MISSIONE THAILANDIA

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La missione del Pime nel nord della Thailandia,
si è arricchita di una nuova presenza, padre Raffaele Pavesi.
Raccogliamo la sua testimonianza e quella del "decano", padre Zimbaldi.

P. GIOVANNI ZIMBALDI.

P. RAFFAELE PAVESI.

Thailandia: l'esperienza del Missionario sarà "scuola" per il nuovo arrivato!

P. Giovanni Zimbaldi e P. Raffaele Pavesi
("Missionari del Pime", Marzo 2007)

In tutti gli anni che ho trascorso in missione, tra Birmania e Thailandia, il Signore mi ha sempre dato prove che il Vangelo porta serenità, libera dalle paure e infonde gioia nei cuori.
L’anno delle popolazioni tribali è diviso in scadenze: la scelta del campo da coltivare, la semina del riso, il tempo del raccolto… E ogni volta la gente deve propiziare gli spiriti con offerte e sacrifici di animali. Quando poi capita qualche disgrazia, come malattie, morti, siccità, alluvioni, credono che siano opera di spiriti che sono stati offesi e lo "shaman" (capo religioso) stabilisce quanti animali devono essere offerti agli spiriti. Per soddisfare queste prescrizioni spesso le famiglie incorrono nei debiti, perché hanno paura che se non fanno tutte le offerte e i sacrifici prescritti possono incorrere in disgrazie peggiori.
Una volta un villaggio pagano aveva chiesto di farsi cristiano. Passai per ogni casa a raccogliere gli oggetti ricevuti dagli antenati per le offerte agli spiriti e li portai nel bosco, «al di là del colle», come aveva chiesto il capovillaggio. Quando accesi il fuoco per bruciarli, il capo mi disse: «Grazie, padre. Ora mi sento libero da un peso che avevo sullo stomaco».
È la forza del Vangelo che ci insegna che Dio è un Padre che ci ama, vuole il nostro bene e ci ha insegnato ad amare tutti. Questo insegnamento entra nel cuore dei tribali non cristiani e, gradualmente, li trasforma. Una volta un catechista venne tutto addolorato: «Padre, mi disse, ho deciso di lasciare mia moglie. Abbiamo litigato molte volte. Ieri sera, durante un ennesimo litigio, lei mi ha gettato negli occhi i peperoni tritati. Questa volta non ne posso più. Ci dobbiamo dividere».
«Hai ragione» risposi, «tua moglie ti ha offeso gravemente. Secondo il costume degli antenati hai diritto di lasciarla. Però ora sei cristiano, sai che Gesù ci ha insegnato a perdonare, come il Padre perdona a noi, e tu stesso l’hai insegnato nel villaggio. Ora è il momento di praticare la fede che hai abbracciato. Se vuoi essere cristiano devi saper perdonare e riconciliarti con tua moglie. Prega il Signore che ti aiuti a fare questo passo».
Mentre parlavo vedevo riflessa sul viso del catechista la lotta che infuriava dentro di lui. Alla fine mi disse: «Padre, hai ragione. Se seguissi ancora la religione tradizionale lascerei mia moglie. Ma voglio essere cristiano, e torno a casa da lei».
L’estate scorsa, mentre ero in Italia per le vacanze, un amico mi chiese: «Perché ritorni in Thailandia? Anche in Italia c’è bisogno di preti». Sì, è vero. Ma in Italia, se uno vuole incontrare un sacerdote, lo può sempre trovare. In terra di missione ci sono ancora interi popoli che non sanno che c’è un Dio Padre che ci ama e che ha inviato suo Figlio per portarci la salvezza. Nei 42 anni di apostolato in Birmania e in Thailandia per me è sempre un motivo di gioia andare nei villaggi a portare un po’ dell’amore che Dio ci ha donato perché so che la Parola libera la gente da tante paure e le trasforma.

P. Giovanni Zimbaldi

Qualche volta in questi mesi mi sono trovato a fermarmi un attimo, mentre concelebravo una delle tante Messe in "thai" con uno dei preti della parrocchia o aiutavo la cuoca a preparare qualche "sandwich" per i parrocchiani in pellegrinaggio, e mi dicevo: certe cose uno le fa solo per amore. Studiare la lingua di un altro paese, magari per anni e senza poter misurare troppi frutti, prepararsi tante ore per insegnare o parlare solo per poco tempo… Ci vuole senz’altro una motivazione di fede e un rapporto quotidiano nella preghiera con il Signore Gesù. I missionari e i preti che ci hanno preceduto, ma anche tutti i papà e le mamme di questa terra, ne sono sicuro, hanno da dirci qualcosa in proposito… E la loro testimonianza di vita ha parlato forse più di tante parole (anche se le parole ci vogliono, eccome!).
Durante gli ultimi esercizi spirituali con i confratelli del Pime, il nostro superiore, padre Livio Maggi, mi ha comunicato la mia destinazione missionaria qui in Thailandia: andrò a lavorare a Mae Suay, provincia di Chiang Rai. Mi ritroverò a imparare ancora una volta dal mio parroco, padre Maurizio Arioldi, e da padre Giovanni Zimbaldi, il primo missionario del Pime ad arrivare qui in Thailandia 34 anni fa. Non so ancora cosa mi aspetterà là, tuttavia so che ci sono tanti ragazzi che hanno sete del Vangelo e di conoscere Gesù. Allora… una preghiera per me fin da ora!

P. Raffaele Pavesi