L’Arcivescovo dell’Aquila, Mons. Giuseppe Molinari:
«L’Abruzzo "promemoria vivente" per i "potenti", perché
si ricordino dei "poveri".
Si mettano da parte "egoismi", per arrivare a decisioni
"concrete"».
«La
"solidarietà" è sempre possibile:
L’Aquila lo prova»
Il "presule" a capo della
"Diocesi" sconvolta dal "sisma"
descrive le aspettative della Chiesa "locale":
«La "preghiera" sarà il nostro impegno più importante.
Molto è stato fatto in questi mesi, ma il lavoro di "ricostruzione"
sarà lungo».
Da Roma, Mimmo Muolo
("Avvenire", 5/7/’09)
Il "G8" a L’Aquila tre mesi dopo il "terremoto"? Il posto giusto al momento giusto. Per Monsignor Giuseppe Molinari, Arcivescovo della Diocesi epicentro del disastroso "sisma" di Aprile, «il volto ferito della nostra terra sarà un "promemoria vivente" davanti agli occhi dei "Grandi" del mondo perché si ricordino delle ferite, anche più dolorose, dei tanti poveri della Terra e prendano le giuste decisioni». Così, alla vigilia dell’importante "vertice", Monsignor Molinari dà il benvenuto ai Capi di Stato e di Governo che stanno per arrivare e racconta il proprio stato d’animo di fronte all’evento.
Che cosa può offrire la "comunità ecclesiale" aquilana a questo "summit"?
Il nostro primo e più importante apporto sarà la preghiera. Già Giovedì sera abbiamo tenuto una veglia in cui abbiamo chiesto al Signore che illumini le menti di quanti parteciperanno al "vertice". E sono particolarmente felice che il Sotto-Segretario Guido Bertolaso mi abbia invitato a presiedere, Martedì prossimo, la Messa per i "volontari" della "Protezione Civile", chiamati a garantire, insieme con le "forze di sicurezza", l’ordinato svolgimento del "vertice". Auspico che tutto si svolga senza incidenti e manifestazioni di violenza. E per questo ho affidato all’intercessione di San Celestino, il Papa della "Perdonanza", la durata dei lavori.
"Preghiera", innanzitutto. Ma se lei potesse parlare al Presidente Obama o a qualcun altro dei Capi di Stato o di Governo, che cosa direbbe?
Ho appena finito di leggere la "Lettera" che il Santo Padre ha indirizzato al Presidente Berlusconi. Io e tutta la Chiesa "aquilana" facciamo nostre le sue parole e vorremmo ripeterle al cuore e alle menti dei membri del "G8". L’"agenda" è fitta di problemi gravi e complessi. E per quanto questi uomini siano potenti, nessuno di loro ha la "bacchetta magica". Così la strada rimane quella indicata dal Papa e anche dalle "Conferenze Episcopali" dei Paesi "cattolici" che prendono parte al "vertice". Investire sull’uomo, far sì che la risposta alla "crisi" avvenga in base a criteri "etici", evitare che a pagarne le conseguenze siano solo l’Africa e i Paesi più poveri. La drammaticità della situazione deve spingere tutti a mettere da parte egoismi e chiusure e a collaborare affinché le decisioni che verranno prese non restino "lettera morta".
Lei accennava prima alle ferite dell’Aquila come a un "promemoria vivente" per tutte le altre ferite del pianeta. Ritiene che i "Grandi" coglieranno questo messaggio?
Lo spero vivamente. Così come desidero che venga recepita anche l’altra grande "lezione" scaturita dal "terremoto". E cioè che la "solidarietà" è possibile e fa miracoli. Davvero in questi tre mesi siamo stati destinatari di una gara di "solidarietà" commovente. E mentre diciamo grazie al Signore e ai fratelli, chiediamo a nostra volta che le nazioni ricche si facciano solidali, come il Papa scrive nella sua "Lettera", verso quelle meno fortunate. Io sono fiducioso. Gli uomini e i popoli sono più buoni di quanto vogliono farci credere.
Tre mesi dal "terremoto". Come giudica quello che è stato fatto in questo primo periodo?
In effetti, grazie anche alla "solidarietà" di cui dicevo, molto è stato fatto. Diversi "cantieri" sono già aperti. È stato inaugurato l’aeroporto e si lavora per la costruzione delle nuove case. Ma l’opera di ricostruzione sarà ancora lunga. E nessuno deve essere trascurato. Soprattutto c’è bisogno di ridare fiato al lavoro e all’economia. Mi auguro dunque che le promesse vengano mantenute.
Si sente di indicare, come "Pastore" che ascolta quotidianamente i bisogni della gente, una scala di "priorità"?
Prima di tutto le case. L’autunno si avvicina rapidamente e affrontarlo nelle "tende" sarebbe durissimo. Quindi, come dicevo, il lavoro, perché se il lavoro non c’è, ristagna un po’ tutto. E quindi la scuola. A oggi 500 aule non sono agibili. Ma Settembre è vicino. Infine non vorrei dimenticare le Chiese. L’altro giorno un mio "diocesano" mi ha detto: «Eccellenza, insieme con le case insista anche per le Chiese. Perché quando in città torneranno i turisti, se non ci sono le nostre Chiese, dove li porteremo? A vedere le case rifatte?». Ecco, la gente è attaccata alle proprie radici e vuole anche luoghi di "culto" dove riunirsi a pregare.