Domenica la "Giornata Missionaria Mondiale"
Slancio senza "confini"
per una "Notizia" attesa da
tutti
P.
PIERO GHEDDO
("Avvenire", 21/10/’10)
Come ogni anno dal 1926, nella penultima Domenica di Ottobre, si celebra nel
mondo Cattolico la "Giornata Missionaria". Papa
Benedetto ha pubblicato il suo
"Messaggio",
sul tema «La costruzione della Comunione Ecclesiale è la chiave della
Missione», che incomincia così: «Cari fratelli e sorelle, il mese di Ottobre,
con la Celebrazione della "Giornata
Missionaria Mondiale", offre alle Comunità Diocesane e
Parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero
Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo
e dare alle attività Pastorali un più ampio respiro Missionario».
Quante volte a me, Missionario,
qualcuno chiede: «Perché parlare ancora di Missioni,
di mandare personale e aiuti in Africa,
in Asia, in
Oceania,
quando qui in Italia stiamo
perdendo la fede? C’è bisogno di Missionari
qui da noi!».
Il "Messaggio" del Papa risponde a questa domanda. La Missione
ha un significato ben più ampio di quanto normalmente si crede.
Certo, lo scopo primo è di ricordare ai fedeli la "Missione alle
Genti", cioè l’annunzio di Cristo ai Popoli che ancora non hanno
ricevuto il Vangelo; e di invitarli a pregare e ad aiutare i Missionari fra i
non Cristiani. Ma la "Giornata Missionaria" ci ricorda con forza che
tutte le Comunità Cristiane (Famiglie, Parrocchie, Istituti Religiosi,
Movimenti e Associazione Laicali), debbono essere "Missionarie".
Perché «la Chiesa è per natura sua Missionaria» ("Ad
gentes", 2). Cristo l’ha creata così, e se non fosse più
Missionaria non sarebbe più la Chiesa di Cristo. Marcello
Candia diceva spesso: «Io sono Missionario in forza del mio
Battesimo!».
"Missione alle Genti" e
"Nuova
Evangelizzazione" dei Popoli Cristiani sono strettamente collegate,
l’una riceve forza e motivazioni nuove dall’altra. C’è un passo del Vangelo
che spiega questa verità difficile da capire e da credere: infatti si pensa
che, proprio perché qui da noi diminuisce la fede e la vita Cristiana, bisogna
concentrare tutte le energie Ecclesiali sul Popolo Italiano. Gesù non la
pensava così. Poco prima di salire al Cielo, «apparve agli undici Discepoli
mentre erano a tavola. Li rimproverò perché avevano avuto poca fede e si
ostinavano a non credere a quelli che l’avevo visto risuscitato. Poi disse:
"Andate in tutto il mondo e portate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi
crederà sarà battezzato, chi non crederà sarà condannato!"» ("Mc
16, 4-16").
Ma come?! Gesù rimprovera gli Undici di aver poca fede e di non credere nemmeno
nella sua Risurrezione. Poi dice: «Andate in tutto il mondo e portate il
Vangelo a tutti gli uomini!». Come fanno ad annunziare il Vangelo se non
credono che Cristo è Risorto dalla morte? Non sarebbe stato meglio se si
fermavano tutti assieme a
Gerusalemme, fortificando la loro fede con la
preghiera e lo studio? La risposta la dà Giovanni
Paolo II: «La Missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità
Cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza
donandola! La "Nuova Evangelizzazione" dei Popoli Cristiani troverà ispirazione e
sostegno nell’impegno per la Missione universale» ("Redemptoris
Missio", 2).
La Missione cambia continuamente perché cambiano le situazioni. Il nostro tempo
è affascinante: apre strade nuove, sempre fondate sulla fede, l’amore
personale a Cristo, l’obbedienza alla Chiesa universale e locale, ma nuove di
metodi, di linguaggi, anche di contenuti. La dibattuta questione dell’«inculturazione
del messaggio» nelle culture non Cristiane presenta questo vantaggio Pastorale.
Visitando le «giovani Chiese» di Missione, si vede spesso come i giovani
Cristiani, pur poco istruiti nella fede, apprezzano il dono della fede e
manifestano l’entusiasmo di essere Cristiani diventando essi stessi
Missionari. La Missione oggi deve essere continuamente inventata anche nei
metodi Pastorali, nella predicazione, nell’annunzio.
Questa la radice del rinnovamento anche Pastorale che le giovani Chiese
testimoniano.
Il Vescovo di Vanimo,
in Papua Nuova Guinea,
Monsignor
Cesare Bonivento, mi diceva: «Nella mia Diocesi le molte conversioni
vengono dai giovani Cristiani. Sanno ancora pochissimo di Gesù e della fede
Cristiana, ma spontaneamente vanno in giro a parlarne.
Non so cosa dicono, tutta la mia opera di Vescovo è di dare loro una
sufficiente istruzione Religiosa, ma ho poco personale Missionario. Spesso prego
lo Spirito Santo e gli dico: la Missione è tua, pensaci tu!».