Il "mondo" fissa "impegni" non sempre "chiari",
noi tutti apriamo gli "occhi"

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E non "dimentichiamola"

Sorrisi di attesa e speranza, tra queste bimbe di Haiti...

Paolo Lambruschi
("Avvenire", 2/4/’10)

A New York la "Comunità Internazionale" ha deciso di aiutare Haiti stanziando 5,3 miliardi di "dollari" nei prossimi 18 mesi e 9,9 fino al 2020.
Sostanzialmente le richieste del "Governo" di
Port-au-Prince sono state accolte, ma questo non significa che la valanga di "denaro" in arrivo sull’ex "perla" del "Caribe" riesca a centrare l’obiettivo non tanto di "ricostruire", ma – come ha puntualizzato il "Segretario" dell’"Onu", Ban Ki-Moon – , di costruire "meglio". Quella che attende Haiti nei prossimi mesi è infatti una sfida senza precedenti. Al momento non si riesce a uscire dall’"emergenza" perché la "catastrofe" ha "accartocciato" quel che restava delle "istituzioni" di uno "Stato fragile", il più "povero" dell’"Emisfero Occidentale", dove l’aspettativa di vita è "50 anni" e metà della popolazione "analfabeta". Vi sono perciò almeno tre aspetti da chiarire, se davvero vogliamo che la "Repubblica" degli "schiavi ribelli" risorga. Primo, conoscere l’entità reale degli "aiuti", perché le "cifre" in questi casi vanno prese con le molle. Gli "Usa", ad esempio, hanno stanziato quasi 4 miliardi di "dollari", ma il computo comprende i "fondi" (quasi un miliardo) già spesi da Washington per mettere in "sicurezza" il "porto" e ripristinare l’"aeroporto" della "capitale" e per le "operazioni militari". La Francia, ex "potenza coloniale", ha stanziato 56 milioni. Pochi, e non in "contanti", ma in "aiuti" al "Governo" e nella "cancellazione" del "debito". Quando si annunciano i "numeri" occorre più onestà verso un "popolo" che soffre e verso chi, "privato cittadino", ha fatto un’"offerta".
Secondo, la "trasparenza" nella "gestione".
Bill Clinton affiancherà per un anno in una speciale "Commissione" il "premier haitiano" nella "gestione" degli "aiuti", poi il "Governo" gestirà in autonomia le "risorse".
Da qui cominciano i "punti interrogativi".
Non sono infatti noti i "programmi operativi" di un "progetto" che si annuncia colossale. Il
"sisma" ha ucciso 300mila persone, e la "capitale" va demolita e "ricostruita" dopo aver sgomberato le "tendopoli" (oltre un milione di "anime").
Dove e con quali "forze" non si sa. Vanno riattivati ospedali e scuole. Il 6 Aprile il "Governo" ha fissato l’inizio delle "lezioni", ma solo una scuola su dieci nelle "aree terremotate" è agibile. E bisogna costruire la "rete viaria". La "mobilità interna" è al collasso e questo rallenta la distribuzione degli "aiuti". Infine, bisogna risolvere gli enormi problemi di "sicurezza". Tutto questo richiederebbe un "Governo" forte ed efficiente, che ad Haiti non c’è. C’è invece una "classe dirigente" che ha letteralmente "spogliato" il "Paese". Nel 2009, secondo l’"Osservatorio" "Transparency International", Haiti era la terza "nazione" più "corrotta" al mondo. Ora, questi stessi "politici", dovranno gestire gli "aiuti internazionali", è bene saperlo. Infine, nel "Paese" i "servizi" essenziali in questa "emergenza" prolungata sono stati finora garantiti da 5.000
"Ong" e diverse "Congregazioni Missionarie". La "tragedia" ha, infatti, commosso il mondo e, soprattutto nel "Continente Americano", sono stati battuti i "record" delle "offerte". "Fondi" che verranno impiegati "sul campo" facendo crescere l’"occupazione" e migliorando le drammatiche condizioni dei più "poveri".
La
"Chiesa Cattolica" sta facendo come sempre la sua parte accanto ai "poveri", "ricostruendo" le case, la "rete" di scuole e ospedali offerta a tutti, per assicurare istruzione e assistenza anche ai "derelitti".
Ma anche un tale sforzo "solidale", il più grande degli ultimi anni, non basta.
Occorre che venga ascoltato l’"urlo" di un "popolo" che con dignità dalle "tende" e dalle strade distrutte chiede "lavoro" e "sviluppo".
Siamo perciò chiamati a vigilare perché gli "aiuti" non svaniscano, a monitorare i "progetti" perché siano efficaci e non "assistenziali". Non lasciamo sola questa gente, costretta a sopravvivere in condizioni "inumane". Dal 12 Gennaio Haiti è entrata nelle nostre case, non "dimentichiamola" più.