Suu Kyi e la "partita" tra Cina e "Occidente" per Myanmar

RITAGLI     Una "piccola donna"     BIRMANIA
più "grande" del gioco dei "grandi"

AUNG SAN SUU KYI: "Premio Nobel per la Pace", agli arresti domiciliari in Birmania!

Fulvio Scaglione
("Avvenire", 20/6/’10)

Ci sono più di duemila "prigionieri politici", in Birmania. Per una di essi, che ieri ha compiuto 65 anni, sono arrivati gli "auguri" di Barack Obama, "Presidente" degli Stati Uniti, e di Ban Ki-Moon, "Segretario Generale" dell’"Onu", oltre a quelli di decine di altri "leader politici" e "religiosi" di ogni parte del mondo, tutti accompagnati dall’"esortazione" a liberarla. Eppure, quella donna "indifesa" e "minuta", che ha già passato agli "arresti" quindici degli ultimi vent’anni, resterà dov’è: confinata in una "villa" che ormai cade a pezzi per l’"incuria", isolata dagli amici, priva di qualunque "supporto politico" visto che il suo "Partito" (la "Lega Nazionale per la Democrazia") è stato sciolto dal "Regime" per aver rifiutato di partecipare alle "elezioni" di fine d’anno, quelle a cui la "prigioniera" Aung San Suu Kyi non potrà presentarsi.
All’unico
"Premio Nobel" cui oggi è negata la "libertà" non manca certo il "coraggio". Il "biglietto" («Per favore, usate la vostra "libertà" per promuovere la nostra») che è riuscita a far arrivare alla "stampa inglese" potrebbe costarle assai caro. La "Giunta Militare" della Birmania non aspetta altro che una scusa per tenerla agli "arresti" anche oltre il 2011, quando scadrà l’ultima "condanna". Visto da fuori, però, tanto spirito di "sacrificio" e di "lotta" può generare non solo "ammirazione", bensì anche "frustrazione". La Birmania (o Myanmar, secondo la "denominazione ufficiale") ha una lunga tradizione di "Colpi di Stato" e "assassini politici" (tra gli altri quello, nel 1947, di San Suu Kyi, padre di Aung e allora "Vice-Premier"), ma negli ultimi anni è diventata una specie di perno della "rivalità strategica" tra Cina ed "Usa" e, proprio per essere stretta tra i due "colossi", condannata all’"immobilismo".
In quell’area,
Indonesia, Filippine e Thailandia sono fedeli "alleati" degli "Usa". Pechino preme da "Est" attraverso il Laos, mentre ad "Ovest" l’India si barcamena nella difesa dei propri "interessi". Il possente "Esercito Birmano", 400mila "soldati" che sono la vera spina dorsale del "Regime", è di fatto tenuto in vita dalle "forniture" che arrivano dalla Cina e, peggio ancora, dalla Corea del Nord "vassalla" di Pechino. Secondo rapporti recenti che attendono conferma, i "Coreani" starebbero collaborando con i "Generali Birmani" anche in un preoccupante "traffico" di "attrezzature nucleari". Le "ambizioni Cinesi" in Birmania fanno il paio con quelle già manifestate a proposito della Thailandia: costruirsi una "testa di ponte" sull’"Oceano Indiano", da cui controllare una delle vie principali del "commercio mondiale", accrescendo così la propria influenza "politica" ed "economica" e accorciando le rotte delle "petroliere" verso i propri porti.
Un’espansione che gli "Usa" e l’
Europa non possono subire "passivamente", ma che intanto non riescono a contrastare, anche e soprattutto per la mancanza di "democrazia" in Birmania. Un "Regime Militare" che soffoca le "opposizioni" attira sul "Paese" "embarghi" più o meno efficaci, impoverisce la popolazione, divide il "Paese" dal resto del mondo, è l’interlocutore ideale per una Cina che agli "alleati" chiede solo "fornitura" di "materie prime" e "posizioni geografiche strategiche". Molti sono convinti che la "pressione internazionale" potrà dare frutti col tempo. E puntano sulle prossime "elezioni", le prime in vent’anni, per cogliere un soffio d’aria nuova, un indizio d’"apertura". Ci saranno 33 "Partiti", alcuni fondati da esponenti delle "opposizioni".
Persino un’ala della "Lega Nazionale per la Democrazia", il disciolto "Partito" di Aung San Suu Kyi, ha deciso di presentarsi al "voto". Non resta che attendere e sperare. E attingere al "coraggio" di quella "piccola grande donna" per credere che l’"immobilismo" stia per finire.