Emergenza Guinea Bissau
Scontri in Guinea
Bissau,
la testimonianza dei missionari
("Mondo e Missione", Marzo 2006)
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Messaggi preoccupati arrivano dai missionari del Pime presenti in Guinea
Bissau, dove da alcuni giorni si registrano scontri alla frontiera con la
regione della Casamance, in Senegal. Le violenze avrebbero già provocato
diversi morti tra la popolazione civile. L’incidente più grave ha
coinvolto un camion saltato su una mina lungo la strada che collega la cittadina
di Sao Domingos, nel nord-est del Paese. Secondo la Croce Rossa internazionale
sarebbero morte 11 persone e 12 sono rimaste ferite. Alcune delle vittime
venivano da Suzana ed erano stretti collaboratori di padre Giuseppe
Fumagalli, missionario del Pime presente in questa zona da oltre trent’anni.
«Difficile capire cosa stia realmente succedendo - afferma preoccupato padre
Davide Sciocco, attuale direttore del Centro missionario Pime di Milano, che è
stato dodici anni in Guinea Bissau -. Le notizie che siamo riusciti ad avere dai
nostri missionari e delle suore che sono sul posto parlano di scontri tra gruppi
armati e di migliaia di persone in fuga. Alcune famiglie hanno chiesto
aiuto alle missionarie di Ngoré e Cacheu; erano fuggite dalle loro case senza
nulla, cacciate dai miliziani che stanno facendo razzie nei villaggi».
Non è tuttavia ancora chiaro chi siano i gruppi armati che si stanno
combattendo al confine tra la Guinea Bissau - Paese che sta faticosamente
cercando di uscire da una devastante guerra civile combattuta tra il ’98 e il
’99 e da un golpe nel 2003 - e la regione della Casamance, dove nonostante gli
accordi di pace con il governo di Dakar sono tuttora attivi gruppi di ribelli
indipendentisti.
Secondo sommarie ricostruzioni, pare si tratti proprio di scontri tra ali
estremiste del Movimento delle forze democratiche della Casamance (Mfdc), che
fanno capo a Sali Sadio e al gruppo di Kassol. È quanto ha sostenuto anche il
ministro della Difesa guineano Helder Proença di fronte al Parlamento:
«Durante questi confronti - ha dichiarato - alcune delle fazioni coinvolte sono
entrate in territorio guineano; abbiamo quindi deciso di mandare le nostre
truppe al confine per ristabilire l’ordine».
Secondo il ministro si tratterebbe di una lotta interna all’Mfdc,
presumibilmente legata alla composizione di una rappresentanza da inviare a
Dakar per un nuovo negoziato col governo senegalese. «Una volta arrivati sul
posto - ha aggiunto Proença - anche i militari guineani sono rimasti coinvolti
nei combattimenti, riportando la perdita di almeno due soldati».
Fonti dell’esercito guineano hanno fatto, inoltre, sapere che un attacco
lanciato contro una base di una delle fazioni del Mfdc coinvolte nei
combattimenti si è concluso con la morte di tre ribelli e quattro soldati
governativi. I vertici dell’esercito senegalese avrebbero confermato di essere
a conoscenza degli scontri in corso nel nord della Guinea, ma hanno negato il
coinvolgimento di militari di Dakar. Restano invece tutte da verificare - anche
se paiono molto plausibili - le voci che sostengono un coinvolgimento degli ex
sostenitori di Ausmane Mané negli scontri avvenuti alla frontiera.
Il gruppo di Sali Sadio ebbe, infatti, un ruolo nella ribellione, guidata
appunto da Mané, che nel 1999 rovesciò l’allora presidente Nino Vieira,
figura discussa e osteggiata, che tuttavia è riuscito di nuovo a imporsi nelle
presidenziali dello scorso anno.
«La situazione è complessa e preoccupante», conferma padre Davide Sciocco,
che è rimasto costantemente in contatto con i suoi confratelli oltre che con i
suoi collaboratori della Radio Sol Mansi, che lui stesso ha fondato e che
rappresenta una delle poche voci libere e indipendenti del Paese. «La Guinea
Bissau - continua - è uno dei Paesi più poveri del mondo. La sua politica è
stata caratterizzata da instabilità, guerre, colpi di Stato... Oggi il Paese
sta cercando di avviare una difficile fase di rinascita democratica, nella quale
la Chiesa svolge un ruolo importante. Ma le difficoltà sono ancora moltissime e
quanto sta accadendo ora alla frontiera con la Casamance non aiuta certo a
creare quel clima di pacificazione necessario per promuovere un serio cammino di
democratizzazione e sviluppo. Tanto più se forze esterne a questo Paese
contruibuiscono a fragilizzarlo ulteriormente».
In questi ultimi anni di grande instabilità, il presidente ad interim Hernique
Rosa, in carica dal 2002 al 2004 - cattolico praticante, commerciante e
indipendente dai partiti e rispettato da tutti - aveva svolto un ruolo molto
importante. Più volte il suo intervento è stato determinante per superare
tensione, riaprire il dialogo con i militari e riacquistare la fiducia
internazionale...
«Ora, con il ritorno sulla scena del presidente Nino e con questi focolai di
violenza all’est del Paese, la Guinea Bissau rischia di tornare in una
situazione di instabilità. E chi ne paga le conseguenze è soprattutto la
popolazione, che sta vivendo una situazione estremamente difficile. L’economia
è allo sfascio, ma anche il sistema educativo e sanitario non sono messi
meglio: lo scorso anno le scuole sono iniziate con diversi mesi di ritardo
perché gli insegnanti non vengono pagati; negli ospedali non ci sono medici,
infermieri, medicine... I giovani non hanno prospettive di lavoro e molti
vorrebbero emigrare. Noi missionari, insieme alla società civile guineana,
stiamo cercando in tutti i modi di dare una speranza alla gente. Ma serve la
collaborazione di tutti».