LA MISSIONE PENSA

RITAGLI     BENEDIZIONE     MISSIONE AMICIZIA

Il gesto solenne di un padre che benedice,
invocando il nome dell'unico Dio.

Una mano che ti ama, e pronuncia per te parole di bene...

Sr. Paola Vizzotto
("Missionarie dell’Immacolata", Agosto-Settembre 2008)

Yacoubou ha solo 14 anni, è un bel ragazzo sveglio ed educato, ma deve scontare ben 5 anni di carcere per essere stato arrestato durante una retata alla "Briqueterie", il suo quartiere, abitato quasi esclusivamente da musulmani.

A suo carico non ci sono prove, ma deve subire la sorte del gruppo che, accusato di dissenso politico, è stato condannato senza processo o difesa.

Mi piace Yacoubou, di lui posso fidarmi e a lui affido gli incarichi più delicati in favore degli ultimi ragazzini arrivati in carcere. Non si lamenta, si sfoga a "strimpellare" sul guscio di una chitarra senza corde, inventando musica e canto, e segue le pratiche religiose della sua fede, compreso il digiuno, come se non bastasse la penitenza della prigione.

Quando gli affianco un avvocato per cercare di fargli ritrovare la libertà, devo contattare la famiglia e sono un po' preoccupata, perché come religiosa, e per di più straniera, mi sconsigliano di avventurarmi nel quartiere.

Finalmente contatto un ex detenuto che mi assicura di conoscere la casa di Yacoubou e vado con lui. È Venerdì e capito proprio nel momento dell'uscita dei fedeli dalla Moschea; mi verrebbe voglia di nascondere il Crocifisso, ma il velo bianco come la mia pelle è fin troppo eloquente. Il mio accompagnatore risponde subito agli sguardi indagatori: «È la Suora di Kondengui, della prigione, è la "maman" di Yacoubou». Subito il clima cambia, saluti e sorrisi mi accompagnano fino alla casa, dove trovo la mamma seduta per terra che frigge delle ciambelline da vendere sulla strada.

Non ci capiamo, lei non sa il francese e io non so il "Fufuldé", ma si alza subito e mi abbraccia profumando... il mio abito di olio fritto! Mi offre le ciambelline ancora bollenti e nelle sue parole riconosco il nome del figlio. Le do notizie e poi sento un passo "strascicato" accompagnato dal ritmo di un bastone. Subito la mamma ammutolisce e con rispetto si risiede per terra, allora intuisco che sta arrivando il "patriarca", il vecchio padre.

L'uomo indossa il "gandourà" e il berretto tradizionale, è curvo e la folta barba lo designa come un capo religioso; aspetto di essere presentata e lo saluto con rispetto, poi ci sediamo e io mi attendo che chieda notizie del figlio. Invece si interessa della mia salute, se ho faticato a trovare la casa, se qualcuno mi ha importunato, se la mia famiglia sta bene, se al mio Paese lontano il clima è stato favorevole alle piantagioni, se mi trovo bene in Camerun, se... La sua attenzione per me mi commuove e quando, finalmente, posso dargli notizie di Yacoubou, è lui ad essere visibilmente commosso. E mi dice che contava molto sul suo figlio maschio ed ora spera solo di vederlo libero prima di morire.

Quando gli spiego che sto tentando la revisione della condanna, impegnando un giovane avvocato, rimane un momento silenzioso, poi si alza, appoggia la mano sulla mia testa e mormora frasi che, benché per me incomprensibili, danno al gesto un senso di sacro e di solenne.

Mi sento turbata, il padre di Yacoubou sta invocando su di me la "Benedizione" di Dio: il nome di "Allah" è intercalato da quello del "Profeta". Faccio silenzio dentro di me e cerco di assaporare tutta la profondità di questo gesto; mi sento benedetta, protetta.

La mia impulsività mi spingerebbe a ricambiare il gesto con un forte abbraccio, ma non posso; la dignità dell'anziano padre mi mette in secondo ordine e posso "tributargli" solo un muto segno di rispetto.

Prima di uscire la mamma mi porge un pacchetto di frittelle, le assicuro che le porterò al figlio, ma lei insiste con il mio accompagnatore perché mi spieghi che sono per me, per la mia famiglia, al figlio penserà un'altra volta. Ricca della "Benedizione" e del dono ritorno alla prigione, al "Quartiere dei Minorenni", e racconto tutto a Yacoubou, dandogli il pacchetto ancora tiepido. Ora tocca a lui essere emozionato, e insieme ai compagni condividiamo le ciambelline che hanno tutto il gusto di un gesto d'amore di una mamma per ciascuno di noi.