Se fosse uno scacco ai tanti "razzismi"
La
"sorte", fortunata e meritata, di "Mr. Obama"
ci inviti a combattere davvero il "pregiudizio".
Davide
Rondoni
("Avvenire",
6/11/’08)
Saremo meno
"razzisti" ora ? La vittoria di Obama
sarà anche una vera sconfitta per il "razzismo"? E si capirà meglio
cosa c’è dietro questo termine contro il quale, spesso solo a parole, tutti
sono pronti a schierarsi? Un Presidente "nero". C’è chi dice che in
realtà l’America
era già pronta da un pezzo, tanto è vero che pare non siano stati determinanti
i voti degli "afro-americani". Ma il fatto resta di notevole portata e
gli aggettivi si sono sprecati. Ora la presenza sulla scena mondiale di un così
potente uomo di pelle nera è un "monito" ineludibile. Il colore della
pelle, e altri motivi di ordine religioso, "etnico", culturale sono
all’origine di tanti gesti di razzismo. Ci sono fatti gravissimi nel mondo,
come in India,
o atteggiamenti spesso ambigui o strane insofferenze anche dalle nostre parti.
Tante battaglie "tribali", o tante rivendicazioni
"nazionalistiche" spesso poggiano su modi di vedere razzisti. Che l’uomo
più potente del mondo sia un nero, ora, non è solo la dimostrazione dell’infondatezza
di ogni razzismo, ma anche un invito a guardare meglio cosa è questo fenomeno.
Spesso, infatti, è stato semplice "allinearsi" tutti contro gesti di
sapore razzista.
Addirittura in un’occasione il "Campionato di Calcio" italiano (una
delle massime e intangibili "istituzioni mondiali", quasi come la "Casa
Bianca")
fu sospeso a causa di espressioni razziste rivolte a un giocatore. Una
"piaga", dunque, che appare nella nostra epoca il "nemico"
contro cui tutti e, per così dire, facilmente si schierano.
Come se nel razzismo si fosse trovata una nuova versione di "male
assoluto". Però si tratta di vedere bene come mai certi razzismi sono più
condannati di altri. La presenza di Obama deve invitare tutti a battersi contro
ogni gesto di questo tipo, qualunque ne sia il motivo. Senza
"ipocrisie". Ora che il politico più potente del mondo appartiene a
un tipo d’uomo che non molto tempo fa, e proprio nel suo paese, era oggetto di
atteggiamenti e leggi "discriminatori", si tratta di lottare perché
dovunque nel mondo ogni genere di razzismo sia condannato. Perché ancora oggi
il "fronte" in apparenza compatto del "no" a volte si
incrina... C’è una specie di razzismo, ad esempio, nel pensare che una
persona valga solo se in possesso di tutte le sue facoltà. È razzismo anche
quello di chi non riconosce più valore a uomini che vivono in condizioni
estreme di "dipendenza" dalle cure. È razzismo quello di chi non
sopporta un figlio "malformato". C’è un razzismo "strisciante" ma
"pervasivo" nell’idea che un uomo o una donna valgano solo in quanto "ben
riusciti". C’è un razzismo meno visibile ma altrettanto
"velenoso" nella considerazione di essere sempre i
"migliori", in politica come in cultura o in altre attività umane. Ci
può essere addirittura un insopportabile razzismo "etico": di chi si
sente superiore per motivi morali. Insomma, il razzismo è tante cose e
purtroppo è spesso presente. E ora che un nero, simbolo "secolare" di
uno dei peggiori razzismi subiti nella storia, sale i gradini della
"casa" più potente del mondo, abbiamo l’occasione di ritenere
chiusa un’epoca ma non chiuso il problema. La sorte, fortunata e meritata, di
Mr. Obama ci inviti a pensare al razzismo uscendo da facili "slogan".
E a combatterlo davvero, ovunque mostri il suo "muso" idiota,
"multiplo" e feroce.