Qui Dhaka,
dove la "conversione" non è una tragedia
Da
Dhaka, P. Piero Gheddo
("Avvenire",
15/3/’09)
Rappresentativo dell’Islam
bengalese è "Istema"
("proclamazione"), un "movimento" tradizionalista, ma
spiritualista e non politicizzato. Gli "estremisti islamici" hanno
tentato di tirarlo dalla loro parte, ma i capi non ci vanno. A Gennaio "Istema"
ha celebrato il suo "meeting" annuale, con due-tre milioni di fedeli:
arrivano viaggiando anche sui tetti di treni e "pullman", per alcuni
giorni vivono all’aperto, mangiano quel che si portano dietro o digiunano.
Ci sono anche casi di "intolleranza" soprattutto a livello familiare,
ma non c’è persecuzione contro i cristiani, anzi ci sono conversioni (poche)
dall’Islam, come anche di cristiani al "Corano". Chi cambia
religione va dal giudice e dichiara che lo fa di sua volontà, senza pressione
di nessuno: normalmente rompe i rapporti con la sua famiglia, ma non suscita
altre gravi reazioni. La buona intesa fra cristiani e musulmani è turbata dall’atteggiamento
di Chiese o sette "pentecostali" ed "evangelicali" (coreane,
nigeriane, americane) molto aggressive. Si propongono di convertire, battezzano
dopo pochi mesi o anche solo una settimana. Sono conversioni poco seguite,
alcuni di questi nuovi cristiani vengono alla Chiesa Cattolica, altri tornano
all’Islam. Ci sono gruppi "evangelici" che fanno apostolato fra i
musulmani in modo "islamizzato", i loro abiti e parole sono islamici,
presentano un cristianesimo più comprensibile per i musulmani.
Alcuni si convertono realmente, fanno il passaggio dall’Islam al cristianesimo
e non vanno più in Moschea; altri si sentono e si dicono cristiani, leggono la
"Bibbia", vengono in Chiesa ma vanno anche alla Moschea. Questi i
"musulmani-cristiani", che pare siano fra i 100 e i 200.000.
Esisteva già a Dhaka
la "Commissione Diocesana del Dialogo", per celebrazioni ufficiali.
Nel 2005 è nato un "movimento" di incontri "ecumenici" e
"interreligiosi" da tre Missionari del
"Pime", Francesco
Rapacioli, Franco
Cagnasso ed Enzo
Corba, e dai
Monaci di "Taizé". Organizza incontri culturali ai quali partecipano
Università islamiche, intellettuali e studiosi. Nel 2008 si è discusso, con un
centinaio di partecipanti, il "tema" «L’amore per il prossimo nel
"Corano" e nel "Vangelo"»; quest’anno «La libertà
religiosa in Bangladesh».
Un altro incontro all’Università di Dhaka è stato sulla "Lettera"
dei 138 rappresentanti islamici a Papa
Benedetto XVI.
Nel Novembre 2008 si è celebrato lo "Street Children Festival", il
"Festival dei ragazzi di strada", con più di 300 ragazzi e una
sessantina di "volontari" di varie fedi. Ci sono buone speranze che
queste e altre iniziative portino frutti di sempre maggiori incontri e
comprensione fra i cristiani e le varie religioni.