MISSIONARIO IN GIAPPONE   TORNARE BAMBINI   UN "TUFFO" NEL SILENZIO!

P. Alberto con alcuni piccoli amici giapponesi!

P. Alberto Berra racconta la sua esperienza di "bambino" tra i piccoli giapponesi della sua missione...

Verso i bambini Gesù aveva una grande predilezione e non si tirava mai indietro nel benedirli tutte le volte che, saltando di gioia, gli si facevano attorno superando il muro degli Apostoli.

Inoltre, più di una volta, non si era limitato a manifestare simpatia per loro, ma li aveva indicati come gli eredi del regno dei cieli.

"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli… E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio accoglie me." (Mt 18,3-5).

È difficile parlare di "diventare bambini" a dei ragazzi e ragazze, come voi lettori di IM che, da poco usciti dall’età fanciullesca, siete pieni di voglia di entrare nel mondo dei giovani e degli adulti.

Uno potrebbe perciò pensare che quello che ha detto Gesù non vada preso alla lettera, ma sia solo un modo per farci capire di più quanto dobbiamo lavorare su noi stessi. Certamente anche questo. A volte però mi chiedo se queste spiegazioni non diventino alla lunga una grande tentazione che ci fa da freno nel diventare, appunto, come bambini.

Io però, missionario in Giappone per circa 12 anni, ho avuto la fortuna, e non per merito mio, di poter evitare questa tentazione, almeno per i primi anni.

Per i primi due anni infatti ho dovuto imparare a parlare, a leggere e a scrivere in giapponese.

Il giapponese è una lingua composta di suoni a cui non siamo abituati e di caratteri ("kanji") che non sono riconducibili al nostro alfabeto.

Tutto ciò mi ha costretto a pronunciare le prime parole letteralmente come i bambini di pochi anni; ho cominciato a scrivere come scrivono i bambini dell’asilo, seguendo le indicazioni delle maestre e cercando di scrivere dentro nei quadrati fatti apposta perché la scrittura avesse una proporzione.

Piano piano, con questa docilità di bambino, vedevo i miei scarabocchi prendere una dimensione leggibile e quando la maestra mi correggeva o mi lodava per i miei risultati, riprovavo i sentimenti dei bambini delle prime classi delle elementari.

Dopo alcuni anni di permanenza in Giappone mi è stata affidata la direzione di un asilo, e così anche in questo caso il Signore, misericordioso nei miei confronti, mi ha dato un’ulteriore occasione per ributtarmi nel mondo dei bambini.

Poter giocare a pallone con i piccoli giapponesi è stata una boccata d’aria fresca, salutare per il corpo e l’anima.

Una delle esperienze che più mi ha colpito è stato ascoltare insieme ai bambini le favole, le belle favole giapponesi come "La gru che ricambiò il favore ricevuto" e "Momotaro", molto popolare in Giappone come da noi Cappuccetto Rosso.

Quando poi vedevo con loro le fiabe rappresentate o proiettate in un grande salone era difficile non farmi prendere dal loro entusiasmo, che mi faceva saltare sulla sedia, battere le mani al finale o scendere i lacrimoni dagli occhi.

Ma la gioia più bella è stata certamente vedere i bambini dell’asilo rappresentare la natività di Gesù. Una santa rappresentazione, piena di personaggi e di colpi di scena, che culminava con tutti i bambini che insieme cantavano a squarciagola: "Gloria in excelsis Deo".

Si sa che per i bambini le favole sono come racconti veri, e ciò vale a maggior ragione per quella storia vera di un Dio fatto uomo, che per essere compresa anche dai bambini sembra quasi una favola.

P. Alberto Berra

("IM" - Febbraio 2004)