INCONTRO A SHINJUKU |
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In questo periodo di ambientamento alla Casa San Giuseppe e alla vita in Italia dopo circa 12 anni vissuti in Giappone, mi tornano alla mente tante cose e tra queste un incontro che ha segnato i miei primi (ma non solo) anni nella terra del sol levante. |
Frequentavo i corsi di lingua giapponese in uno dei grandi grattacieli di Shinjuku, un'area dove pullulano miriadi di ristorantini, snack e localini di ogni genere. |
Con alcuni amici giapponesi andai in uno di questi snack, un po' per rilassarmi dallo studio della lingua, ma anche attratto dalla sua singolarità. |
Era sul tardo pomeriggio, quando i salaryman (colletti bianchi giapponesi) escono dagli uffici per riversarsi in questi locali. |
Anche noi entrammo e ordinammo da bere. A poco a poco il locale si animò e si fece rumoroso. |
All'improvviso mi sentii toccato alla spalla. Mi voltai e un viso bonario mi porse il saluto. Ci presentammo a vicenda e scoprii di avere avuto l'onore di conoscere l’iniziatore del locale. |
Era un missionario francese che da circa 50 anni viveva in Giappone. |
Dopo aver lavorato per molti anni nelle parrocchie e nei seminari, lascia questo tipo di attività per aprire uno snack, chiamato "Epopè", per venire incontro e offrire compagnia a molti salaryman che affogano nell'alcool una vita di lavoro, di stress e solitudine. |
Prima di lasciarlo ai suoi clienti-amici mi venne spontaneo chiedergli un consiglio: per un missionario che, da poco arrivato in Giappone, si appresta ad inserirsi nella società e nella chiesa giapponesi... |
Il padre francese non mi rispose nulla, ma donandomi la sua autobiografia mi scrisse in latino sulla prima pagina: "Ama e fa' ciò che vuoi". |
Nei successivi anni di permanenza in Giappone non ho aperto locali o fatto altre cose del genere, ma questa frase di Sant'Agostino, che il missionario francese mi aveva riconsegnato come se fosse il suo testamento, aveva cominciato a scavare nel mio cuore aprendo in profondo nuove prospettive, dandomi un nuovo modo di vedere e di pensarmi nella realtà in cui il Signore mi aveva mandato... |
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P. Alberto Berra |