Presto "Beati" quattro "Italiani",
"straordinari" nella «normalità»

RITAGLI     "Conquistare" gli altri a Cristo,     DOCUMENTI
lo "stile" della "Santità" quotidiana

P. CLEMENTE VISMARA (1897-1988), Missionario del Pime in Birmania!

Gerolamo Fazzini
("Avvenire", 3/4/’11)

Tra pochi mesi la Chiesa Universale potrà annoverare quattro Italiani nella schiera dei "Beati": due Suore, un Missionario e – "absit iniuria verbis"  – un "Parroco di Campagna". Gente del "Nord" e del "Sud", com’è bello che sia nell’Anno che ricorda il "Centocinquantesimo" dell’"Unità".
Sarà Festa grande in Calabria, perché per la prima volta una donna di quella terra sarà elevata agli onori degli Altari:
Suor Elena Aiello, Fondatrice delle "Suore Minime della Passione". Una storia straordinaria, la sua: basti pensare che, ammalatasi gravemente, Elena viene espulsa dalla Congregazione in cui era entrata, e rimandata a casa, finché un Miracolo non la restituisce alla vita. Dei quattro, Suor Aiello (morta nel 1961, a ridosso del "Concilio") è l’unica Fondatrice di una Congregazione.
Nessuno degli altri tre, al contrario, ha dato origine a una Famiglia Religiosa.
Ma vediamoli da vicino, questi tre "soldati semplici". Il primo è un Prete "Ambrosiano",
Don Serafino Morazzone, vissuto fra la metà del "Settecento" e gli inizi dell’"Ottocento". Il secondo, Clemente Vismara, è anch’egli un Sacerdote Milanese, "Brianzolo" di Agrate, Consacratosi Missionario nel "Pime" ("Pontificio Istituto Missioni Estere") e morto in Birmania (l’attuale Myanmar) nel 1988, a 91 anni, dopo averne spesi 62 in Missione. Il terzo volto è quello dell’«Angelo di "San Vittore"», Suor Enrica Alfieri, delle "Suore della Carità" di Santa Giovanna Antida Thouret, "Vercellese" di nascita, ma morta a Milano, sessantenne, nel 1951.
Il "filo rosso" che lega queste tre vicende Spirituali – così diverse per Epoca, Vocazione, "coordinate geografiche" – è la "straordinarietà dell’ordinarietà": l’aver vissuto in maniera appassionata, tenace e gioiosa la propria fedeltà alla Vocazione Cristiana. Tutto qui? Tutto qui. E scusate se è poco.
Il fatto è che quando il
Cristianesimo è preso sul serio lascia il segno. Quando la Fede innerva la vita e pulsa nel quotidiano può diventare terribilmente contagiosa. È stato così per Don Serafino Morazzone che, nel "Rione Lecchese" di Chiuso, dov’è sepolto, da tempo è chiamano "Beato". A spendersi per la sua "Canonizzazione" è stato il Cardinale Schuster, che lo definì «Novello "Curato d’Ars"». Ma prima di lui la fama di "Santità" di questo Prete umile e discreto aveva conquistato nientemeno che Alessandro Manzoni, il quale l’aveva scelto come Confessore per poi immortalarlo nel "Fermo e Lucia".
Anche l’amore gratuito e sorridente di Suor Alfieri aveva colpito profondamente chi le stava vicino. Tanti detenuti hanno custodito gelosamente un ricordo indelebile della sua instancabile assistenza: tra loro anche "Laici" notissimi, come Mike Bongiorno ed Indro Montanelli.
Un altro Giornalista di fama,
Giorgio Torelli, ha speso parole impegnative per Padre Clemente Vismara. Di lui più di un Confratello ebbe scherzosamente a dire: «Se "Beatificano" lui dovrebbero farlo anche per tutti noi...», a significare la sua "normalità". Eppure Torelli scrive: «Grande come questa vicenda ce n’è poche o forse nessuna. Siamo in presenza di una "milizia" clamorosa. Un Missionario parte, prende posizione in Birmania, si svena di fatiche "Evangeliche", matura, cresce, agisce, invecchia: mani operaie e cuore di fanciullo. Io ne sono profondamente conquistato!».
Ebbene. Nel "conquistare a Cristo" chi ti è accanto sta il segreto della
"Santità".
Non contano tanto i risultati. Conta lasciare il segno. Nei cuori!