DALLE FILIPPINE, RICORDANDO P. FAUSTO TENTORIO
Missionario del "Pime", "Martire" nelle Filippine...
RICORDANDO P. FAUSTO TENTORIO!
Padre Fausto Tentorio, Missionario del "Pontificio Istituto Missione Estere" ("Pime") nelle Filippine, è stato ucciso il 17 Ottobre alle ore 8 locali nella cittadina di Arakan, nell’Isola meridionale di Mindanao! Con lui, sono 19 i Missionari del "Pime" che hanno subito una morte violenta in Missione.
Aveva appena finito di celebrare la Messa, nella Chiesa Parrocchiale di Arakan, e stava entrando in macchina, quando due uomini mascherati, in moto, gli hanno sparato. Soccorso dai fedeli, è stato subito portato al più vicino Ospedale, distante 30 chilometri, ma inutilmente!
Padre Fausto aveva 59 anni ed era originario del Lecchese. Partito nel 1978 per le Filippine, aveva lavorato in diverse Missioni dell’Isola di Mindanao, l’Isola più grossa a Sud dell’Arcipelago delle Filippine.
Nel 1990, aveva deciso di impegnarsi a tempo pieno con i Tribali della zona della Valle di Arakan: circa 20.000 persone in via di estinzione!
A partire dal 1955, con l’arrivo dei primi coloni, a queste popolazioni erano stati tolti migliaia di ettari di foresta, loro "habitat" naturale. La scomparsa della terra avrebbe portato anche alla scomparsa delle Tribù. Da 31 anni Padre Fausto lavorava a stretto contatto con gli Indigeni del luogo, i "Manobo", nella formazione e organizzazione delle loro piccole comunità montane. Con l’aiuto della "Cei", di alcune agenzie non governative, ed anche di agenzie governative, era riuscito in questi anni a far sì che il Governo riconoscesse la priorità dei Tribali sulle terre ancestrali rimaste. Padre Fausto era il coordinatore Diocesano per le popolazioni Indigene.
Il lavoro era poi continuato con la nascita di cooperative agricole, educazione sanitaria e alfabetizzazione. Negli ultimi tempi, Padre Fausto era anche impegnato per fermare la diffusione dell’industria mineraria, altro elemento di distruzione delle popolazioni Indigene e del territorio dal quale traggono tutto il loro sostentamento.
Come la morte di Padre Tullio Favali nel 1985, quella di Padre Tentorio non è legata al Fondamentalismo Islamico, ma alla difesa delle popolazioni Indigene di Mindanao. L’Isola del Sud delle Filippine è infatti un "microcosmo" dei drammi che attraversano il Pianeta! «Padre Fausto – racconta Padre Luciano Benedetti, anche lui Missionario del "Pime" nelle Filippine – era minacciato per il lavoro che svolgeva da tempo nella difesa delle terre dei "Manobo"! Terre che fanno gola, in una zona ricca di risorse minerarie. Già otto anni fa fu oggetto di serie minacce, da parte di un gruppo armato appartenente al Clan "Bagani", ma fu protetto dalla popolazione locale, che lo aveva tenuto nascosto mezza giornata in un armadio. E ancora, due anni fa, era stato fatto oggetto di nuove minacce!».
La morte di Padre Tentorio è un nuovo capitolo nel libro del Martirio che, da tanti anni, ormai contraddistingue la presenza del "Pime" a Mindanao. Prima di lui, qui, hanno donato la loro vita per il Vangelo già altri due Missionari del "Pime": Padre Tullio Favali, ucciso nel 1985, e Padre Salvatore Carzedda, ucciso nel 1992. Altri due Missionari del "Pime", in anni ancora più recenti, hanno subito un rapimento: Padre Luciano Benedetti nel 1998, e Padre Giancarlo Bossi nel 2007.
Ho conosciuto Padre Fausto nel 1990, appena giunto nelle Filippine! Come era d’uso, ai nuovi arrivati si chiedeva di visitare tutte le Missioni del "Pime". Devo dire che quei giorni passati all’Arakan, con Padre Fausto, furono il primo "assaggio" di cosa mi avrebbe aspettato in seguito. Una casa di legno, senza corrente elettrica ed acqua corrente. Cibo povero, in apparenza perfino disgustoso, molto diverso da quello che pensavo. Una lingua al momento incomprensibile. E poi, tante ore passate a camminare o a cavallo, attraversando fiumi, e salendo e scendendo montagne. Con Fausto, passammo una notte in una casetta nella foresta vergine. Buio, freddo e tanti rumori sconosciuti...
Padre Fausto, che per me era già un "veterano" della Missione, era a suo agio! Lo chiamavano "Pops", perché il suo nome era troppo complicato da pronunciare per loro. Amava quei posti e la sua gente, che trattava con pazienza e bonarietà. E notai subito che la gente lo ricambiava di cuore. Di cuore solo, perché non avevano altro da dare! Ma questo era già abbastanza... Ciao, Fausto!