I "Missionari" e l’"Unità d’Italia"
"Padri della Patria" nelle "Terre lontane"
P.
PIERO GHEDDO
("Avvenire",
20/3/’11)
Le Celebrazioni per i "150
Anni" dell’"Unità
d’Italia"
sono state, anche per i circa 15.000 Missionari
Italiani sparsi per
il Mondo,
un momento forte per sentirci di «appartenere ad un Popolo, di avere una Storia
e un destino comune, di non essere civilmente orfani», come ha detto il Cardinale
Bagnasco nell’"Omelia"
alla Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma dinnanzi alle massime Autorità
dello Stato.
Montanelli
ha definito i Missionari «i più credibili rappresentanti dell’Italia
in ogni Paese del Mondo» e nella Ricorrenza dei "150 Anni" non
possiamo dimenticare, proprio negli anni del "Risorgimento Italiano",
la nascita del Movimento Missionario in Italia, simboleggiata dai quattro
Istituti Missionari Italiani; il "Pime"
(1850), i "Comboniani"
(1867), i "Saveriani"
(1898) e i "Missionari
della Consolata"
(1901), con le loro Congregazioni Femminili, le Riviste Missionarie, le "Pontificie
Opere Missionarie",
l’"Unione Missionaria del Clero" (1916) e, nell’ultimo Dopoguerra,
il Volontariato Cattolico Internazionale, i Sacerdoti "Fidei Donum" e
tutte le altre iniziative che portano Cristo ai Popoli e rappresentano
degnamente l’Italia Unita nel Mondo. Nella vita Missionaria sul campo nessuno
più ricorda la provenienza dal "Nord" o dal "Sud" Italia,
tutti ci sentiamo Italiani.
Ho incontrato Missionari e Suore Italiani nei luoghi in cui Cristo è ancora in
viaggio, alle frontiere del Vangelo
dove nasce la Chiesa,
e la carità Cristiana è il miracolo quotidiano che commuove e converte i
cuori: in Swaziland,
Namibia,
Costa dei Somali,
Mali,
Somalia,
Eritrea,
Ciad,
Sudan,
Papua
Nuova Guinea, Laos
e Cambogia,
Borneo
e Timor Est,
e tanti altri Paesi anche i più piccoli e poveri, nei quali nessun Italiano va
come turista, come Haiti
e Bangladesh.
I Missionari sentono fortemente l’appartenenza alla Patria, ne ascoltano la
Radio e pregano per il nostro Popolo. Sulla scena del Mondo Globalizzato, essi
rappresentano al meglio i valori profondi di solidarietà e gratuità così
radicati nella nostra Terra e nella nostra Storia. Nelle Celebrazioni di questa
Ricorrenza si sono giustamente ricordati i milioni di Migranti Italiani: come
non ricordare i Missionari, che continuano ancor oggi a dare la vita per i
Popoli di cui sono diventati fratelli e sorelle, fino a essere ricordati come
"Padri della Patria" in Terre lontane?
Ne ricordo due, ignorati in Patria ma ricordati e ancora celebrati nei loro
Paesi di adozione. Due esempi su migliaia di altri. Il Vescovo di Bissau,
il "Francescano"
Veronese, Monsignor
Settimio Ferrazzetta
(1924-1999), pregato come autentico "Padre della Patria" in Guinea
Bissau. Durante la
"Guerra Civile" del 1998 era ammalato di cuore in Italia, ma capiva
che poteva ancora influire sui due protagonisti della Guerra, il Presidente Nino
e il Capo delle Forze Armate Ansumane Mané. Nonostante il parere contrario dei
Medici, il Vescovo Settimio è tornato in Guinea Bissau ed è riuscito ad
incontrare i due contendenti attraversando anche un Fiume in secca, con la melma
che gli arrivava al ginocchio, sostenuto da due giovanotti neri. Una grande
fatica che il suo cuore non ha più sopportato, ed è morto in Guinea dopo aver
riportato la pace nel Paese. Ha dato davvero la vita per il Popolo Guineano. Il
Presidente Nino ha poi consegnato una Medaglia d’Oro al fratello del Vescovo
Settimio, nominato "Padre della Patria".
Il secondo caso è quello di Padre
Clemente Vismara
(1897-1988), che se Dio vuole sarà
Beatificato
il Giugno prossimo nel Duomo di
Milano: 65 Anni di Missione in Birmania
(Myanmar),
Missionario simbolico del riscatto dei Tribali
Birmani, le Etnie
minoritarie sempre disprezzate ed oppresse. La Missione li ha elevati con la
Scuola ed il Vangelo e tante altre Opere Sanitarie e di Sviluppo. Clemente
Vismara, eroe della "Prima Guerra Mondiale" con tre Medaglie al Valore
guadagnate sul campo, quando compiva i 60 Anni in Myanmar è stato nominato,
dalla "Conferenza Episcopale", "Patriarca della Birmania", e
come tale è ancora venerato e pregato. Sarà anche il primo Beato di quel
bellissimo Paese, ancora in attesa di essere liberato dalla "Dittatura"!