"VITA NUOVA" IN MYANMAR!

RITAGLI    Se la "speranza" ha un "volto" di "donna"...    BIRMANIA

Negli ultimi "mesi", l’"Ex- Birmania" ha visto "novità epocali" .
Prima ancora dei "Generali", Aung San Suu Kyi, la tenace "Leader" dell’"Opposizione",
è riuscita nell’"impresa" di vincere la "paura".

AUNG SAN SUU KYI: "Premio Nobel per la Pace", finalmente liberata, dopo gli arresti domiciliari, in Birmania!

Gerolamo Fazzini
("Mondo e Missione", Giugno-Luglio 2012)

Un anno fa, di questi tempi, la "Leader" della "Dissidenza Birmana" ha visto novità epocali! Aung San Suu Kyi era sotto sorveglianza, il suo Partito disciolto, le speranze di cambiamento al lumicino! Dodici mesi dopo, stiamo assistendo a qualcosa di imprevedibile ed entusiasmante: Aung San Suu Kyi è entrata in Parlamento, dopo aver vinto le Elezioni nell’Aprile scorso, ha giurato sulla "Costituzione" e si appresta persino a compiere un Viaggio in Europa.
Se pensiamo che questa donna, tenace e coraggiosa quant'altre mai, ha passato quindici degli ultimi ventuno anni in regime di detenzione o di arresti domiciliari, abbiamo la misura dei giganteschi cambiamenti avvenuti! Certo, la prudenza imporrebbe di aspettare per cantare definitivamente vittoria. «Ancora non sappiamo se tutte le Forze Armate sono favorevoli al cambiamento in corso! – ha detto di recente San Suu Kyi in un'Intervista – . Fino a quando non avremo questa certezza, non potremo essere sicuri della sua irreversibilità!». Tuttavia, è un fatto che, complice l'appoggio intelligente del Presidente Thien Sein, nell'"Ex-Birmania" si è instaurato un clima nuovo. Siamo alla vigilia di un cambiamento che potrebbe essere epocale, sia Politicamente che economicamente. «Abbiamo le potenzialità per superare tutti i Paesi vicini dell'
"Asean", nel giro di dieci anni!», ha detto Aung San Suu Kyi di recente. Non è un sogno impossibile! Mezzo secolo fa, prima dell'avvento dei Generali al potere, la Birmania era una "potenza regionale". L'attuale Aeroporto Nazionale di Yangon, tanto per dire, funzionava come un "Hub" Internazionale, come oggi Bangkok. A mezzo secolo dall'inizio del suo "calvario" (il 2 Marzo 1962 i Militari prendevano il potere), il Myanmar ha finalmente la possibilità di chiudere con quel passato. Molto dipenderà dalla Comunità Internazionale! Gli Stati Uniti stanno facendo sul serio (sta per riaprire l'Ambasciata a Yangon); l'Europa, a sua volta, ha davanti a sé un'opportunità unica, per contribuire in modo determinante al riscatto del Popolo Birmano.
Ma, analisi "geo-politiche" a parte, la grande lezione che mi pare dobbiamo raccogliere dalle ultime vicende Birmane è legata alla figura di Aung San Suu Kyi, un "gigante" – tanto esile fisicamente, quanto indomita Spiritualmente – al quale i libri di storia dei prossimi anni dovranno dare lo stesso spazio dedicato a
Gandhi o a Mandela. La storia della San Suu Kyi, mirabilmente riproposta (sia pur con qualche sconfinamento nel "melodrammatico") dal "Film", "The Lady", è un'alternanza di vittorie (poche) e sconfitte (molte): le Elezioni vittoriose del 1990, cui segue la cancellazione del risultato Elettorale, la vittoria del "Nobel per la Pace" nel 1991, la lunga stagione dell'"ostracismo" Politico e della cancellazione delle libertà Civili, fino alle speranze odierne. Quanti, al suo posto, avrebbero saputo reggere a tanto: mantenere viva la passione per gli ideali di libertà, Democrazia e dignità dell'uomo, in un panorama così cupo, com'è stato quello Birmano, in questi decenni?
Aung San Suu Kyi ha attinto dalla Spiritualità
"Buddhista" la forza per tenere duro, anche nei momenti peggiori: ha saputo guardare oltre le nubi del presente, fino a sognare l'arcobaleno del futuro! Prima dell'ostilità dei Militari, è riuscita nell'impresa di sconfiggere la convinzione che le cose non possano cambiare, che il destino delle persone e dei Popoli sia irrimediabilmente segnato e che, quindi, non valga la pena spendersi per un ideale. Cent'anni fa, Charles Péguy, nel "Portico del mistero della seconda virtù", scriveva: «È sperare la cosa difficile! Disperare è la grande tentazione!». Dobbiamo dire grazie ad Aung San Suu Kyi, perché, a tutti coloro che si impegnano senza vedere i frutti del loro sforzo, lei oggi restituisce il gusto di provarci, la voglia di continuare a sperare!