DAL CAMERUN, P. DANILO FENAROLI
Acqua fonte di vita
I progetti avviati dal Pime per combattere la penuria d’acqua,
che colpisce tanti villaggi africani e asiatici, hanno ottenuto i primi
risultati.
Ma molto resta da fare.
A cura di Fabio Mussi
("Missionari del Pime", Dicembre 2007)
Padre Danilo Fenaroli, fondatore del "Centro Betlemme" (vincitore quest’anno, per il suo impegno a favore degli ultimi, del premio "Cuore Amico"), grazie agli aiuti forniti da molte persone e organizzazioni, ha potuto realizzare nell’estremo Nord del Camerun un gran numero di pozzi e perforazioni per assicurare a 60 villaggi l’acqua pulita e potabile. Infatti, dall’inizio del 2006, sono in azione due "camion" attrezzati con una perforatrice meccanica e tre "équipe" di esperti scavatori di pozzi con attrezzature manuali. A partire da quella data, sono stati realizzati 42 pozzi, scavati manualmente o con l’ausilio di martelli pneumatici e, a volte, dinamite; dove è stato possibile, sono state realizzate 40 perforazioni che arrivano anche fino a 100 metri di profondità. Alcuni di questi punti d’acqua sono stati attrezzati con le nuove pompe manuali "Betlemme" costruite nei laboratori del "Centro Betlemme", creando contemporaneamente una rete per la manutenzione delle pompe stesse. Tuttavia non tutti i pozzi e perforazioni hanno dato esito positivo, perché si è trovato nel sottosuolo uno strato di granito che non è stato possibile superare con le attrezzature attualmente a disposizione. Per questa ragione, la "Fondazione Betlemme" sta cercando un’attrezzatura più adeguata e potente, per terreni rocciosi, da affiancare a quelle che ha già in dotazione per realizzare nuovi pozzi e perforazioni. Tuttavia il problema della scarsità dell’acqua continua.
Un serbatoio da "ricaricare"
L’acqua piovana, ma anche quella dei corsi d’acqua, si infiltra tra gli stati rocciosi e la sabbia finché non incontra uno strato impermeabile che non ne permette il passaggio, formando una riserva che viene chiamata "falda". Queste masse d’acqua dolce sono come gigantesche spugne sotterranee nelle quali viene immagazzinata l’acqua che poi può emergere dal sottosuolo spontaneamente (acque risorgive o fontanili) oppure essere estratta attraverso la trivellazione di pozzi. In questi anni la crescita dei consumi non accenna a fermarsi e questo significa che le falde vengono "svuotate" più velocemente di quanto non si ricarichino con le piogge, con il conseguente abbassamento del loro livello.
Metà del lavoro resta da fare
Dopo questi primi due anni di lavoro per assicurare l’acqua potabile a oltre 60 villaggi del Nord Camerun, ci si è resi conto che scavare un pozzo è risolvere solo una parte del problema. Infatti, se da un lato permette di trovare nel sottosuolo l’acqua che si è immagazzinata in precedenza, dall’altra la quantità d’acqua rischia di esaurirsi presto perché il prelevamento da parte della popolazione è in progressivo aumento. Per non esaurire la riserva nel sottosuolo e migliorare la "ricarica" delle falde è necessario realizzare serbatoi artificiali, cioè bacini realizzati mediante la costruzione di dighe lungo il corso dei fiumi, torrenti o delle vallate. Questi bacini permettono di immagazzinare l’acqua piovana che altrimenti andrebbe dispersa. I tecnici, che lavorano con padre Danilo Fenaroli, hanno quindi programmato di avviare una nuova fase per conservare l’acqua piovana. Anche questa volta, con l’aiuto di organizzazioni generose come l’associazione "Acqua e Vita" di Treviso, la "Fondazione Betlemme" è riuscita ad acquisire le attrezzature necessarie per realizzare questi piccoli "laghi artificiali". Infatti, con l’inizio del 2008, arriverà in Camerun quanto necessario per tale lavoro: una pala meccanica e una escavatrice che saranno affiancate da due "camion" per il trasposto della terra e del materiale roccioso. Per il prossimo triennio si prevede di realizzare annualmente almeno sette dighe per lo sbarramento controllato di torrenti alluvionali, oltre a cinque invasi da scavare in prossimità dei pozzi. Diventa, quindi, essenziale sostenere questo programma che, oltre a creare un numero considerevole di nuovi posti di lavoro per i giovani locali, intende intervenire non solo per creare nuovi pozzi e perforazioni ma anche per favorire la ricarica costante, e in tempi più rapidi del ciclo naturale, delle falde acquifere. Solo in questo modo le popolazioni del Nord Camerun potranno guardare al futuro con maggiore serenità.
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ALTRI PROGETTI…
Acqua pulita per tutti
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Oltre al Nord Camerun, il Pime ha avviato progetti per favorire l’approvvigionamento idrico anche in altri due Paesi. In Myanmar, soggetto a clima monsonico, con forti piogge concentrate in pochi mesi, la disponibilità di acqua piovana pura è molto irregolare nel corso dell’anno. Come in altre parti del mondo, alle donne e ai bambini è affidato il compito di procurare l’acqua necessaria alla famiglia. Si tratta in genere di un paio di chilometri da percorrere diverse volte al giorno portando sulle spalle grossi bidoni di plastica. Dopo i necessari rilevamenti e indagini, compiuti nelle regioni di Taunggyi e Pekkon (nello Stato Shan), per ciascun villaggio è stata elaborata una scheda tecnica con il relativo progetto per fornire acqua potabile. Ciascuna fonte sarà protetta per evitare inquinamenti e l’acqua verrà poi incanalata e immagazzinata. È prevista la realizzazione di 17 pozzi e perforazioni. Verranno quindi installati punti di distribuzione pubblici accessibili a tutti. In Costa d’Avorio, a causa della guerra, da oltre quattro anni l’impianto di distribuzione d’acqua potabile della città di Kani non funziona più regolarmente e sufficientemente. Di conseguenza, la popolazione più povera ha cominciato a bere acqua non pulita, raccolta nelle pozze stagnanti. In poco tempo sono aumentate malattie e decessi delle persone più deboli, come bambini e anziani. La comunità cristiana locale e padre Carlos da Silva, grazie anche agli aiuti ricevuti dai sostenitori, hanno già realizzato diversi pozzi che assicurano l’acqua potabile ad alcuni quartieri poveri di Kani. Per rispondere ai bisogni della popolazione sono in programma altri 10 nuovi pozzi e la manutenzione di molte pompe danneggiate a causa della guerra.
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I costi dell’operazione
Indichiamo i costi previsti per i diversi progetti, che variano a seconda dei Paesi e della complessità dell’operazione…
Pozzo: da 1.500 a 2.500 euro.
Perforazione: da 8.000 a 15.000 euro.
Diga: da 6.000 a 12.000 euro.
Invaso: da 4.000 a 10.000 euro.
Pompa manuale: da 2.000 a 4.000 euro.
• Ciascuno può contribuire con un’offerta libera sul conto corrente postale n. 39208202, intestato a "PIMEdit Onlus", citando il riferimento: S 028.