La nuova denuncia
dell’opposizione:
«Trafficanti di esseri umani starebbero "convergendo" sulle aree
devastate
dal passaggio del ciclone "Nargis" per reclutarvi bambini».
Ban Ki-Moon in Myanmar
strappa il «sì» agli aiuti
La "giunta" apre agli "operatori umanitari", ma restano dubbi.
Da
Bangkok, Stefano Vecchia
("Avvenire",
24/5/’08)
Due ore e 15 minuti è durato l’atteso
"faccia a faccia" tra il capo della giunta militare birmana, generale
Than Shwe, e il "Segretario generale delle Nazioni Unite", Ban
Ki-Moon – il primo
massimo rappresentante "Onu"
a entrare nel Paese da 44 anni – , in una modesta palazzina residenziale,
nella "fantomatica" capitale Naypytaw, sparsa tra la foresta e le
colline nella regione centro-orientale del Myanmar,
abitata da poche decine di migliaia di funzionari e dai militari delle
guarnigioni d’"élite". Una stretta di mano, ma nemmeno un sorriso
di circostanza, per il rappresentante della "comunità internazionale"
da parte del 75enne Than
Shwe, ex capo dei
servizi di guerra psicologica dell’esercito, da 20 anni in un ruolo di potere
assoluto alla guida della giunta che oggi porta il nome "altisonante"
di "Consiglio per la pace e per lo sviluppo". Un colloquio all’ombra
di molte divise, in cui Ban Ki-Moon ha riproposto la necessità di creare le
condizioni per un massiccio incremento del soccorso umanitario e di accettare
gli operatori stranieri in grado di gestire – con l’apporto di mezzi
adeguati – l’emergenza drammatica creata dal ciclone "Nargis". Al
termine dell’incontro, Ban ha comunicato che Than Shwe ha acconsentito a
permettere l’ingresso nel Myanmar di «tutti gli operatori umanitari», senza
restrizioni. Alla domanda dei giornalisti al seguito se l’apertura di Than
possa essere considerata la "svolta" tanto attesa, Ban ha risposto con un
sintetico: «Penso di sì. Ha detto di accettare tutti i soccorritori stranieri,
indipendentemente dalla nazionalità». Tra i risultati dell’incontro anche la
decisione di utilizzare il vecchio aeroporto internazionale di Bangkok,
quello di "Don Mueang", come centro del "ponte aereo"
umanitario verso il Myanmar, e la possibilità di utilizzare imbarcazioni che
dal mare raggiungano le aree colpite. Questo ha sollevato la speranza di
sbloccare l’intervento delle navi militari statunitensi e francesi, da tempo
al largo delle coste birmane, con il loro carico di aiuti e i loro mezzi aerei.
Tuttavia la risposta di un funzionario "Onu" è stata di
"scetticismo": «Si tratta di una questione troppo delicata». Tra le
reazioni prevale la prudenza. Quella espressa anche da tre grandi
"organizzazioni non governative" di base a Parigi: «Potrebbe essere
una buona notizia, ma non abbiamo alcuna garanzia che si abbia davvero accesso
alle zone colpite» dal ciclone "Nargis", ha detto Florence Daunis,
direttrice delle operazioni di "Azione contro la fame". Sullo stesso
tono la reazione di "Medici senza frontiere" e di "Medici del
mondo". Rientrato a Yangon,
Ban Ki-Moon ha rilasciato una dichiarazione in cui ha ricordato la
"Conferenza" dei Paesi donatori che si terrà domani, ancora una volta
alla sua presenza e proprio nell’ex capitale birmana. «Desideriamo – ha
detto Ban – sollecitare le capacità organizzative e le risorse richieste per
dare una concreta espressione alle nostre buone intenzioni verso il Myanmar e al
suo popolo coraggioso». Intanto, mentre i soccorsi faticano a farsi strada tra
il fango e i "posti di blocco" nella regione del "delta"
dell’Irrawaddy,
la "Lega nazionale per la democrazia" lancia un altro allarme.
Trafficanti di esseri umani starebbero convergendo sulle zone della crisi, per
reclutarvi minori da impiegare nelle attività militari (una pratica
frequentemente denunciata con riguardo al Myanmar), o per rapire bambine da
avviare alla prostituzione o al mercato delle "adozioni illegali".