P. DANTE BERTOLAZZI

MISSIONE AMICIZIA     Appuntamento da non perdere...     DIARIO

Quando un Missionario rientra in Italia, sono tanti gli incontri, le visite, i "contatti".
Familiari e amici spesso si "contendono" il suo tempo.
Ma Padre Dante ha un "appuntamento" al quale non può assolutamente mancare.

P. DANTE BERTOLAZZI, Missionario del Pime in Brasile, con MARCELO FARÍAS, Seminarista dalla Diocesi di Macapà!

A cura di Isabella Mastroleo
("Missionari del Pime", Gennaio 2009)

Quando lo incontriamo al "Centro Pime" di Milano, Padre Dante Bertolazzi, 69 anni, di cui 37 trascorsi in Missione nel Brasile del Nord, è ancora visibilmente emozionato. Ha da poco rivisto, al "Seminario" del "Pime" di Monza, Marcelo Farías, un giovane che lui conosce bene, da lungo tempo. E che «fra due anni - dichiara Padre Dante con orgoglio - tornerà a Macapà per essere ordinato Sacerdote. Sarà il primo Missionario del "Pime" della Diocesi di Macapà!».
Una soddisfazione enorme per Padre Dante, che accetta di fermarsi con noi qualche momento per raccontarci più in dettaglio la storia di Marcelo e parlarci della sua attività in Missione.
«Marcelo venne a trovarmi un giorno di qualche anno fa. A quei tempi ero Superiore Regionale del "Pime" in Brasile e lui aveva 15 anni. Aveva appena ricevuto la "Cresima" e voleva sapere che cosa fare per diventare Missionario. "Come voi", aggiunse con un tono ben deciso per la sua giovane età. Gli consigliai di pensarci su bene, di riflettere sul fatto che la Diocesi aveva bisogno di Sacerdoti locali; gli diedi quindi il libro sul "Pime" di
Padre Piero Gheddo, tradotto in portoghese, e lo rimandai a casa. Marcelo se ne andò obbediente, lesse il libro, ma dopo non molto tempo tornò da me. Era ben fermo nella sua convinzione di diventare Missionario e del "Pime", per la precisione. Ero stato io, mi spiegò, a celebrare il matrimonio dei suoi genitori, Anna e Francesco, quando ero Parroco a Macapà, sua città di provenienza. Vista la sua convinzione, lo indirizzai al "Seminario" del "Pime" di Brusque, nel Sud del Brasile. Da lì, dopo aver frequentato i corsi previsti, rimasto fermo nella sua "vocazione", è partito per l’Italia e ora si trova da quasi tre anni nel "Seminario" di Monza. Diventerà "Diacono" il prossimo Ottobre e, se tutto andrà bene, fra due anni tornerà nella sua Diocesi di origine, a Macapà, per ricevere l’"ordinazione"».
Un ragazzo ammirevole nella sua coerenza, Marcelo. Soprattutto considerando il fatto che i giovani, nell’Amapà, si trovano a fare i conti con gli stessi problemi che i loro coetanei devono affrontare qui in Italia e nel resto del mondo occidentale. «Già - conferma padre Dante - : con l’aggravante che, nel Nord del Brasile, il progresso è stato improvviso, l’arrivo della tecnologia e di "internet" è stato brusco, non graduale. E ciò non ha fatto che accentuare il "divario generazionale" e le difficoltà di adattamento a una società che corre con un ritmo sempre più frenetico».
La società brasiliana, nelle sue diverse sfaccettature, Padre Dante Bertolazzi la conosce bene. Le Parrocchie in cui è stato chiamato a lavorare gli hanno offerto uno "spaccato" delle varie problematiche della gente, a seconda del contesto in cui vive. «Quella di São Pedro, dove mi trovo ora, è la quarta Parrocchia di Macapà di cui sono diventato responsabile. Si può dire che sia divisa in tre zone, piuttosto diverse tra loro. Nella prima, quella intorno alla Chiesa, la più antica, vivono famiglie che hanno un lavoro stabile e si possono permettere di mandare i figli a scuola. A questo proposito, apro una piccola ma significativa "parentesi". Quando sono arrivato, nel 1971, Macapà era una cittadina di 80.000 abitanti e non c’era neanche un’Università. Oggi gli abitanti sono 385.000 e di Università ce ne sono 15, di cui solo una "federale", dove tutto è gratuito, mentre le altre "private", quindi a pagamento. Questa grande "crescita demografica" può dare un’idea delle difficoltà che la società si è trovata ad affrontare. Nella zona più antica della Parrocchia, dicevo, vivono famiglie che se la cavano abbastanza bene, senza grossi problemi economici. C’è poi una seconda zona, con famiglie che hanno da poco trovato lavoro e generalmente hanno una casa, ma sono decisamente più povere delle prime. Infine, la terza realtà è quella della "periferia": al mio arrivo, tre anni fa, non c’era proprio nulla! Chiedendo degli aiuti, sono riuscito a costruire due Chiese, San Rocco e Cristo Salvatore, che ora sono terminate e attive. Non solo, grazie al sostegno dell’"Ufficio Progetti" del "Centro Missionario Pime" di Milano, sono anche riuscito a raccogliere i fondi per costruire, nella mia Parrocchia, un "centro" per la formazione dei "laici" che ora funziona a pieno ritmo: si organizzano corsi per "catechisti", gruppi di "liturgia", "pastorale" degli ammalati e vari altri incontri per la preparazione al matrimonio, per la "catechesi" dei giovani, eccetera».
I risultati raggiunti rendono ovviamente felice Padre Dante, ma non sono un buon motivo per sentirsi "arrivato". Anzi, mentre ci parla delle attività svolte, dei traguardi raggiunti, ha già nella mente e nel cuore il lavoro che lo attende in Missione. Sempre a servizio delle Diocesi locali e, soprattutto, della gente.