Venerdì Santo
Meditazione di Don Divo Barsotti (estratto)
Testo completo: http://www.figlididio.it/meditazioni/triduo.html
(Audio)
Dunque noi celebriamo oggi la Passione del Signore, ma non
dobbiamo celebrarla con sentimenti di tristezza perché è la glorificazione del
Cristo e la nostra salvezza che noi celebriamo.
Finita l'omelia noi dovremo elevare a Dio la preghiera universale, una preghiera
che noi sappiamo che sarà esaudita, la preghiera per tutti i bisogni degli
uomini, la preghiera per tutta l'umanità. Tutta la umanità infatti dipende da
quella Croce. Ma da quella Croce l'umanità può sperare ogni cosa, da quella
Croce l'umanità può ricevere tutto, perché ha già ricevuto il sangue di un
Dio.
Noi oggi celebriamo la Passione e nella passione celebriamo già la nostra
vittoria perché è la sua vittoria; celebriamo la nostra salvezza perché
celebriamo il compimento del disegno di Dio. Morte e Resurrezione non sono due
aspetti antitetici, sono un solo Mistero. La morte stessa è la glorificazione,
perché è la suprema manifestazione dell'Amore e insieme la suprema efficacia
di un Amore che vince l'abisso della opposizione fra la creatura e Dio. Non solo
colma la distanza infinita che separa la creatura dal Creatore, ma vince
l'opposizione che il peccato aveva creato. La Santità si unisce in Cristo non
al peccato, ma all'esperienza che deriva dal peccato cioè a questa opposizione
radicale, mostruosa, della creatura al Creatore, così che non vi è più
lontananza, non vi è più inimicizia, non vi è più separazione. Tutto è uno!
E se tutto è uno, la nostra fede nella morte di Cristo non ci permette di avere
più sentimenti di turbamento, di timore; di angustia. Proprio la nostra
povertà Egli ha assunto, proprio la nostra debolezza Egli ha assunto, proprio
il nostro peccato Egli ha assunto e lo ha vinto perché l'amore suo è stato
più grande di ogni peccato, più grande perfino dell'inferno. Egli ha voluto
subire, in qualche misura, la pena stessa del danno per distruggere nella sua
morte l'inferno medesimo.
No, io so che l'inferno è reale, so che l'inferno esiste e tuttavia - secondo
alcuni grandi teologi, sia protestanti che cattolici - la morte di Cristo - in
qualche modo ha distrutto l'inferno. L'ha distrutto oggettivamente;
soggettivamente se uno vuole, ci può sempre andare perché è evidente che Dio
non condanna nessuno, non ha condannato più nessuno da quel momento, e da quel
momento nessuna condanna viene da Dio. L'inferno è soltanto di chi ci vuol
andare, di chi vuol rifiutare per sempre questo amore infinito, questo amore
immenso che tutto può. L'inferno è soltanto la creazione dell'uomo, non è
più la creazione di Dio. Dio è l'amore che salva Dio e l'amore che tutto
riempie, Dio è l'amore che tutto sommerge nel suo oceano di luce.
Dio è questo! Abbiamo noi motivo di temere? Di noi stessi sì, perché possiamo
non credere all'amore; di noi stessi sì, perché possiamo rifiutarci all'amore;
di noi stessi sì, perché possiamo sottrarci all'amore. Ma se noi ci apriamo ad
accogliere questa luce immensa, se ci apriamo ad accogliere questo amore
infinito, in noi stessi vivrà il Figlio di Dio per glorificarci nonostante
quello che siamo, perché in noi da oggi in avanti il Padre non potrà vedere
più che il suo Figlio. Egli ha preso sopra di Sé, non tanto le nostre
sembianze, ma quello che è più proprio di noi. Perché che cosa ha di proprio
l'uomo se non il peccato? ed Egli l'ha preso! Dal momento che il Padre ha dovuto
riconoscere in Lui, Figlio Unigenito, la nostra responsabilità di peccatori, in
noi ora il Padre non vedrà più che il suo Figlio.
Ecco quello che è avvenuto con la Morte di Croce, miei cari fratelli. Gioia
pura! Deve aprirsi la nostra anima in una speranza immensa, deve aprirsi la
nostra anima in una fiducia senza. più confini, deve abbandonarsi la nostra
anima a questo amore di Dio. Questo ci chiede oggi la Passione di Gesù
Salvatore.
Come vedete è stato con ragione che alle vesti violacee di una volta, la Chiesa
ha voluto che subentrasse il colore roseo, il colore del trionfo; il colore
della porpora, della regalità. È veramente il Cristo Re che domina tutto, il
Cristo Re che ha ripreso possesso di tutta quanta la creazione per portarla a
Dio. Noi viviamo questo trionfo di amore.
Non separiamo il Venerdì Santo dalla Pasqua. La morte e la Resurrezione sono un
solo Mistero e pertanto non ci deve turbare la nostra partecipazione alla
Passione del Cristo. Noi stamane abbiamo parlato della nostra partecipazione
alla Passione e abbiamo detto che la sofferenza del Cristo deve continuare in
noi fintanto che dura il peccato. Ma abbiamo detto anche che nella nostra
sofferenza viviamo già la glorificazione, come il Cristo che nella sua Passione
ha vissuto già la sua vittoria. Non aveva detto forse Gesù nel XIV capitolo:
"Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!"? E lo dice proprio mentre si
incammina verso la Croce. Egli ha già vinto, e anche noi abbiamo già vinto.
Fra quanti anni?... vivremo finalmente la partecipazione di questa gloria
immensa che è già nostra, anche se ora la viviamo nella condizione mortale,
come Gesù che viveva la sua vittoria nell'angoscia suprema della sua agonia.