NELLA PACE...     LA FAMIGLIA DI PADRE ENEA     "BENVENUTI!"

P. ENEA TAPELLA (1929-1977), Missionario del Pime ad Hong Kong!

Una chiamata al "Pronto Soccorso" dell’Ospedale più vicino. Wong Mei Lin, una ragazza "disabile" di povera famiglia, stava male. L’"appello" era stato inviato da P. Enea che si prendeva cura della malata e la risposta fu immediata, come capitava solitamente nella città di Hong Kong. Ma, questa volta, l’usuale prontezza dei "soccorritori" si arrestò alla vista dell’ammalata che giaceva su una panca, in quell’abitazione che pareva, più che una casa, un "tugurio" povero, misero, disordinato e "maleodorante". Era una persona "umana", o qualcosa di simile? Il Missionario non esitò a prendere in braccio la malata e a portarla fino all’ambulanza, a dispetto della "ripugnanza" dei soccorritori.

Non gli erano mai pesati gesti simili di coraggio, soprattutto quando si trattava di piegarsi, quasi di inginocchiarsi, di fronte a persone "emarginate" da tutti, spesso anche dagli stessi parenti. Era l’uomo pronto a tutto, a tutti i rischi che una carità genuina comporta.

Umilmente, semplicemente, senza pretesa di gratificazione, nell’arco di poco tempo si era formato attorno una "famiglia" di amici: i "deboli" della società, i "feriti" dalla vita sia fisicamente che psichicamente, i "rifiutati", gli incapaci di farsi valere nei diritti fondamentali. Aveva una vista speciale nel saperli scoprire in mezzo alla gente, nelle case "popolari" a basso affitto, lungo i marciapiedi, nelle sale d’aspetto di Ospedali: dove c’erano loro, c’era sempre anche lui, con un sorriso "magico", di quelli che raramente scopri sul volto delle persone.

Parlo di quarant’anni fa, quando P. Enea Tapella iniziò la sua vita missionaria tutta dedicata agli "ultimi". Sono stati anni gravidi di una presenza "profetica" nell’opera missionaria di Hong Kong. Una presenza che ha lasciato un segno di incredibile "fecondità" evangelica. Ne hanno ricavato beneficio non solo i suoi Confratelli Missionari, ma anche molti buoni "laici cristiani", per i quali gli "ultimi" sono diventati i "primi" nel campo della carità.

P. Enea ha dato anima e corpo al suo "sogno" di missionario. Sì, anche il corpo, che ha offerto al Signore e alla sua "famiglia": vittima di un incidente stradale, proprio nel giorno in cui aveva viaggiato senza sosta per organizzare un "campo estivo" a favore dei suoi amici preferiti. Molti giovani si erano presentati a donare sangue durante la lunga "agonia", ma invano. Intanto, nuovo sangue cominciava a scorrere nelle vene della "comunità cristiana".

P. Luciano Lazzeri