatti mentre essi godono buona salute, e sono cresciuti nella mentalità della macchina, del computer… noi invece, oltre che incapaci di capire il linguaggio moderno, siamo anche malandati di salute… E allora? Penso che l’unica via per tutti sarebbe quella di riconoscere che le grazie ricevute e ringraziare sempre il Signore, e nello stesso tempo sforzarci continuamente di rispettare e aiutare, perdonare a vicenda, rinunciando qualche volta anche a noi stessi.

8 Marzo 2001