Conferenza Episcopale Italiana
Lettera
I - LE DOMANDE CHE CI UNISCONO | II - |
III - COME INCONTRARE IL DIO DI GESÙ CRISTO |
1. FELICITÀ E SOFFERENZA | 6. GESÙ | 11.
|
2. AMORE E FALLIMENTI | 7. IL CRISTO | 12. L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO |
3. LAVORO E FESTA | 8. DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO | 13. I SACRAMENTI, LUOGO DELL’INCONTRO CON CRISTO |
4. GIUSTIZIA E PACE | 9.
|
14. IL SERVIZIO |
5.
|
10.
|
15.
|
4.
GIUSTIZIA E PACE
Nel
mondo di oggi gli avvenimenti ci rincorrono: è impossibile fuggirli, perché il
mondo si è fatto stretto e isolarsi non può essere una soluzione. Questa nuova
dimensione dell’esistenza ha un profondo significato etico. Comporta, infatti,
che non possiamo nasconderci nemmeno davanti alle nostre responsabilità morali.
Anche in questo senso il mondo è diventato piccolo. Non possiamo chiudere gli
occhi. Non possiamo cercare un senso più alto alla vita o lo stesso volto di
Dio senza interrogarci sulla realtà così com’è e sul nostro posto e la
nostra responsabilità in essa.
In
questo contesto, parliamo di pace e riconosciamo il suo stretto rapporto con la
giustizia e il rispetto dell’ambiente. Spesso tutto si ferma lì. I buoni
progetti e le grandi proclamazioni restano lettera morta, mentre dominano le
divisioni e le ingiustizie che scatenano violenze, conflitti e guerre. Le molte
parole che pronunciamo e le moltissime che ascoltiamo ci lasciano l’amaro in
bocca. Ci sembrano vuote, simili a bandiere che si agitano al vento, senza
incidere sui destini generali e sulla costruzione concreta della pace.
Di
ciò soffriamo e non sappiamo con chi prendercela, per essere seri con noi e con
gli altri. Per chi crede è motivo di consolazione - e anche di inquietudine -
la convinzione che il dono supremo di Gesù è proprio la pace: “Vi lascio la
pace, vi do la mia pace” (Giovanni 14, 27). Persino coloro che non sono teneri
nei confronti della Chiesa, riconoscono e apprezzano i suoi interventi sul tema
della pace.
Perché
questo grido, condiviso dagli uomini di buona volontà a ogni livello, resta
inefficace e le armi continuano a gridare più forte delle opere di pace? Perché
l’ingiustizia continua a pesare su tante situazioni umane, negando di fatto la
costruzione della pace?
La
pace nel nostro quotidiano
La
guerra ha fatto ormai irruzione nella quotidianità e il suo affacciarsi
potenzialmente al fianco di ognuno di noi ne mostra in maniera precisa il volto
devastante. Se la guerra è entrata nelle nostre case, è ancora più urgente
che parta proprio da noi l’opera di pacificazione e di nuova umanizzazione
delle relazioni sociali: il tessuto quotidiano ha ormai una forte valenza
pubblica, in quanto è luogo di incontri e di progetti.
È
per questo che una risposta all’urgenza della pace deve cominciare dalla vita
di ogni giorno. La prima meta cui tendere è quella di dare ai gesti quotidiani
un significato di pace e di fratellanza, stando responsabilmente al proprio
posto, facendo con dedizione il proprio dovere. Il nostro lavoro quotidiano, la
vita in famiglia, con i vicini e con ogni “prossimo”, l’impegno a creare
condizioni di vita e di lavoro giuste per tutti, può assumere una sfumatura
nuova di pacificazione e di accoglienza, di intesa e di comprensione.
Non
è un alibi per nascondere altre e più gravi responsabilità. Ne siamo
consapevoli e perciò affermiamo questa convinzione, chiedendo confronto,
attenzione e decisione. La
pace è frutto anche dell’amore: la giustizia è condizione della pace,
anche se da sola essa non basta, perché alla giustizia spetta rimuovere gli
impedimenti della pace, come l’offesa e il danno, ma la pace stessa è atto
proprio e specifico della carità. Essa
si costruisce giorno per giorno con amore nella ricerca dell’ordine voluto da
Dio e
può fiorire quando tutti riconoscono le proprie responsabilità in ordine alla
sua promozione.
Quello
che è certo è che la violenza non costituisce mai una risposta giusta.
La violenza è male, inaccettabile come soluzione ai problemi, indegna
dell’uomo. La violenza è menzogna, poiché è contraria alla verità della
nostra umanità. Essa distrugge ciò che vorrebbe difendere: la dignità, la
vita, la libertà degli esseri umani.
Oggi
abbiamo più che mai bisogno della testimonianza di profeti disarmati, purtroppo
oggetto di scherno in ogni epoca: coloro che, per salvare la dignità
dell’uomo, rinunciano all’azione cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che
sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla forza dell’amore
e del perdono, senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e
delle società. Essi attestano con la vita la gravità dei rischi fisici e
morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti. Essi possono essere
i veri costruttori di pace, gli operatori di giustizia di cui il mondo ha tanto
bisogno.
Il
rispetto del creato
Una
forma concreta di costruzione della pace è anche il rispetto del creato. Tante
volte ci è capitato di fermarci a contemplare la bellezza dei nostri monti, di
un tramonto sul mare, dei campi e dei fiori. Sono momenti che un “cantore”
del creato come san Francesco d’Assisi ha saputo tradurre nelle parole dello
stupendo Cantico delle creature:
Laudato
si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messer lo frate sole,
lo quale è iorno; et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile et humile ed pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa
et produci diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Le
cose, però, non vanno sempre così. L’esperienza di alcuni momenti belli
vissuti davanti agli spettacoli della natura è offuscata dalla consapevolezza
della minaccia a cui è esposto l’ambiente. L’inquinamento sta crescendo e
minaccia sconvolgimenti. Molte scoperte tecniche e scientifiche hanno arrecato
benefici all’umanità, ma si sono rivelate assai pericolose nella loro
applicazione.
La
questione ecologica è di enorme importanza per il mondo e per l’uomo. Se
l’umanità non cambia rotta, rischia di auto-distruggersi. Che cosa fare
allora? Ci sono dei criteri in base ai quali difendere l’ambiente?
Come
tutti, anche i discepoli di Gesù si trovano spesso spiazzati di fronte a queste
domande. I problemi nuovi possono trovare orizzonte di soluzione nei grandi
principi di sempre, ma le risposte concrete devono essere maturate insieme,
consapevoli che anche questo è un grave problema di giustizia: per noi, per gli
uomini di questo tempo e per consegnare una casa abitabile a chi verrà dopo di
noi.
In
compagnia solidale e responsabile con tutta l’umanità, e soprattutto con
quanti soffrono per gli abusi perpetrati sul creato, riconosciamo l’urgenza di
ripensare il modello di sviluppo, personale e collettivo, ispirandolo a uno
stile di vita sobrio e giusto, che ci
consenta di governare la natura senza tiranneggiarla, unendo all’operosità la
contemplazione, sull’esempio di uomini come san Benedetto e san Francesco.
Il rispetto per la vita e, in primo luogo, per la dignità della persona umana dovrà essere la norma ispiratrice di ogni progresso economico, industriale e scientifico, che voglia essere autenticamente tale per tutti e per la grande casa del mondo. La sfida della giustizia e della pace, nelle relazioni fra i singoli e i popoli e in quelle con l’intero creato, riguarda tutti e ci interpella sulle radici etiche e gli orizzonti ultimi del nostro impegno storico. In questo senso, ci sembra che lo sguardo della fede – aperto a misurarsi sul giudizio di Dio, Signore del creato, e sul suo progetto di bene per ogni sua creatura – possa costituire uno stimolo e un aiuto per tutti.