TESTIMONIANZA

Il dramma di Rangoon rivive in un libro per ragazzi
scritto da Chiara Lossani:
una banda di orfani che fa tremare la dittatura.

RITAGLI    La Birmania vista dai bambini    BIRMANIA

Senza saperlo, i giovani si sono rifugiati
nella "dimora-prigione" di Aung San Suu Kyi,
anima della resistenza e premio "Nobel" per la pace.
Dice l’autrice:
«In Occidente non si ha la percezione dell’umiliazione
e della sofferenza in cui vive il popolo birmano.
L’attenzione va tenuta desta».

Dal racconto alla realtà: colori e speranze dei bimbi birmani (foto di Silvestro Montanaro, Rai Tre)...

Antonella Mariani
("Avvenire", 29/1/’08)

Può una banda di ragazzini far tremare la "Giunta militare" più "granitica" del pianeta? Può organizzare una "bravata" tale da rimbalzare su tutti i "network" del mondo e mettere gli spietati generali con le spalle al muro? La risposta è che sì, può succedere, ma solo in un romanzo. Ed è l’unico elemento di fantasia – il complotto ordito da un gruppo di bambini di strada – in un libro per ragazzi che per tutto il resto è più simile a un "istant-book" che a un romanzo, proiettato com’è in una "contemporaneità" che è quasi cronaca. "All’ombra della pagoda d’oro" di Chiara Lossani ("Rizzoli", pagine 432, euro 11) parla ai giovani lettori della Birmania (lei la chiama così, con il vecchio nome, come se il nuovo, "Myanmar", fosse un esproprio della volontà popolare) sotto il "giogo" della dittatura, e descrive le avventure di un gruppo di bambini e ragazzini che riescono a sfuggire a un "rastrellamento" dei militari nel loro villaggio, mentre madri e padri sono mandati ai "lavori forzati" nel nord del Paese. I piccoli raggiungono la capitale Rangoon (ma in verità ora si chiama Yangoon) e per sottrarsi alle "retate" dei soldati si rifugiano nel giardino "semi-abbandonato" di una grande villa silenziosa.
Loro non lo sanno, ma si trovano nella "dimora-prigione" di
Aung San Suu Kyi, anima del popolo birmano, "leader" muta del "Partito democratico", premio "Nobel" per la pace e speranza di riscatto per un intero Paese. I bambini diventano una banda e tra mille pericoli – i militari stanno loro alle calcagna perché li credono pericolosi "sovversivi" mentre sono solo orfani in fuga – architettano un piano che porterà la Birmania e i suoi feroci generali al centro delle cronache internazionali.
Tutto sotto lo sguardo tenero e complice della "Signora" (Aung San Suu Kyi), che con discrezione e materna preoccupazione segue le loro mosse e li accudisce in silenzio nel suo giardino, in un mondo popolato da coraggiosi "bonzi" dalle teste rapate, da spie occhiute e "prezzolate", da guerriglieri bambini che trovano il coraggio di lottare nelle droghe e nell’alcol.
In un panorama di narrativa per ragazzi dominato dal genere "fantasy" (o, ben peggio, dal colore "rosa" della nuova "pubblicistica" per ragazzine), "All’ombra della pagoda d’oro" si pone come una felice eccezione. Con il suo registro di indignazione per la triste sorte del popolo birmano, la si potrebbe definire "narrativa impegnata" per ragazzi che vogliono aprire la mente e il cuore a mondi lontani, ricordando la Birmania che ha visto, appena 4 mesi fa, scendere in piazza i monaci a chiedere libertà e democrazia. «In Occidente non si ha la percezione del livello di umiliazione e sofferenza in cui vive il popolo birmano – ragiona l’autrice, Chiara Lossani, scrittrice e direttrice della "Biblioteca" di Trezzano sul Naviglio – . Ciclicamente la Birmania compare nelle cronache internazionali, come è accaduto lo scorso settembre con la marcia pacifica dei monaci, e ciclicamente scompare; la democrazia non riesce a trovare la strada per affermarsi, nella dimenticanza e nell’"oblio" del resto del mondo. Il mio romanzo parla di tutto ciò ai ragazzi che vorranno leggerlo, e ho scelto che lo facesse attraverso le vicende di un gruppo di loro coetanei; in questo modo ho potuto lasciare da parte la politica, le "sovrastrutture", e lasciare emergere il "nocciolo" della loro esistenza di bambini, la paura di non vedere mai più padre e madre, il dolore di essere soli e perseguitati, il terrore di essere catturati e spediti ai "lavori forzati"… I bambini sono la coscienza pura e limpida di un popolo che cerca di sopravvivere».
E i giovani lettori, capiranno?
«Credo di sì. I ragazzi hanno la capacità di farsi coinvolgere, hanno meno difese degli adulti e si immedesimano di più. I protagonisti del libro hanno la loro età, ma soffrono di un dolore assoluto, di una povertà che non è solo mancanza di cibo e di abiti ma soprattutto di libertà. Se il mio romanzo si può definire "impegnato"? Forse sì, nel senso che cerca nel lettore un impegno di coscienza».