RITAGLI      Myanmar, ex Birmania;      BIRMANIA
ciclone "Nargis"; il "PIME"…

P. Angelo Rusconi, Pime

Sfollati birmani, accolti e soccorsi dopo il ciclone!

Famiglia birmana, superata la tempesta, aspettando vita nuova...

Bimbi birmani: sguardi in cerca di aiuto!

Ci ha toccato profondamente il ciclone "Nargis". Un disastro successo in casa nostra.

Dal 1868 il "PIME" infatti ha investito, in Birmania, uomini e mezzi. Vi ha abitato fino a quando, negli anni sessanta, la "Giunta militare" ha espulso missionari e stranieri, eccetto qualche eccezione.
Ci sembra di poter dire con onestà che la nostra presenza e il nostro lavoro per aprire al Vangelo le regioni nord-orientali del paese sia un’epopea delle più avventurose e gloriose della storia delle missioni.

Negli anni cinquanta abbiamo avuto cinque confratelli martiri. L’amore alla gente li aveva trattenuti in posti quanto mai pericolosi, sempre a rischio della vita. Due uccisi nel 1950: Mario Vergara e Pietro Galastri; due nel 1953: Pietro Manghisi e Alfredo Cremonesi; uno nel 1955: Eliodoro Farronato. Con loro P. Stefano Vong, il primo sacerdote "indigeno" della diocesi di Kengtung, al confine con la Cina, nel 1961.

Altri, non pochi, hanno lavorato fino a ottanta-novanta anni. Uomini della foresta con un cuore di bambino.

Ho tra le mani una lettera di P. Clemente Vismara, di cui è in corso la "causa di beatificazione", datata 15 Marzo 1984. Viene a sapere che uno dei nostri nuovi sacerdoti si chiama Clemente. Subito gli scrive. Un testo dal "sapore paolino"…

Caro P. Clemente,
finalmente siamo in due col nome di Clemente. Guai a te se non sarai "clemente". Io ho in cura 42 villaggi sparsi sui monti ed a 87 anni sarei pronto a cedertene per metà. Certo – lo riconosco – che con i miei capelli bianchi salire sui monti è difficile, sono necessarie gambe nuove.

Cedo a te l’onore. Io ho camminato abbastanza, ma non sono sazio. Finché godrò la luce starò ad osservare la tua fatica, le tue perdite e le tue vittorie. Auguri di ogni bene!

La Birmania, che era uno dei paesi più ricchi dell’Asia meridionale, è diventato quello più povero e più oppresso, dopo che i "militari" hanno preso il potere nel 1962, instaurando una "dittatura socialista". Finito lo sviluppo economico e sociale, è stata instaurata una continua violazione dei "diritti dell’uomo". Il blocco, la deviazione degli "aiuti umanitari" in questa tragedia ne è un’ennesima prova.

Un confratello e amico, P. Raffaele Manenti, Superiore in Thailandia, appena gli è stato possibile ottenere il "visto", vi si è recato. Così scrive, l’8 Maggio 2008…

Carissimi amici,

eccovi una breve "cronaca" con notizie dalla Birmania, dove sono andato Lunedì mattina 5 Maggio. Mi sono trovato nel bel mezzo del "Ciclone", che si era abbattuto Sabato sera. Dall’aereo, che aveva 15 ore di ritardo – "Bangkok-Yangon", una distanza che normalmente chiede meno di un’ora di volo – , si potevano vedere le zone allagate, con qualche "isola" dei terreni alti asciutti.
All’atterraggio vedo un gran numero di alberi abbattuti nella zona circostante, oltre ai danni ai tetti dell’aereoporto.

All’aeroporto di Yangon, la vecchia capitale, tutto normale: ma all’uscita i prezzi dei "taxi", 4-5 volte il normale, facevano capire che le cose non erano normali.

Una volta fuori dall’aeroporto, "strage" di alberi "secolari", orgoglio della vecchia Yangon. Giganti abbattuti giacevano di traverso sulle case, sulle linee elettriche e sulle strade, rendendo difficile il muoversi.

Anche i giganteschi cartelloni pubblicitari per la maggior parte piegati o spezzati!

Arrivato alla sede di "New Humanity", una "Organizzazione Non Governativa", sostenuta anche dal "PIME", che da anni opera in Myanmar, soprattutto nei settori dell’istruzione e dell’assistenza a bambini e disabili, sono ricevuto con grande sorpresa: lo "staff" stava appunto parlando dell’emergenza, di come organizzarsi, dell’evacuazione.

Martedì celebro con l’Arcivescovo in "episcopio". Purtroppo anche lui e la stessa "Caritas" locale, "Caruna", hanno pochissime informazioni. Sospiro che rianima tutti, l’"internet" e il telefono di "New Humanity" finalmente funzionano. Incollati ai "computer", iniziano i primi contatti: si riesce ad avere un incontro con il "Country Coordinator" del "Ministero della Salute Pubblica", che si dice disposto a proposte da parte di "New Humanity" per interventi dove già si lavora.

Il Mercoledì incontriamo una "colonna" con due "camion" carichi di riso e militari, che con mezzi meccanici spostano i grandi tronchi caduti sulle strade.
Nel frattempo il disastro si va lentamente rivelando nella sua entità. Le fonti estere sono le più informate, la zona del "delta" dell’Irrawaddy è la più colpita. Le vittime devono essere moltissime, molto di più di quelle ufficiali: le proporzioni vere del disastro non si conoscono, anche perché l'accesso alle zone colpite è limitato e sorvegliato strettamente dai militari; i soccorsi condizionati dall’approvazione del governo, che non si sa se verrà e quando.
Mercoledì sera, partendo, noto che l’illuminazione al nord della città sembra normale: buon segno!
Venendo via mi resta il "rammarico" di non poter fermarmi più a lungo. Assicuro lo "staff" di "New Humanity" che il "PIME" ha già aperto una "Campagna di solidarietà"…

Auguriamoci che la Campagna "SANAMU MIETA" – "simpatia e amore", organizzata dal "Centro Missionario PIME", trovi, come sempre, una risposta fraterna e generosa!

P. Angelo Rusconi, Pime