Conferenza Episcopale Italiana
Lettera
I - LE DOMANDE CHE CI UNISCONO | II - |
III - COME INCONTRARE IL DIO DI GESÙ CRISTO |
1. FELICITÀ E SOFFERENZA | 6. GESÙ | 11.
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2. AMORE E FALLIMENTI | 7. IL CRISTO | 12. L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO |
3. LAVORO E FESTA | 8. DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO | 13. I SACRAMENTI, LUOGO DELL’INCONTRO CON CRISTO |
4. GIUSTIZIA E PACE | 9.
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14. IL SERVIZIO |
5.
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10.
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15.
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13.
I SACRAMENTI, LUOGO DELL’INCONTRO CON CRISTO
Forse
ci sarà capitato di entrare in una chiesa, magari nel tentativo di dare un nome
alla nostra ricerca interiore. Anche vuoto, l’ambiente evoca una presenza e
favorisce l’interiorità. Ma ogni chiesa si anima soprattutto quando da
edificio di pietra diviene Chiesa di volti: “Avvicinandovi
a lui, pietra viva, (…) quali pietre
vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” (1Pietro 2,4-5).
Per
questo, la manifestazione più significativa della Chiesa avviene ogni domenica,
giorno del Signore, memoria viva della risurrezione di Cristo, quando la comunità
si raduna per la celebrazione dell’Eucaristia.
Il
buon sapore di una vita donata
Quando
diciamo che non ci sono più i buoni sapori di un tempo, in realtà stiamo
constatando una sorta di smarrimento del senso profondo delle cose. Mangiare
pane profumato di forno o bere vino che sa di uva è come ritrovare
l’autenticità in noi stessi e nelle nostre relazioni. Se poi lo si fa a
tavola con gli amici, davvero qualcosa cambia nell’esistenza.
Nella
notte del tradimento, quando all’orizzonte si sta profilando la condanna a
morte per Gesù, egli non rinuncia a porre un segno di luce nelle tenebre che
avvolgono i cuori. A tavola con gli amici, nei giorni in cui si ricorda il
passaggio di liberazione sperimentato dal popolo ebraico nell’esodo
dall’Egitto, prende del pane, lo spezza e invita a mangiarlo: è il suo corpo!
Quindi, prende un calice e invita a bere il vino versato: è il suo sangue!
Gesti che i suoi non capiscono subito.
Quando
lo vedranno appeso al legno della croce, cominceranno a comprendere che il pane
spezzato e il vino versato sono segni profetici del dono di sé. Ma ne è valsa
la pena? Solamente incontrandolo risorto si convinceranno, grazie al dono del
suo Spirito, che egli aveva proprio ragione: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se
invece muore, produce molto frutto” (Giovanni 12, 24). Quando nella cena
li aveva invitati a fare questo in sua memoria, voleva che partecipassero al suo
stesso dono d’amore attraverso il gesto del mangiare e del bere.
Ecco
perché, fin da subito, i cristiani si radunano ogni domenica a celebrare la
memoria viva - o, come si dice, il memoriale
- della sua Pasqua di morte e di risurrezione, nel segno del pane che è il suo
corpo e del vino che è il suo sangue. Mangiano, cioè entrano in comunione
profonda con lui e tra loro, per avere la forza di entrare nel senso
del vivere, nel buon sapore dell’esistenza: “Chi
vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per
causa mia e del vangelo, la salverà” (Marco 8,35).
I
sacramenti e la vita nuova in Cristo
Scommettere
su questo stile di vita offerta in dono non è frutto della generosità di un
momento: tutta l’esistenza è chiamata a plasmarsi diversamente, anche perché
fuori e dentro di noi c’è una spinta, che ci trascina verso l’egoismo, la
prevaricazione, il tornaconto individuale. Gesù, decidendo di condividere il
peso di questa realtà di male con noi, si è messo in fila con in peccatori e
si è immerso nel fiume Giordano per ricevere il battesimo di Giovanni Battista.
I
cristiani riprendono questo battesimo con un senso nuovo. Immergono chi viene
battezzato nell’acqua del fonte battesimale, o gli bagnano il capo, a
significare l’unione al Cristo stesso, nell’atto del suo entrare nel
sepolcro in solidarietà con le nostre morti e del nostro uscirne con lui,
partecipi della sua vittoria sulla morte. Una volta per tutte, in maniera
indelebile, nel battesimo la nostra esistenza è saldamente unita a quella del
Cristo e a quella di tutti gli altri cristiani; diventiamo un corpo unico, il
corpo di Cristo che è
Tutti
i sacramenti sono partecipazione della nostra vita a quella di Cristo. Essi
rinviano al cuore incandescente del Vangelo, alla Pasqua di Cristo che va fino
in fondo nel dono di sé e così vince la morte. Attraverso i sacramenti, la
vita nei suoi vari passaggi (nascita e morte, salute e malattia, amore di coppia
e servizio alla comunità, peccato e perdono…) viene inserita nell’evento
pasquale di Gesù, da cui riceve forza e senso. È Cristo stesso mediante i
sacramenti a entrare nella nostra vita, agendo in essa con la potenza del suo
amore. Lo esprime incisivamente questo bel testo di un antico scrittore
cristiano:
“Sebbene
tale ufficio [la
celebrazione dei sacramenti] appaia
esercitato per mezzo di uomini, l’azione tuttavia è di colui che è autore
del dono ed è egli stesso a compiere ciò che ha istituito. Noi compiamo il
rito, egli concede la grazia. Noi eseguiamo, egli dispone. Ma suo è il dono,
anche se nostra è la funzione. Noi laviamo i piedi del corpo, ma egli lava i
passi dell’anima. Noi immergiamo il corpo nell’acqua; egli rimette i
peccati. Noi immergiamo; egli santifica. Noi sulla terra imponiamo le mani; egli
dal cielo dona lo Spirito Santo” (San Cromazio di Aquileia, Sermone XV:
Esprimiamo
questo incontro della nostra vita con l’azione potente di Dio nel rito,
esperienza di cui l’umanità non ha mai fatto a meno. C’è bisogno infatti
di dare valore alle cose della vita con il linguaggio della gioia e della festa,
del ritrovarsi insieme e del condividere: parole e silenzi, musiche e canti,
vesti e segni, tutto concorre a esprimere quanto è più grande di noi, eppure
ci avvolge. I riti esprimono l’indicibile e l’ineffabile, l’essenziale invisibile agli occhi che rimanda al mistero stesso di
Dio.
Così,
il battesimo è lo schiudersi del senso profondo di tutta l’esistenza,
l’ingresso nella partecipazione alla vita stessa del Dio, che è Amore.
Proprio per questo non riguarda unicamente il bambino, ma chiama in causa tutta
la comunità e interpella ogni cristiano sul modo in cui vive il dono ricevuto
nel proprio battesimo. A sua volta, l’Eucaristia - memoriale della Pasqua di
Gesù - va compresa e vissuta come il culmine e la fonte dell’intera esistenza
cristiana e della vita della Chiesa.
In
modo analogo, la confermazione o cresima - in quanto è l’atto in cui Dio
viene a confermare col dono del suo Spirito Santo il battezzato - va colta come
una grazia per tutti, perché attraverso la forza della testimonianza data al
cresimato raggiunge l’intera comunità dei credenti e può vivificare ogni
rapporto umano. Battesimo, confermazione ed Eucaristia costituiscono i
sacramenti dell’iniziazione cristiana, quelli che ci consentono di divenire
cristiani e di crescere nella vita teologale della fede, della speranza e della
carità.
A
essi si aggiungono i sacramenti di guarigione - la penitenza, che dà il perdono
dei peccati e ci riconcilia con Dio e con
L’incontro,
poi, con i differenti cammini religiosi, oggi reso come mai prima possibile dal villaggio
globale in cui viviamo, è invito al confronto con altre ritualità. Esse
dicono gli aneliti sinceri dell’uomo in cerca di Dio e di Dio alla ricerca
dell’uomo. Dal momento che nella Pentecoste lo Spirito del Signore ha riempito
l’universo, il cristiano può leggere in questa ritualità diffusa dei
frammenti preziosi, come “bagliori della Verità che tutti illumina”
(Concilio Vaticano II, Nostra aetate
2), che manifestano “una segreta presenza di Dio” (Ad
gentes 9). L’unico Padre rivelatoci da Gesù nella sua Pasqua è il Dio
verso il quale l’umanità intera è incamminata. Nell’atto del celebrare i
sacramenti, pertanto,